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Dalle mascherine al Green pass: il governo Draghi e la strada delle riaperture da marzo a giugno

mascherine green pass
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Le tappe del percorso graduale di ritorno alla normalità. Il 31 marzo via lo stato d'emergenza. L'addio graduale alla Certificazione Verde Covid-19

Oggi, venerdì 11 febbraio, è il giorno delle mascherine. Per il Green pass invece si punta al 15 giugno. Che è anche il giorno in cui scadrà l’obbligo vaccinale per gli over 50. Il governo Draghi fissa le tappe del percorso graduale di ritorno alla normalità, e lo fa partendo dai dispositivi di protezione individuali che erano obbligatori dall’ottobre 2020. È l’inizio di una strada che da qui alla fine di marzo, quando scadrà lo stato di emergenza, porterà ad un allentamento di tutte le altre restrizioni. E che non è escluso possa avere anche un’accelerazione, con alcuni divieti che potrebbero cadere anche prima del 31 marzo.

Il percorso

Da oggi quindi si potrà tornare a circolare per le strade senza il viso coperto. Anche se la mascherina va portata sempre con sé perché resta obbligatoria in situazioni di assembramento, come ha spiegato l’ordinanza del ministero della Salute. E da stasera riaprono anche le piste da ballo nelle discoteche, dove i gestori ora puntano a eliminare la capienza dimezzata. Si potrà stare senza la mascherina solo in pista. La road map annunciata dal presidente del Consiglio Mario Draghi per riaprire il paese, al momento ha altre due date: il 31 marzo, quando scadrà lo stato d’emergenza, e il 15 giugno, quando invece finirà l’obbligo di vaccinazione per gli over 50. Sul primo punto l’orientamento del governo è quello di non prorogarlo, soprattutto se si confermerà il calo dei contagi e dei ricoveri.

Mentre si superano le 150 mila vittime dall’inizio della pandemia, infatti, i numeri del bollettino da giorni parlano di contagi e tasso di positività in calo. Una tendenza che potrebbe portare alla discesa della curva durante febbraio e alla ripresa del tracciamento a marzo. Con questi obiettivi da centrare il percorso che porta alla fine delle restrizioni è tracciato. E prevede di eliminare l’obbligo del pass rafforzato prima del 31 marzo per tutte quelle attività in cui è previsto all’aperto, dai ristoranti agli stadi, e per quelle in cui serve il Green pass base. Ovvero negozi, servizi alla persona, banche, uffici postali e uffici pubblici. Il 31 marzo l’addio al Green pass potrebbe riguardare i locali al chiuso – cinema, teatri, musei, ristoranti – e mezzi di trasporto locali. La Certificazione Verde Covid-19 dovrebbe rimanere per i viaggi a lunga percorrenza. Ed essere eliminata dai luoghi di lavoro a giugno.

L’addio graduale al Green pass

Un emendamento di Italia Viva al decreto legge della vigilia di Natale in conversione al Senato e approvato in Commissione affari sociali prevede poi che dal 10 marzo sia nuovamente possibile visitare i familiari ricoverati in ospedale, per 45 minuti al giorno. Per le mascherine al chiuso, scrive invece oggi il Corriere della Sera, si pensa di togliere l’obbligo il 31 marzo, insieme allo stato d’emergenza. Ma è possibile che in questo caso si vada verso una gradualità, con alcuni luoghi (al chiuso) in cui sarà ancora obbligatoria fino a giugno. Ieri il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha pronosticato: «Credo che già dal mese di marzo si possa prevedere un allentamento del green pass, graduale, partendo dai luoghi all’aperto».

Pierpaolo Sileri è stato più cauto, sottolineando che «sicuramente andrà fatta una revisione» del sistema con la fine dello stato d’emergenza ma «è prematuro» pensare di toglierlo prima. Il medico non esclude che si possa dar seguito prima del 31 marzo ad una delle tante richieste delle Regioni fin qui stoppata dal governo. Ovvero l’abolizione dell’isolamento per i positivi asintomatici: «Credo che, come la Gran Bretagna, arriveremo alla revoca dell’isolamento quando sarà dimostrata la sicurezza e gli ospedali saranno molto più vuoti». L’idea di un percorso graduale di addio al lasciapassare è quella più gettonata. Partendo dalle attività all’aperto all’inizio di marzo e concludendo a metà giugno con l’abolizione totale.

La campagna vaccinale

La Stampa ricorda anche che resta l’obbligo di indossare le Ffp2 allo stadio. Le mascherine Ffp2 vanno tenute su anche nei dieci giorni di autosorveglianza, quando si è vaccinati e si è avuto un contatto stretto con un positivo. I non vaccinati devono anche loro indossarle, ma per cinque giorni, dopo averne fatti altrettanti di isolamento domiciliare. E ieri intanto il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini ha annunciato l’arrivo di Novavax per il 24 febbraio. La campagna vaccinale attualmente sta segnando il passo, con il 35% di somministrazioni in meno nell’ultima settimana nella fascia 5-11 anni e del 41,6 tra gli over 50. Le persone che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino sono attualmente 7,1 milioni.

Non tutti sono d’accordo con l’eliminazione del certificato. Il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano ha detto all’AdnKronos che non sarebbe male tenerlo ancora un po’: «È chiaro che è una scelta politica, ma dal punto di vista del razionale scientifico il motivo è quello di voler garantire una massima protezione con tre dosi alla gran parte della popolazione come elemento di garanzia nel futuro della residua capacità di protezione, alla luce di un presumibile passaggio della strategia vaccinale a una strategia come quella dell’influenza. Questo potrebbe essere il razionale. È da valutare – conclude però l’esperto – la fattibilità e l’accettabilità di questo intervento».

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