Il presidente del Copasir: «In Italia molte spie russe. Il reclutamento? Con fake news e propaganda»

Adolfo Urso: sulle infiltrazioni putiniane in Rai abbiamo aperto un’istruttoria

Il presidente del Copasir Adolfo Urso dice che in Italia ci sono molte spie di Vladimir Putin. E che il reclutamento avviene tramite «spionaggio, arruolamento e propaganda». Ma non parla dei giornalisti «a libro paga» dello Zar, ovvero del sospetto che la presenza di giornalisti e opinion leaders che parlano delle ragioni di Mosca nell’invasione dell’Ucraina faccia parte di «un’operazione di disinformazione organizzata e pensata a monte da uomini del governo russo». Ma qualcosa fa trasparire anche su questo nell’intervista rilasciata a Francesco Specchia di Libero. «Da presidente del Copasir le dico che la macchina dell’informazione russa – come la cinese – è continuamente attiva. Da giornalista mi stupisco che ve ne accorgiate solo oggi», esordisce Urso. Il quale poi sostiene che in Italia operino molte spie russe «e con modalità che abbiamo peraltro descritto nell’ultima relazione al Parlamento quando abbiamo affrontato il caso Biot».


Adolfo Urso e i russi in tv

«Il reclutamento avviene tramite spionaggio, arruolamento e propaganda, messa a libro paga di dirigenti, fake news, campagne social, attacchi cibernetici. Ripeto: in relazione alla guerra d’Ucraina avevamo riferito in Parlamento già il 9 febbraio scorso nella nostra relazione annuale, e prima ancora l’avevamo fatto il 13 gennaio per quanto riguarda nello specifico la sicurezza energetica, ben 40 giorni prima dell’invasione!». Sulle infiltrazioni putiniane in Rai invece «noi abbiano aperto un’istruttoria anche sulla base di quel che ci ha recentemente detto l’Ue. E comunichiamo solo con le relazioni al Parlamento. Indiscrezioni, allusioni o maldicenze non appartengono al nostro operare, semmai proprio alla disinformazione che dobbiamo contrastare».


Urso rifiuta anche la domanda su Orsini e sui giornalisti russi: «La legge ci impone assoluta riservatezza e quindi lei mi pone una domanda per me irricevibile». Infine, sui talk show: «Ben venga la “par condicio” purché sia espressione di pluralismo e libertà di opinione e di valutazione. Il problema, lo ripeto, è inverso: dobbiamo evitare che la macchina della disinformazione, che i sistemi autocratici utilizzano nei loro regimi e anche nei nostri confronti, condizioni le nostre libere valutazioni, con i mezzi che sono abituali a quel sistema e che abbiamo denunciato più volte in relazioni al Parlamento. Anche in altre epoche storiche vi era chi guardava a Mosca per convinzioni ideologiche o per altro. Noi siamo una grande democrazia che si fonda proprio sulla libertà, di opinione e informazione, noi abbiamo il compito di preservarla da ogni ingerenza».

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