Vaccino obbligatorio per il voto del Quirinale? Scontro sulle regole anti Covid: le ipotesi su Green pass e tamponi per i parlamentari

Tra le proposte, super Green Pass, voto a fasce orarie e Ffp2 obbligatoria. FdI: «Non possiamo obbligare i parlamentari a un qualche trattamento sanitario»

L’appuntamento è per il 24 gennaio alle 15. Sul come, però, il dibattito è aperto. L’elezione del prossimo presidente della Repubblica ai tempi dell’ennesima ondata della pandemia di Coronavirus vede la complessa gestione del voto in sicurezza. Si tratta infatti di gestire 1008, forse 1009 Grandi elettori convocati a Montecitorio dalle 15. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha convocato ufficialmente la seduta comune. E lo ha raccontato anche su Facebook, con tanto di passaggio sull’emergenza sanitaria portata dalla contagiosa variante Omicron: «Con i questori stiamo studiando le misure per garantire la piena sicurezza del voto», spiega Fico. L’elezione coinciderà tra l’altro con il picco dei contagi, previsto a fine gennaio o al più tardi all’inizio di febbraio. E sulle modalità di voto non c’è concordia: sul tavolo diverse opzioni, dall’utilizzo del Super Green Pass, che tra l’altro potrebbe essere previsto oggi per decreto a tutte le persone che lavorano, a chi invece pensa che non sia possibile subordinare il diritto di voto alla decisione di vaccinarsi contro Covid-19. La divergenza di posizioni è tutta nelle dichiarazioni degli esponenti dei vari schieramenti politici e la racconta stamattina Repubblica. «Nessuna decisione è presa, siamo nella fase della discussione», spiega Gregorio Fontana, deputato-questore di Forza Italia. «Ci vuole il tampone per tutti, solo così si garantisce la sicurezza», rilancia Edmondo Cirielli, Fratelli d’Italia, altro questore di Montecitorio. Sullo sfondo quei (pochi ma presenti) parlamentari che del no al vaccino anche in Parlamento ne fanno una battaglia di diritto. Come la nota Sara Cunial, no vax ed ex M5S, che si è vista revocare la sospensiva per accedere priva di Green Pass a Montecitorio.


L’autodichia

Con l’altissimo numero di contagi in tutto il Paese, inevitabilmente si contano le positività anche tra Camera e Senato. Una quindicina al momento, ma se il numero dovesse aumentare, quarantene incluse, lo svolgimento del voto potrebbe essere problematico anche dal punto di vista politico. «I deputati non sono lavoratori, svolgono una funzione costituzionale nell’interesse pubblico. Non possiamo obbligarli a un trattamento sanitario o limitarli in alcun modo», affonda ancora Cirielli. In Parlamento vige l’autodichia, la possibilità di darsi regole proprie, e in autodichia però entrambe le Camere stanno applicando l’obbligatorietà del Green pass da quando lo strumento è nato. «Attendiamo il decreto del governo», spiegano dalla presidenza di Montecitorio come scrive ancora Repubblica.


Le ipotesi

La proposta avanzata dal Partito Democratico con il costituzionalista Stefano Ceccanti, con l’ex sottosegretaria Alessia Morani e con Walter Verini, capogruppo in commissione Giustizia, consiste nel prevedere che ogni deputato o senatore esprima il proprio voto per il Capo di Stato a seconda della Camera di appartenenza. A Montecitorio potrebbero votare anche i 58 delegati regionali. Altre ipotesi sul tavolo e già avanzate pubblicamente parlano dell’ipotesi di votazione divisa in fasce orarie e in ordine alfabetico, con al massimo – scrive ancora Rep – di 200 Grandi elettori in aula, una singola seduta ogni giorno, sanificazione ogni tre ore, mascherine Ffp2 obbligatorie e ingressi contingentati.

In copertina ANSA/GIUSEPPE LAMI | I parlamentari esultano al termine del conteggio delle schede a Montecitorio riunito in seduta comune, per l’elezione del presidente della Repubblica, Roma 31 Gennaio 2015.

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