Gas, il piano per l’emergenza del governo: i consumi da razionare e i distacchi alle aziende

Lo scenario in caso di chiusura dei rubinetti dalla Russia: le azioni a breve termine e l’indipendenza energetica da costruire

La Russia ha deciso di sospendere la fornitura di gas a Polonia e Bulgaria. Ma cosa succederebbe se Vladimir Putin decidesse di fare la stessa cosa con i paesi europei “ostili”? Il governo Draghi ha un piano per gestire un’eventuale emergenza. Che prevede nel breve periodo il razionamento dei consumi e la possibilità di distacco per le imprese energivore, oltre all’incremento dell’utilizzo delle centrali a carbone. Nel lungo periodo invece l’Italia sta cercando di sostituire almeno la metà del gas garantito da Mosca. Già lo scorso 26 febbraio, a due giorni dall’inizio dell’«Operazione Speciale» in Ucraina, l’esecutivo aveva dichiarato lo stato di preallerta, ovvero il primo stadio dell’emergenza.


Il problema del rublo

Oggi il pericolo paventato è quello che deriva dalla questione del pagamento del gas in rubli. Secondo quanto disposto dal Cremlino ogni azienda europea importatrice dovrebbe avere due conti correnti aperti presso Gazprombank, l’istituto di credito controllato dal colosso russo del metano. Il contratto di Eni prevede che il prossimo bonifico scatti dopo la metà di maggio e l’azienda ha già avviato l’iter per l’apertura del conto in valuta russa. Ma l’Unione Europea potrebbe, in teoria, prendere posizione sul meccanismo sostenendo che viola di fatto le sanzioni nei confronti della Russia. Così come anche la decisione di un eventuale embargo potrebbe portare al blocco delle forniture. Nell’uno o nell’altro caso, così come se la Russia decidesse di chiudere il rubinetto, scatterebbe il piano d’emergenza del governo.


Come? Per esempio, spiega oggi Repubblica, riducendo la temperature dei condizionatori per l’estate e dei caloriferi d’inverno. Le centrali a carbone verrebbero invece chiamate a produrre più energia elettrica. Ma c’è di più: il Corriere aggiunge che è possibile anche il distacco delle utenze industriali, che porterebbe a un risparmio di 3 miliardi di metri cubi annui. Si tratta di misure che dovrebbero essere contenute nel pacchetto energia in arrivo al Consiglio dei Ministri. Dove c’è anche un progetto per sbloccare le estrazioni di gas in Sicilia e nel mar Adriatico. Che prevede la possibilità di estrarre nelle aree vicine ai progetti Argo e Cassiopea dell’Eni. Oltre che la massimizzazione del funzionamento di quattro centrali (Fusina, Torrevaldaliga e Brindisi di Enel, Monfalcone di A2A).

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