La foto con il ministro Speranza veicola una falsa notizia. Vediamo perché
Il 1 settembre è arrivato dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) il primo okai vaccini adeguati alle varianti Omicron. Riaprendo il dibattito sui vaccini, torna in auge anche quello su anti-infiammatori e terapie domiciliari per il trattamento della malattia. E con essi, torna anche la disinformazione.
Per chi ha fretta:
Una foto in circolazione insinua che il ministro della Salute Roberto Speranza si sia espresso contro le “cure domiciliari” per il trattamento del Covid-19 presso il Consiglio di Stato.
In realtà si tratta di un titolo fuorviante che veicola una notizia falsa.
La possibilità di trattamenti domiciliari è possibile già dal 2020.
Il Consiglio di Stato ha poi respinto quanto ottenuto al TAR da alcuni medici che avevano provato a contestare le linee guida denunciando la presenza di “limiti” al ricorso ai farmaci.
Analisi
Circola una foto su Facebook che ritrae il ministro della Salute Roberto Speranza. Il suo volto appare come immagine di copertina in un articolo dal titolo: Covid: il ministero della Salute ricorre al Consiglio di Stato contro le cure domiciliari. «Perché contro ministro? Che male fa una cura?», chiede un utente condividendo l’immagine.
L’allusione è alla presunta avversione del ministro Speranza nei confronti delle “cure domiciliari”. Ne avevamo già parlato in questo articolo, pochi giorni fa, chiarendo che titoli del genere sono fuorvianti e veicolano una notizia falsa.
Lo screenshot riguarda un articolo pubblicato da L’Indipendente, il quale riporta la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti i medici del gruppo noto come “Comitato Cure Domiciliari Covid-19” che avevano provato ad annullare la circolare ministeriale dove venivano riportate le linee guida, sostenendo che vi fosse una sorta di impedimento nell’uso di farmaci. Il Consiglio di Stato diede però ragione al Ministero della Salute. Riportiamo di seguito il testo dalla sentenza:
Quanto al primo aspetto, anzitutto, bene rileva il Ministero appellante come la sentenza impugnata abbia travisato la reale portata della circolare ministeriale e delle richiamate raccomandazioni dell’AIFA, che non contengono prescrizioni vincolanti per i medici e non hanno un effetto precettivo cogente
Le linee guida ministeriali
Per contestualizzare meglio la sentenza, è utile leggere come vennero effettivamente formulate le prescrizioni in esame. Partiamo col dire che OMS ed EMA, così come AIFA, non avevano posto un divieto per l’uso dei FANS nei pazienti Covid-19. In Italia, nello specifico, già dal 2020 le linee guida del governo ammettevano l’uso dei FANS in alternativa al paracetamolo per il trattamento dei sintomi legati al contagio da Coronavirus, come febbre o dolori articolari o muscolari. Nella circolare del 30 novembre 2020, per esempio, vengono riportate le raccomandazioni per la «gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2». Nel documento si legge che «Paracetamolo o FANS possono essere utilizzati in caso di febbre o dolori articolari o muscolari (a meno che non esista chiara controindicazione all’uso)». Si aggiunge che«Altri farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico».
Dunque i medici già due anni fa avevano la possibilità di decidere se somministrare paracetamolo o FANS, scongiurando il rischio che i pazienti ricorressero a terapie «fai da te». Con il tempo, queste raccomandazioni non hanno subito alcuna inversione di rotta. Nel comunicato del Ministero della Salute del 27 aprile 2021, per esempio, leggiamo che «in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso» è possibile ricorrere a un «trattamento di tipo sintomatico con paracetamolo o FANS, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso, o altri farmaci sintomatici su giudizio clinico».
«Non bisogna dire no ai vaccini perché ci sono le cure»
Proprio di recente, nel corso della trasmissione 30 minuti al Massimo condotta dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini, Speranza si era espresso sul tema. Commentando lo studio dell’Istituto Mario Negri, che indica come gli antinfiammatori somministrati precocemente riducano il rischio di ospedalizzazione, Speranza aveva puntualizzato: «Siamo stati il primo Paese che ha dato indicazioni chiare sugli antinfiammatori» nel trattamento del Covid-19. «Tutte le circolari, a partire da novembre 2020, hanno dato sempre queste raccomandazioni, ma dire no ai vaccini perché ci sono le cure è sbagliato», aveva concluso.
Conclusioni
La foto usata per affermare che il ministro Speranza si sia schierato contro le terapie domiciliari veicola una notizia fuorviante. Il contenzioso in esame vide la vittoria del ministero della Salute, in quanto il Consiglio di Stato ritenne che né le circolari diffuse dal 2020 né le raccomandazioni dell’AIFA contenessero prescrizioni vincolanti per i medici.
