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Il giorno nero degli alleati: reazioni e risposte dell’Occidente all’attacco di Putin in Ucraina

Il fallimento della diplomazia europea e statunitense mette in difficoltà i leader occidentali, che ora cercano l'ultima strada per fermare la guerra nel cuore dell'Europa. Pechino con Mosca: «Sanzioni immorali, comprendiamo Putin»

«Una giornata spaventosa per l’Ucraina, una giornata nera per l’Europa». Il commento del cancelliere tedesco Olaf Scholz fa da cornice a quanto accadrà nelle prossime ore. Con l’annuncio di Vladimir Putin di un’operazione militare nel Donbass per «smilitarizzare l’Ucraina», fallisce la diplomazia portata avanti in queste settimane dagli Usa e da molti leader europei – su tutti Emmanuel Macron e Scholz. Ora gli alleati occidentali si organizzano per rispondere in maniera compatta a Mosca, cercando l’ultima strada per fermare la guerra nel cuore dell’Europa, come l’ha definita Mario Draghi. Il premier italiano ha parlato di pesanti sanzioni da destinare alla Russia e ha invitato Putin «a mettere fine allo spargimento di sangue immediatamente». Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rotto tutte le relazioni diplomatiche con la Russia. Le parole pronunciate nelle ultime ore dal presidente sono chiare: «Dopo l’invasione dell’Ucraina c’è una nuova cortina di ferro che separa la Russia dal resto del mondo». Zelensky continua a parlare anche di sanzioni: «Si avvicina un pacchetto di ulteriori severe sanzioni contro la Russia da parte dell’Ue. Discussi tutti i dettagli con Emmanuel Macron», ha scritto su Twitter, «chiediamo la disconnessione della Russia da SWIFT, l’introduzione di una no-fly zone sull’Ucraina e altre misure efficaci per fermare l’aggressore».

La Bielorussia, inizialmente indicata come partecipe all’attacco in Ucraina, si è smarcata nel corso della mattinata. Alexander Lukashenko, che ha lasciato passare le truppe di Putin sul suo territorio, ha detto che i suoi militari non hanno partecipato all’invasione. Più tardi, Lukashenko si è detto pronto a inviare supporto ai russi se si renderà necessario. La parola «invasione» viene contestata dalla Russia, che la definisce come una degli esempi di disinformazione occidentale. Ma a confondere le acque ci sono soprattutto i media vicini al Cremlino: mentre i carri armati russi entravano in Ucraina, Putin ha parlato di «genocidio» in Donbass e di «un’Ucraina nazista». Il canale Rossiya-24 diceva che «i neonazisti ucraini stanno aspettando il momento giusto per colpire la Russia». A rincarare la dose anche le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov che ora disegna la Russia come una potenza disponibile al dialogo: «Saremo sempre pronti al dialogo purché porti alla giustizia e al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite».

La risposta occidentale

Dopo il congelamento della diplomazia, iniziato con l’annullamento del vertice tra Joe Biden e Putin e ribadito nelle scorse ore da Luigi Di Maio e altri leader europei («Non parleremo con la Russia finché non farà un passo indietro»), gli scenari si complicano: dopo le reazioni di condanna arrivate a ridosso dell’annuncio, ora i leader di Ue, Usa, Regno Unito e Nato sono impegnati nei vertici di decisioni e coordinamento. Josep Borrell ha duramente attaccato Putin, dandogli la completa responsabilità dell’aggressione e di «tutte le vittime» che il conflitto causerà. Da Berlino arriva anche la condanna di Annalena Baerbock, che in mattinata ha detto: «Care cittadine e cittadini, oggi ci siamo svegliati in un altro mondo. Siamo senza parole, ma non siamo inermi». Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, membro della Nato ma in storico conflitto con l’Ue e con diversi Paesi occidentali, ha preso posizione contro la Russia, definendo l’operazione militare «inaccettabile». Parlando durante una conferenza stampa ad Ankara, ha detto che si tratta di «un colpo alla stabilità e alla prosperità della nostra regione».

Il G7: «Inamovibile il nostro appoggio all’Ucraina»

Al momento, sono state annunciate diversi meeting nazionali e internazionali, che danno seguito al briefing di emergenza delle Nazioni Unite. Dal G7 tenutosi nel pomeriggio invece arriva la ferma condanna dei leader nei confronti dell’operato russo: «Il G7 condanna nei termini più duri l’invasione russa ed esprime sostegno e solidarietà dell’Ucraina», fanno sapere in una nota, «affermiamo il nostro inamovibile appoggio all’Ucraina, ci impegniamo a proteggere i sistemi democratici e rafforzare la nostra collaborazione per le priorità globali come clima, ambiente e salute». La richiesta dei leader è anche quella di una de-escalation da parte della Russia con il ritiro immediato delle forze sul territorio ucraino. Alle 9 di questa mattina si è tenuto anche il meeting europeo straordinario dei capi di stato presieduto da Roberta Metsola, al quale hanno preso parte anche Ursula von der Leyen e Charles Michel. In un comunicato congiunto, von der Leyen e Michel hanno dichiarato che «tale uso della forza e della coercizione non ha posto nel XXI Secolo». La presidente della Commissione europea ha già tenuto un discorso congiunto con il commissario agli Affari esteri Borrell. Il primo ministro britannico Boris Johnson, che ha definito l’azione militare russa una «catastrofe per il nostro continente», e Macron hanno chiesto un vertice urgente dei leader della Nato, che dovrebbe tenersi domani.

