A Cernobbio primo faccia a faccia tra i leader: gli interventi di Calenda, Conte, Letta, Meloni, Salvini, Tajani

A 20 giorni di distanza dalle elezioni, i leader si incontrano al The European House Ambrosetti

Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Enrico Letta, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani. Tutti seduti allo stesso tavolo (tranne il capo politico del Movimento 5 Stelle in videochiamata) a Villa d’Este di Cernobbio, sul lago di Como, per discutere in ordine alfabetico soprattutto di economia e finanza. Un incontro, moderato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, che arriva nell’ultimo giorno del The European House Ambrosetti e a 20 giorni di distanza dalle elezioni.


L’intervento di Carlo Calenda

Il primo a intervenire è stato Calenda, leader di Azione che alle elezioni si presenta in coppia con Italia Viva di Matteo Renzi. Argomenti principali del suo intervento sono stati scuola e sanità: «un disastro in Italia». Calenda ha esortato a «prendere immediatamente il Mes sanitario oltre ai soldi del Pnrr» e di concentrare gli altri fondi non tanto sulle pensioni, «su cui spendiamo un’ira di dio di soldi», ma sull’educazione. Nel suo intervento, alla fine applaudito a lungo dal pubblico presente in Villa d’Este, il segretario di Azione non ha escluso una sua possibile guida del prossimo esecutivo, «Non ho problemi a candidarmi, ma Draghi è più bravo di me». E sull’ipotesi di un ritorno dell’ex presidente della Bce al governo ha detto: «Può succedere se prendiamo molti voti. Se fossi in lui starei già su una navetta su Marte. Ma che sia lui o meno, non si può perdere il modo in cui si è lavorato».


L’intervento di Giuseppe Conte

Poi è stato il turno di Conte. Nel suo discorso, un paio di volte interrotto dai problemi di connessione, ha sottolineato come non creda «che l’abbandono dei programmi d’acquisto della Bce e le scelte sui tassi siano la strada migliore per contenere l’inflazione». Definita «tassa nefasta», per il capo politico del M5S «non deve essere il pretesto per fare le scelte del passato, all’austerity». Per quanto riguarda l’extra deficit, per Conte questo può essere «uno strumento per proteggere il tessuto imprenditoriale e sociale», se inserito in un «quadro serio». A questo, ha aggiunto come il Movimento 5 Stelle è per «l’abolizione dell’Irap a favore di tutti e per investire sul taglio del cuneo fiscale», oltre «all’adozione di uno Statuto degli imprenditori che dia chiarezza del diritto, tempi certi, una giustizia certa a chi investe». «Non sono affatto sereno sui numeri dei livelli occupazionali», ha aggiunto, «abbiamo 3 milioni e 160mila contratti a termine, il 9% di un solo giorno e la maggior parte non supera i 30 giorni». Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, Conte risponde a una domanda dalla platea dicendo che «pensare di abolirlo è una follia. Il problema non è il reddito, ma il lavoro sottopagato».

L’intervento di Enrico Letta

Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha iniziato parlando del criterio usato per la costruzione della coalizione di centrosinistra: «Abbiamo fatto una alleanza di difesa della Costituzione perché se le elezioni vanno male per noi, ci sono i numeri» per cambiarla. Per questo motivo, «le alleanze di governo sono necessarie» soprattutto a causa di questa legge elettorale, con la quale «la parte maggioritaria determinerà chi vince e chi perde». Per Letta, l’obiettivo principale è quello di «evitare la recessione a tutti i costi attraverso il tema energetico, le tasse sul lavoro e il Pnrr», come i rigassificatori di Piombino e Ravenna: «Avanti». Il segretario del Pd ha anche toccato la questione della posizione italiana nelle questioni di diritti civili e politica estera: «Penso che se l’Italia ha un governo che sta in Serie A con Francia, Germania, Spagna, Bruxelles è meglio. Se andrà con la Serie B Polonia, Ungheria, credo che sarà peggio per il Paese», ha detto portando come esempio l’Europa che si riconosce nell’immagine del «treno di Kiev con Francia e Germania e noi insieme».

L’intervento di Giorgia Meloni

«Per fare un governo ci vuole unità, una visione comune». La presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, cerca di sottolineare i punti condivisi da tutta la coalizione di centrodestra, data come favorita per la vittoria alle elezioni del 25 settembre. «So che il momento che stiamo vivendo è particolare. Cerco di tenere basse le promesse in modo da poterle rispettare». Per quanto riguarda il Pnrr, la presidente di FdI afferma che «non può essere un’eresia dire che non può essere perfezionato». Poi, a proposito di energia e lo scorporo fra gas ed energie da fonti rinnovabili ha spiegato che «si può fare a livello nazionale», calcolando che dovrebbe avere un costo di 3 o 4 miliardi. «Io non sarei per lo scostamento di bilancio», ha aggiunto, «penso abbiamo altre risorse». Meloni ha ammesso che «nel centrodestra ci sono sfumature», ma che in fin dei conti «sulla visione siamo d’accordo». Ad esempio: «Io posso dire che la flat tax deve essere incrementale», dice la presidente di FdI, «Berlusconi la propone al 23% e Salvini al 15%. Ma sul principio di abbassare le tasse siamo d’accordo».

L’intervento di Matteo Salvini

Il leader della Lega è stato l’unico dei presenti a portare con sé delle slide, cosa che glielo ha fatto notare anche Meloni. Salvini ha iniziato il suo intervento portando alcuni titoli di giornale che mettevano in dubbio le sue ultime dichiarazioni, considerate per certi aspetti filorussi come il suo mettere in dubbio le sanzioni contro la Russia. «La Lega ha convintamente votato in Italia e in Europa tutti i provvedimenti a favore dell’Ucraina, sanzioni comprese», ha affermato. «Dobbiamo difendere l’Ucraina? Sì, ma non vorrei che le sanzioni danneggiassero più chi le fa che chi le subisce. Andiamo avanti ma proteggendo i nostri lavoratori». Il segretario della Lega ha anche proposto di spostare a Milano il ministero dell’Innovazione, «dove ci sono i brevetti». Parlando poi della questione economica, ha detto che «vincere le elezioni ereditando un Paese in ginocchio, non sarebbe una grande soddisfazione».

L’intervento di Antonio Tajani

Presente come rappresentante di Forza Italia, Antonio Tajani concentra il suo intervento sulla questione ambientale e finanziamenti. «Io non credo nella papessa Greta Thunberg», ha detto, «sono convinto che un agricoltore è il miglior difensore dell’ambiente. Dobbiamo lasciare un mondo migliore ai nostri figli. Basta con la dipendenza energetica. Dobbiamo puntare sull’energia nucleare di ultima generazione». Il coordinatore di FI ha poi parlato delle piccole e grandi aziende italiane che devono tornare al centro del dibattito politico: «Bisogna ridurre la pressione fiscale per tutte le imprese. Il made in è il nostro biglietto da visita, ma dobbiamo esportarlo», ha affermato mentre, per quanto riguarda l’istruzione, ha definito «buffonata» il modello italiano per «alternanza scuola-lavoro» e che «non tutti devono sapere i verbi o la letteratura latina per poter lavorare». Sullo scenario di una possibile fuga di FI nel caso in cui il centrodestra non dovesse vincere le elezioni e, quindi, nell’ipotesi di una maggioranza Ursula, Tajani ha ribadito: «Non soffro della sindrome del traditore. Non lasceremo mai la coalizione di centrodestra».

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