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Razzismo, droga e precedenti penali: tutto il passato di Jordan Jeffrey Baby e Traffik, i due trapper arrestati a Carnate

I due sono accusati di avere rapinato un operaio nigeriano di 41 anni alla stazione di Carnate, al grido di «vogliamo ammazzarti perché sei nero»

Jordan Jeffrey Baby e Traffik: due nomi che non sono certo tra i più famosi nel panorama musicale italiano, almeno fino oggi quando è arrivata la notizia del loro arresto. I due sono accusati di avere rapinato un operaio nigeriano di 41 anni alla stazione di Carnate, al grido di «vogliamo ammazzarti perché sei nero». Ma se il grande pubblico ignorava la loro esistenza, lo stesso non si può dire dei cultori di musica trap… o delle forze dell’ordine.

Il passato turbolento di Jordan Jeffrey Baby

Lo sguardo di Jordan Jeffrey Baby (al secolo Jordan Tinti) emerge a stento dal tatuaggio di una rete che invade metà della sua faccia. Classe 1997, brianzolo, sin da giovanissimo appare determinato a raggiungere la fama nel mondo della musica. Riesce a far parlare di sé nel 2019, quando per lanciare il suo nuovo singolo decide di salire sul tetto dell’auto dei carabinieri inveendo contro «le multinazionali». Se per diventare famosi «l’importante è che se ne parli», la mossa di marketing risulta riuscita. Il video che lo riprende riesce infatti a conquistare uno sbigottito «Roba da matti» da Matteo Salvini su Twitter.

Passò poco tempo prima che a notarlo fossero anche gli autori del programma Non è l’Arena. Intervistato da Massimo Giletti, Jordan Jeffrey rivendicò il suo modus operandi. «Vi sembra normale che un artista di 21 anni agli inizi debba arrivare a tanto per arrivare qua?», chiese indicando la poltrona dello studio televisivo. «Il mio è un gesto di rivendicazione personale, sociale, popolare», aveva aggiunto.

Tra un singolo e l’altro, da Puttane & Collane a Xan Valentino, il suo percorso artistico si evolve di pari passo alla fedina penale. Riesce a farsi interdire dalla città di Pordenone nel gennaio 2020, dopo aver urinato sui verbali della polizia, redatti in seguito alla scoperta da parte delle forze dell’ordine di qualche grammo di hashish nella sua camera d’albergo.

Traffik, il Diamante razzista

Anche Traffik è abituato alle polemiche. Il suo singolo MAGMA VULCANO, nel 2018, aveva scatenato un’ondata di contestazioni. Il testo del brano, infatti, ripeteva slur razzisti in maniera martellante, tanto da scatenare la reazione del rapper Jamil che aveva ribattuto con un dissing nel brano No Racism. Il che aveva scatenato la contro-risposta di Traffik, corso ai ripari assieme a suo cugino Gallagher (anche lui nome noto nella scena trap) rilasciando l’impenitente singolo Diamanti razzisti.

Traffik, al secolo Gianmarco Fagà, appartiene alla scena trap romana. Con il già citato cugino Gallagher non ha condiviso solo una parentesi musicale, ma anche un arresto. L’episodio accadde nel marzo 2019, quando a tre giovani fan che si avvicinarono alla coppia chiedendo un autografo risposero con un’aggressione, muniti di un tirapugni di ferro, e un tentativo di rapina. Alla fuga delle vittime fece seguito un breve inseguimento, nel corso del quale i due trapper si sarebbero fermati per picchiare brutalmente anche un 50enne del Bangladesh, che era in strada ad aspettare l’autobus.

Una violenza che il Diamante razzista avrebbe riversato anche sulla sua ex fidanzata. A settembre 2021, infatti, Traffik è stato condannato in primo grado dal tribunale di Novara a tre anni e due mesi di reclusione. Le accuse erano di maltrattamenti nei confronti della ex fidanzata, violazione del domicilio e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo l’episodio di oggi, 16 agosto, lui e Jordan Jeffrey dovranno rispondere di rapina aggravata dall’uso di armi e dalla discriminazione razziale.

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