Super Green pass sul lavoro o obbligo vaccinale: la scelta di Draghi a gennaio

Il Cdm in programma per il 5 gennaio. Sul tavolo del premier due opzioni. Con l’ipotesi di muoversi insieme ad altri paesi europei. Oppure di fare da apripista

Per il 5 gennaio, vigilia dell’Epifania, è in programma il consiglio dei ministri che porterà una ulteriore stretta per combattere la pandemia di Coronavirus. E il presidente del Consiglio Mario Draghi ha due opzioni sul tavolo. La prima è quella del Super Green pass obbligatorio sul lavoro. Una decisione che riguarderebbe 23 milioni di dipendenti. La seconda è imporre l’obbligo vaccinale a tutti gli italiani. Il governo sta studiando come procedere dopo che la Certificazione Verde Covid-19 per lavorare era finita anche nelle discussioni dell’ultimo Cdm che ha varato le nuove regole per la quarantena. La mediazione politica puntava sull’imposizione graduale dell’obbligo per categorie di lavoratori. Partendo da quelli della Pubblica Amministrazione e da chi era a contatto con il pubblico. Ma nel frattempo Palazzo Chigi si è convinto che sarebbe difficile distinguere per categorie.


Epifania con la certificazione

E allora meglio un provvedimento chiaro e che riguardi tutti, possibilmente dando ulteriore tempo ai cittadini per mettersi in regola. In questi giorni continueranno gli approfondimenti tecnici e all’inizio della prossima settimana potrebbero anche essere consultate le parti sociali: sindacati e imprese. Che invece si sono schierate per l’obbligo vaccinale, come ha fatto sapere il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Un retroscena di Repubblica racconta oggi che dietro l’accelerazione di Draghi c’è anche una questione politica. Il premier non è più disposto a rallentare l’azione del suo governo a causa dei veti di pezzi della sua maggioranza. Come è successo nell’ultimo Cdm quando le norme sul Green pass sul lavoro sono state stoppate dalla Lega e dal M5s. D’altro canto la maggioranza litiga su molti argomenti. Il decreto fiscale, il taglio delle bollette, il congelamento del taglio delle tasse per i più abbienti: tutte questioni politiche che hanno aumentato la conflittualità all’interno dell’esecutivo.


Decidere sul Green pass è quindi un segnale che Draghi manda anche in ottica Quirinale. Ha già fatto capire che è disposto a salire al Colle soltanto in cambio di un governo bis che continui il suo lavoro. E intanto non intende perdere altro tempo mentre la variante Omicron fa sfondare il tetto dei 120 mila contagi. E chissà se ascolterà il capodelegazione della Lega nel governo Giancarlo Giorgetti, che ieri è tornato proprio a chiedere gradualità nell’imposizione dell’obbligo di Green pass sul lavoro «per non paralizzare il paese». La direzione è comunque segnata. E l’appuntamento del 5 gennaio serve anche a evitare che le Regioni procedano in ordine sparso e assumano iniziative autonome di fronte a una tumultuosa crescita di positivi sul territorio. Per questo Draghi vuole decidere sul Green pass. O sull’obbligo vaccinale per tutti, visto che sul tavolo c’è anche questa opzione.

L’altra opzione

Sarebbe politicamente più deflagrante. Ma una fonte di Palazzo Chigi spiega oggi a La Stampa sotto la garanzia dell’anonimato che «il problema dell’obbligo vaccinale non è il se, ma il quando». Tutto dipenderà dagli ospedali. Ma anche da un’altra opzione. Il quotidiano racconta che Draghi sta cercando di coinvolgere anche altri leader europei. E ha chiesto al ministro della Salute Roberto Speranza di discuterne con Francia, Spagna, Portogallo e Grecia. Magari con l’ipotesi di varare una stretta comune nello stesso momento. Ieri anche il segretario del Partito Democratico Enrico Letta si è esposto per l’obbligo. E ha detto che se l’Italia diventa il primo paese a imporlo, questo scatenerà un effetto domino sugli altri. Un’opzione che non dispiace nemmeno a Draghi. Che è stato apripista in molte occasioni di decisioni poi prese a livello europeo.

Se alla fine l’obbligo rimarrà sulla carta il consiglio dei ministri deciderà in ogni caso l’introduzione del Super Green pass in tutti i luoghi di lavoro. Con tutte le problematiche del caso, a cui si cercherà di dare risposta prima del varo del decreto. Il 10 gennaio entrerà in vigore il quasi lockdown per i non vaccinati (ovvero il certificato verde rafforzato obbligatorio ovunque, tranne che nei negozi e per i servizi essenziali). Sono intanto partiti intanto i contatti tra i rappresentanti della categoria dei farmacisti e il commissario per l’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo, che d’intesa con il Ministro della Salute siglerà un protocollo con farmacie e rivenditori autorizzati per calmierare il prezzo delle mascherine Ffp2 fino al 31 marzo 2022. Il governo monitorerà l’andamento dei prezzi, che potrebbero aggirarsi tra i 50 centesimi (la catena della grande distribuzione di Coop ha annunciato questo prezzo di vendita) e un euro.

Le norme sulla quarantena

All’orizzonte – ma fuori dal decreto che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale – ci sono anche nuove norme sulle quarantene degli studenti. I tecnici del Governo stanno lavorando affinché sia esteso anche alle scuole elementari e alla prima media l’autosorveglianza per i ragazzi vaccinati e la quarantena per i non vaccinati nel caso di due studenti risultati positivi in una classe. Ma non si esclude che questo provvedimento possa scattare anche con un solo caso positivo in classe.

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