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Il ministro Speranza e la destra che vuole rimuovere il Covid: «Così aiutano i No vax»

29 Agosto 2022 - 06:10 Redazione
roberto speranza covid-19 destra no vax
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Il candidato dei progressisti: sbagliato tagliare i fondi al sistema sanitario nazionale

Il ministro della Salute Roberto Speranza è candidato a Napoli come capolista del Pd – democratici e progressisti. Oggi, in un’intervista rilasciata a Repubblica, parla della battaglia contro il Coronavirus e del centrodestra che vuole “rimuovere” Covid-19: «È la ricetta di una certa destra a livello globale, che sostiene: il Covid è un falso problema e altri interessi vengono prima. Si cercano i voti dei negazionisti e dei No vax. Penso a Bolsonaro. E invece i vaccini hanno salvato milioni di vite umane, l’Iss dice 150 mila soltanto in Italia. C’è un pezzetto di Paese su posizioni antiscientifiche. Ecco, Meloni e Salvini sembrano avere paura di scontentarli».

Speranza parla anche della proposta del candidato leghista Mastrangelo sui fondi da spostare dalla sanità allo sport: «Nella sua ingenuità, è una posizione che non mi stupisce e mi preoccupa. Qual è l’idea che la destra propone in giro per il mondo? Che alla salute ci pensa il mercato. È chiaro che la flat tax significa accettare meno gettito fiscale, regalando soldi ai miliardari. Ma così hai a disposizione meno risorse per il servizio sanitario nazionale. Ti curi con le assicurazioni, ti serve una carta di credito: conta quanto denaro hai. Noi abbiamo un altro modello: un grande servizio sanitario universale. Se stai male vieni curato. Non conta dove sei nato, la capacità del tuo portafoglio o il colore della tua pelle».

Infine, nel colloquio con Tommaso Ciriaco, Speranza spinge sui fondi al servizio nazionale: «Sarebbe folle tornare indietro, tagliare sulla sanità significherebbe non aver imparato la lezione del Covid. Contro questo progetto ci batteremo. Pesano i numeri, che rivendico: negli ultimi tre anni sul fondo sanitario nazionale abbiamo messo dieci miliardi in più, passando da 114 a 124. È più del triplo di quello che si metteva annualmente in passato. In più ci sono venti miliardi del Pnrr e 625 milioni del PON salute. Per noi non si può investire meno del 7% del Pil in sanità».

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