Il Green Pass e il pasticcio della spesa: la retromarcia opportuna su una misura controversa

La possibilità di controllare la spesa dei No Pass ha scatenato polemiche e reso necessario un intervento correttivo

Il Presidente del Consiglio ha appena firmato il DPCM che individua gli esercizi commerciali e gli uffici nei quali si può accedere senza necessità di alcun Green pass (base o super che sia). Il provvedimento delinea un vero e proprio percorso ad ostacoli per quei cittadini che sono sprovvisti del certificato verde: resta libero l’accesso a quei luoghi che servono a soddisfare le esigenze alimentari e di prima necessità, sanitarie, di sicurezza e di giustizia, ma fuori da questo perimetro diventa indispensabile il Green Pass. Un meccanismo molto complesso, coerente con l’impianto che, dal 2020 ad oggi, il nostro Paese ha seguito nella gestione della pandemia: una montagna di regole, sempre mutevoli e sempre complesse, ha travolto e sta travolgendo la vita quotidiana, allo scopo di rendere più difficile la vita di quei soggetti che ancora non hanno aderito alla campagna vaccinale.


Una scelta politica coerente con il disegno di spingere con forza i cittadini a vaccinarsi, introducendo delle penalizzazioni per quelli che, in assenza di un obbligo esplicito, hanno scelto di non farla. Una linea che ha prodotto dei risultati apprezzabili, ma che in alcuni casi ha generato una forte invasione nelle scelte individuali delle persone e un intreccio pericoloso con l’esercizio di alcuni diritti primari. Tensione che emerge con forza nel DPCM appena approvato, che da un lato mira a garantire le esigenze primarie, ma dall’altro lato comprime in maniera fortissima l’esercito di alcuni diritti (si pensi alla norma che vieta l’accesso alle Poste anche per andare a ritirare la pensione alle persone prive di Green Pass, o quella che preclude a tali soggetti l’accesso alle Questure, salvo l’esecuzione di alcuni atti urgenti).


Una tensione che sarebbe diventata probabilmente eccessiva se fosse diventata operativa la misura contenuta nel DPCM per l’accesso agli esercizi commerciali. Tale Decreto  prevede, infatti, che in tutti i luoghi in cui sono in vendita anche prodotti non essenziali (ad esempio ipermercati e centri commerciali) lo svolgimento di controlli a campione per evitare che soggetti privi di Green pass facciano acquisiti fuori da quelli consentiti. L’interpretazione della regola non sembrava lasciare dubbi: chiunque si fosse recato a fare la spese senza Green Pass, avrebbe potuto acquistare solo alimenti e bevande.

Per evitare gli effetti paradossali di questa misura, il Governo è corso rapidamente ai ripari, pubblicando una FAQ nella quale si spiega che chi accede agli ipermercati senza Green Pass può comprare qualsiasi cosa. Una scelta di buon senso, che tuttavia deve far scattare un allarme:  tutte le persone che ancora non sono vaccinate dovrebbe essere convinte a farlo, su questo siamo d’accordo; ma non si può pensare di ottenere la loro adesione alla campagna vaccinale con misure eccessivamente punitive, che rischiano di lasciare una ferita profonda nella società. I diritti individuali vanno sempre difesi, anche quando appartengono a categorie di persone di cui non si condivide nulla (come, per quanto riguarda chi scrive, quella dei No vax), e quindi ogni loro compressione deve essere ben ponderata. 

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