Le sanzioni in arrivo

A parlare di sanzioni dopo il G7 avvenuto nel pomeriggio di oggi, 24 febbraio, è in primis Ursula von der Leyen: «Insieme adotteremo massicce sanzioni per assicurarci che Putin paghi un prezzo pesante per questa aggressione», ha scritto su Twitter. Fonti dell’Ue cominciano a fornire dettagli sul nuovo pacchetto di sanzioni studiate dall’occidente per tentare di fermare Putin. «Le sanzioni contro Mosca saranno innanzitutto finanziarie», fanno sapere, «e colpiranno settori strategici per la difesa e per l’esercito». E aggiungono: «Lo stop all’accesso al sistema Swift è sul tavolo ma potrebbe anche slittare ad un successivo pacchetto mentre, al momento, nelle misure a cui sta lavorando Bruxelles non è incluso il settore energetico». Tra le anticipazioni anche l’aggiunta di molte personalità nella black list e «potrebbero essere colpite anche le facilitazioni sui visti».

«Un aggressore macchiato di sangue»

Sul fronte britannico, Boris Johnson invoca il pugno duro e chiede un pacchetto in grado di «distruggere l’economia russa». Durante il suo intervento alla Camera dei comuni nel pomeriggio ha definito Putin «un aggressore macchiato di sangue» che va fermato nella sua «barbara impresa». Il primo ministro ha continuato: «Insieme possiamo massimizzare la pressione economica che c’è sulla Russia, stiamo lavorando a grosse sanzioni». L’intervento di Johnson è il secondo della giornata. Questa mattina il premier aveva cominciato l’invettiva contro Putin chiamandolo «il dittatore russo». Come ampiamente annunciato nelle settimane precedenti, l’Occidente è pronto a varare nuove sanzioni dopo le prime arrivate il 22 febbraio. In Ue, i Paesi membri erano ancora in conflitto su alcuni punti, soprattutto quello energetico, ma l’accordo su «sanzioni dure» è stato raggiunto. Compromettere radicalmente i rapporti con Mosca è un problema anche per l’Italia, legata al Paese per il rifornimento di gas. Ieri, 23 febbraio, Berlino ha annunciato lo stop alla realizzazione del Nord Stream 2, importante gasdotto che avrebbe portato il gas direttamente dalla Russia a alla Germania senza passare per l’Ucraina.

Quel che pare certo a ora, è che l’Unione europea bloccherà l’accesso della Russia alla tecnologia delicate e ad altri mercati. In un intervento congiunto con Stoltenberg e Michel, Von der Leyen ha confermato che più tardi verrà presentato un pacchetto di sanzioni «massicce e mirate». Saranno sanzioni finanziarie «molto dure», avranno un impatto «molto pesante» sull’economia russa e andranno a «sopprimere» la crescita della Russia, a «erodere» la sua base industriale.

Stoltenberg: «La guerra è in Europa»

EPA/STEPHANIE LECOCQ

Nel corso della riunione del Consiglio Atlantico della Nato tenutasi nella mattinata di oggi, è stato approvato un ulteriore dispiegamento di forze di terra, acqua e aria sul fianco sinistro dell’Alleanza. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha definito l’attacco un «brutale atto di guerra». «L’invasione – ha detto – era pianificata da tempo. Siamo in un momento difficile per la sicurezza in Europa: la pace non può più essere data per scontata».

Pechino resta con Mosca: «Comprendiamo Putin»

EPA/ANDREJ CUKIC

La Cina resta con Putin. In una telefonata tra il ministro degli Esteri Wang Yi e il suo omologo russo Sergej Lavrov, Pechino ha detto di rispettare «sempre la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi», ma che «la questione Ucraina ha latitudine e longitudine storiche complesse e speciali. Comprendiamo – ha detto Yi – le legittime preoccupazioni della Russia sulla sicurezza». Pechino, che aveva definito l’Ucraina l’equivalente di Taiwan per la Cina, aveva già definito «immorali» le sanzioni contro la Russia da parte degli occidentali, e aveva indicato gli Stati Uniti come i responsabili dell’escalation. Secondo la Cina, la Nato ha lasciato al presidente Putin poche opzioni. Una giornalista presente alla conferenza stampa del ministero degli Esteri cinese in mattinata, ha riportato che la portavoce Hua Chunying ha risposto inizialmente in maniera evasiva alle domande sull’attacco. Si era anzi rifiutata, sembra, di definirla un’invasione. La Cina, aveva detto vagamente, Chunying, «farà appello alla moderazione».

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