Il Consiglio Nazionale del M5s andato in scena dopo l’annuncio delle dimissioni di Draghi è stato aggiornato a oggi. Ma a quanto pare Giuseppe Conte ha intenzione di andare fino in fondo. E cioè, sostiene oggi un retroscena de il Fatto Quotidiano (solitamente molto ben informato sul M5s), di mettersi davvero all’opposizione. O almeno, spiega Luca De Carolis, di alzare il più possibile il prezzo politico per restare in maggioranza. E confermare la fiducia al premier dimissionario solo con «risposte vere» sui nove punti della lettera consegnata a Draghi qualche giorno fa. I governisti nel Movimento, è noto, hanno altre opinioni. Ma l’ex Avvocato del Popolo, anche se preferirebbe non arrivare al voto anticipato, «non esclude più nulla».
La trattativa Stato-M5s
Tanto da parlare così ai suoi, subito dopo le dimissioni di Draghi: «Calma e sangue freddo, ora il boccino ce lo abbiamo noi». Un dietrofront rispetto alle cronache dei giorni precedenti. Che descrivevano un Conte pronto al passo indietro dopo la telefonata con il premier. Ora invece in molti scommettono sul bluff di Draghi: «A mercoledì manca ancora un’eternità», sostengono i grillini nel retroscena del Fatto. Il M5s potrebbe anche votare una nuova fiducia a Draghi il 20 luglio «se nel programma politico saranno inclusi i punti prioritari consegnati nella lettera al premier», come ha detto la capogruppo in Senato Mariolina Castellone.
Conte, è il racconto, sarebbe stato ancora più duro: «Senza risposte vere nessuno avrà i nostri voti». E le risposte che invoca sono sempre quelle su salario minimo, Superbonus, reddito di cittadinanza. E Beppe che ne pensa? Grillo approva: il fondatore dei Cinque Stelle si sarebbe detto «contento di come i portavoce siano uniti e coesi». Secondo il Garante lo strappo è «giusto e il Movimento 5 Stelle sta facendo il Movimento 5 Stelle».
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