La Russia dietro gli sbarchi dei migranti? «La Libia è un cannone puntato sulla campagna elettorale»

Un alert degli 007 aveva parlato del rischio che il Cremlino potesse aumentare le partenze. Oggi quella profezia sembra essersi avverata

Dalle coste della Libia partono molti più migranti negli ultimi mesi. Gli sbarchi in Italia dall’inizio dell’anno sono arrivati a 38.778. Contro i 27.771 di tutto il 2021 e i 12.999 del 2020 durante la pandemia. E dopo i dati in ribasso di febbraio e marzo è arrivata l’impennata di aprile e maggio, proseguita a giugno. Le barche arrivano dalla Cirenaica. Sotto il controllo delle milizie del generale Haftar. Coadiuvato dai mercenari russi del gruppo Wagner. Salpano dai litorali nei pressi dei porti di Derna e Tobruk. Che fino a poco tempo fa sembravano sotto controllo. Ma ora qualcosa è cambiato. Un alert era arrivato dai servizi segreti italiani dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Sosteneva che il Cremlino potesse utilizzare la sua influenza sulla regione per aumentare le partenze dei richiedenti asilo. Oggi quella profezia sembra essersi avverata.


La profezia e il gruppo Wagner

«La Libia – dice oggi a Repubblica una fonte definita qualificata dei servizi italiani – è un cannone puntato sulla campagna elettorale. L’immigrazione è forse l’arma più potente per chi ha interesse a destabilizzare e, dunque, a interferire sul voto di settembre». Un altro alert degli 007 arrivato all’inizio di giugno era più preciso. Negli ultimi giorni, e dopo la caduta del governo Draghi, i segnali sembrano essere univoci: il rubinetto è stato aperto. E, spiega il quotidiano, a beneficiarne è chi utilizza l’argomento in campagna elettorale. Mentre a muoversi dietro l’incremento, è il sospetto, è la Russia di Vladimir Putin. In Cirenaica ci sono tra i duemila e i cinquemila uomini del gruppo Wagner. Presidiano quattro basi militari nel territorio del governo non riconosciuto di Tobruk (Brak al Shati, Jufrah, Qardabiyah e Al-Khadim). E consentono così ad Haftar di rimanere saldo al potere.


Il Wagner Group si chiama così in omaggio al compositore tedesco Richard Wagner. In totale dovrebbero essere circa 6 mila. Mille di questi si trovano nell’est dell’Ucraina. Nei mesi scorsi i giornali hanno raccontato che in Mali, dove è stato assoldato dai vertici militari, il gruppo Wagner ha ucciso almeno 400 civili in operazioni congiunte con l’esercito. A marzo i mercenari di Putin sarebbero stati coinvolti nel massacro del villaggio di Moura, controllato dagli estremisti islamici. In quattro giorni, secondo diversi testimoni, sono stati uccisi tra i 350 e i 380 uomini, tra i quali l’Acled crede ci fossero tra i 60 e i 100 estremisti disarmati. Tutti gli altri erano civili. 

L’immigrazione è l’arma di chi vuole destabilizzare

Il loro ex comandante Marat Gabidullin ha detto che le vittorie dei russi in Siria «furono dovute principalmente ai morti della Wagner, mentre i generali del Cremlino si fanno belli e vengono promossi». Ora, spiega Repubblica nell’articolo a firma di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci, puntano ai giacimenti di petrolio della Libia. La Russia, insieme all’Egitto, ha garantito negli anni la riduzione dei flussi migratori dalle zone orientale. Ma con la crisi tra Kiev e Mosca è cambiato tutto. Per la prima volta c’è stato l’avvicinamento tra il primo ministro insediato a Tripoli, Abdul Hamid Dbeibah, e il generale Haftar. Propiziato – secondo gli analisti – dalla convenienza a gestire insieme la National Oil Corporation (Noc), la società che possiede i pozzi. Nel giro di quattro giorni la produzione quotidiana è più che raddoppiata: da quattrocentomila a un milione e centomila barili. Un governo di destra in Italia, è il ragionamento, fa comodo non solo al Cremlino, ma anche al nuovo assetto di potere che si sta costruendo in Libia. Anche perché il Partito Democratico non ha votato il supporto alla Guardia costiera libica.

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