Il ministro dell’Istruzione ha difeso la presenza delle prove scritte nell’esame di Maturità, contestata in queste ore dagli studenti scesi in piazza a Milano. «Mi ha impressionato moltissimo l’idea che non si doveva fare un esame scritto perché tutta una generazione non sarebbe stata in grado di affrontare la prova», ha detto Patrizio Bianchi ospite di Metropolis. Secondo il ministro, gli studenti sono perfettamente in grado di cimentarsi negli scritti: «Non devono avere paura», ha detto. Nel pomeriggio, dopo le manifestazioni della mattina, Bianchi ha incontrato alcuni rappresentanti dei movimenti studenteschi per confrontarsi sul tema. «Ho detto a Tommaso Biancuzzi della Rete degli studenti medi, che è tempo di riprendere un percorso ritmato della scuola, che preveda che ci siano le commissioni interne, con una prova di italiano e una diversa a seconda degli indirizzi».
Bianchi ha anche parlato di quanto successo in piazza durante le proteste contro l’ex alternanza scuola-lavoro (ora Pcto), causate dalla morte sul lavoro del diciottenne Lorenzo Parelli. In quell’occasione, gli studenti sono stati caricati dalle forze dell’ordine in diverse città italiane. «Ho totale rispetto della ministra Lamorgese, è stato commesso un errore in questi ultimi anni in cui è cresciuta molta rabbia», ha detto. «Sui disordini delle proteste dico: non bisogna mai arrivare a quel punto lì». Lo strumento di alternanza, però, resta per lui valido: «Il caso di Udine ci fa interrogare tutti. Ma tornare a una scuola tutta chiusa su se stessa mortifica le centinaia di esperienze di apprendimento che si stanno facendo. Sarebbe un passo indietro. Certo, non può essere che un percorso di Pcto sia fare fotocopie o che sostituisca il lavoro: la norma attuale lo vieta già, e sarà ancora più chiara se volete»
Immagine di copertina: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI
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