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Dal 26 agosto 2022 si è parlato molto degli antinfiammatori per il trattamento dei pazienti Covid, in particolar modo da parte di gruppi che nel corso della pandemia avevano proposto “cure alternative”, la somministrazione di farmaci sconsigliati dalle autorità pubbliche e criticato i vaccini. Tutto nasce da un articolo del Corriere della Sera intitolato «Covid, gli antinfiammatori riducono le ospedalizzazioni del 90%», il cui screenshot circola sui social e sui siti della cosiddetta “informazione alternativa” con una narrazione distorta: «ci hanno deriso, ci hanno demonizzato, ora ci danno ragione». In realtà, si tratta di un vero e proprio tentativo di ripulirsi l’immagine di fronte all’opinione pubblica, scatenando nei loro seguaci reazioni scomposte e violente contro chi in passato aveva contestato il loro operato.
Per chi ha fretta
A seguito della pubblicazione della review citata dal Corriere, si sostiene una narrazione in cui gli antinfiammatori non steroidei sarebbero stati vietati nei pazienti Covid a domicilio nel 2020 causando migliaia di morti.
La narrazione sostiene che diversi medici sarebbero stati sospesi per aver usato gli antinfiammatori non steroidei anziché il paracetamolo.
Di fatto, non risulta alcun divieto all’utilizzo degli antinfiammatori e non risultano medici sospesi per aver indicato ibuprofene o l’aspirina anziché paracetamolo.
La narrazione afferma che gli antinfiammatori non steroidei sarebbero stati aggiunti nelle raccomandazioni istituzionali per i pazienti Covid a domicilio solo nel 2021 a seguito di un intervento del TAR.
L’ordinanza del TAR e i richiedenti confermano che gli antinfiammatori non steroidei erano presenti fin dal 2020.
I richiedenti dell’ordinanza proponevano fin dal 2020 l’uso di medicinali quali l’idrossiclorochina indicandolo nei loro protocolli tra i «farmaci ad azione antiinfiammatoria». Questo farmaco non risulta presente nella review citata dal Corriere.
Di fatto, stava alla scelta del medico se somministrare al paziente a domicilio un prodotto a base di paracetamolo o un antinfiammatorio non steroideo o l’aspirina, mentre gli veniva sconsigliato l’uso di farmaci privi di valenza scientifica.
Sui social, e su alcuni media “alternativi”, vengono contestati ingiustamente due articoli del 2020 e del 2021, uno perché parlava dei medici sostenitori dell’idrossiclorochina e dell’ivermectina come Stramezzi, l’altro perché riportava i pareri del marzo 2020 per un uso dell’ibuprofene sotto la guida del proprio medico.
Le basi della narrazione
Come già anticipato, coloro che nel corso della pandemia proponevano “cure alternative” e farmaci privi di efficacia dimostrata stanno di attuare un cambiamento della loro identità, il tutto sfruttando l’articolo del Corriere e la review italiana firmata dal professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri. La narrazione viene sostenuta anche grazie a un articolo pubblicato il 30 agosto 2022 da La Verità (a pagina 11) dove si afferma che «Oggi molti stanno provando a cambiare le carte in tavola, facendo credere che il ministero della Salute avesse incluso gli antinfiammatori già nel primo, tardivo protocollo del 2020 sui trattamenti domiciliari dei pazienti con infezione da Sars- CoV- 2». All’interno dell’articolo è presente la seguente immagine che circola sui social:
La narrazione si basa sul presunto fatto che i FANS sarebbero stati indicati per il trattamento dei pazienti Covid-19 a domicilio solo dal 26 aprile 2021. Come mai? La Verità non ne fa cenno, la narrazione prosegue sui social dove si sostiene che il motivo sia un’ordinanza del TAR del marzo 2021 su richiesta di un gruppo di avvocati e medici. Non solo, perché secondo quanto raccontato da “media alternativi”, come ad esempio Byoblu, la review citata dal Corriere proverebbe che diversi medici erano stati derisi o demonizzato in quanto utilizzavano i FANS. Sui social si è andati oltre, sostenendo che questi medici sarebbero stati sospesi o radiati per quel motivo:
Infatti: molti medici sono stati sospesi per aver prescritto FANS, prahonandolo all’uso off-label. Stesso motivo per cui la maggior parte prescriveva Tachipirina: se il paziente muore con questa terapia, tutto ok. Se invece ci lascia dopo prescrizione fuori protocollo: penale.
FANS: nessuna traccia di un divieto
Come già spiegato in un nostro precedente articolo, non vi è traccia di un divieto dell’uso dei FANS e di altri farmaci come l’aspirina per il trattamento dei pazienti Covid-19 a domicilio. I sostenitori della narrazione citano una serie di articoli del marzo 2020 in cui OMS ed EMA ricevevano i dubbi sul loro utilizzo da parte delle autorità francesi, le autorità italiane non avevano posto un divieto al loro utilizzo. Infatti, lo stesso CTS non suggerì uno stop:
Il CTS, infine, sottolinea che non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’impiego d’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. Studi epidemiologici nel merito potranno fornire utili informazioni a meglio definire l’eventuale effetto, semmai esistente, sia d’ibuprofene,sia di altri farmaci anti-infiammatori non-steroidei,sulla severità dei quadri di COVID-19.
