Le parole pronunciate dai due più diretti interessati non lasciano spazio a sorprese: la rottura tra Pd e M5s è totale. E ora Giuseppe Conte deve rimodulare tutta la campagna elettorale, che sarà in solitaria, «solo noi abbiamo difeso il reddito di cittadinanza, solo noi volevamo davvero il salario minimo e lo stop alle armi a Kiev» e via così a marcare un distacco senza nostalgie dal governo e da Letta. Il tentativo di tornare al Movimento d’opposizione delle origini è alimentato anche dal video-diktat di Beppe Grillo sull’intoccabilità del vincolo dei due mandati. Il che rende obbligato il sacrificio di molti big, a partire dal presidente della Camera Roberto Fico, dall’ex reggente Vito Crimi e da Paola Taverna.
Quest’ultima sarà però la “numero due” di Conte, già da questa fase decisiva, che porterà in tre settimane alla formazione di due liste. A chi chiede lumi al capo o a chi gli è più vicino, come Rocco Casalino, viene data la stessa laconica risposta: «Per ora nessuno è candidato». Non si sa ancora nulla, se si farà un voto online, se deciderà Conte, o se ci sarà un mix tra voto online e scelte dall’alto, magari riguardanti figure esterne, ma vicine al Movimento o allo stesso Conte negli anni di Palazzo Chigi.
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