Alla fine, il 30 marzo 2020, l’EMA mise la parola fine ai dubbi sollevati e raccomandò ai cittadini di rivolgersi al proprio medico per l’uso dei FANS come l’ibuprofene. Nessun blocco, dunque, come possiamo notare da un’intervista a Fabrizio Pregliasco del 15 maggio 2020 dal titolo «Ibuprofene e FANS possono peggiorare la malattia Covid-19?» dove leggiamo:
Uso dell’Ibuprofene e pazienti con COVID-19: esiste un pericolo di peggioramento della malattia?
«Non vi è dimostrazione che l’ibuprofene possa causare un peggioramento della malattia come, invece, affermavano alcune segnalazioni non confermate poco dopo l’inizio dell’emergenza COVID-19» è quanto ci spiega il Professor Pregliasco. Al momento, infatti, non c’è nessun dato scientifico disponibile che possa confermare un simile presunto effetto peggiorativo. Nonostante ciò, tale notizia si è diffusa ad una velocità sorprendente, creando agitazione e spingendo le stesse «OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) e AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) a dichiarare che si possono usare tutti i tipi di FANS – ovvero gli Antinfiammatori Non Steroidei – come l’ibuprofene ma non solo» precisa lo stesso Professor Pregliasco.
Tra marzo e aprile 2020 erano circolare delle false dichiarazioni in cui veniva caldamente consigliato di evitare i farmaci per abbassare la febbre, tra questi l’ibuprofene. Di queste fake news ce ne siamo occupati noi di Open Fact-checking a marzo (qui), così come i colleghi di Factae Reutersad aprile.
Non c’era solo il paracetamolo
Di fronte all’evidenza che i FANS non fossero affatto vietati nel trattamento dei pazienti Covid-19 a domicilio, la narrazione viene ulteriormente sostenuta attraverso uno stravolgimento della lingua italiana con la quale si afferma che l’unico farmaco indicato fosse solo e solamente il paracetamolo:
Falso, falsissimo, il protocollo iniziale (poi modificato nel 2021) prescriveva solo il paracetamolo. Inoltre, qualunque forma di cura domiciliare è stata demonizzata su tutti gli schermi TV h 24 da esperti e virologi star, ossessivamente impegnati solo a promuovere il vaccino.
Tale teoria viene cavalcata proprio grazie a immagini come quella pubblicata da La Verità o come quella che riportiamo di seguito e che circola sui social:
Ad essere sempre tirato in ballo è un elenco a pagina 10 della circolare del 2020 dove si legge che per i trattamenti sintomatici si può usare «ad esempio» il paracetamolo. Fino a prova contraria, nella lingua italiana la parola «solo» non è sinonimo di «ad esempio». La dicitura riportata all’interno della circolare indicava uno dei farmaci utilizzabili, ma dove vengono indicati gli altri eventuali? A pagina 12 del documento all’interno di una tabella dettagliata presente anche nelle indicazioni AIFA per il trattamento di sintomi come la febbre. Di fatto, nessun elemento indica un distaccamento tra l’elenco a pagina 10 e la tabella di pagina 12 della circolare del 2020, a confermarlo è una nota AIFA dello stesso anno che andremo a vedere nel prossimo capitolo di questa analisi.
L’ordinanza del TAR del marzo 2021
Nella narrazione di chi nega la presenza dei FANS nelle raccomandazioni del 2020, sostiene che gli antinfiammatori siano stati inseriti nella circolare del 2021 a seguito dell’intervento del gruppo “Terapie domiciliari” dell’avvocato Erich Grimaldi e dei medici Szumsky e Stramezzi. Come prove, viene riportata una tabella con degli eventi in ordine cronologico in cui c’è l’indicazione
La tabella proviene da una pubblicazione a firma di Serafino Fazio e Paolo Bellavite, gli stessi autori di un altro elaborato a sostegno di un “protocollo di cure domiciliari precoci” che abbiamo analizzato a Open Fact-checking lo scorso 14 gennaio 2022 riscontrandone all’interno dei grossi problemi. Vediamo quanto riportato nelle date considerate chiave dalla narrazione:
4-Mar-21 «At the request of a doctors’ and patients’ association, the Ministry’s circular with guidelines for the home management of patients was cancelled» (TAR Lazio, Div. III quater, precautionary order no. 1412)
26-Apr-21 «Updated the outpatient therapy guidelines with the addition of symptomatic use of anti-inflammatory drugs, while maintaining the recommendation of paracetamol» (Circular 0017948-26/04/2021-DGPREMDS-P [25])
Il 4 marzo 2021, il gruppo di avvocati e medici aveva ottenuto dal TAR del Lazio un’ordinanza contro la nota AIFA del 9 dicembre 2020 recante “principi di gestione dei casi Covid nel setting domiciliare”. La narrazione di chi nega la presenza dei FANS nelle raccomandazioni del 2020 viene smentita proprio dall’ordinanza del TAR del Lazio, la quale riporta le richieste e le contestazioni dello stesso gruppo ricorrente:
ORDINANZA
sul ricorso numero di registro generale 1557 del 2021, proposto da
Fabrizio Salvucci, Giuseppe Giorgio Stramezzi, Riccardo Szumsky, Luca Poretti, rappresentati e difesi dagli avvocati Erich Grimaldi, Valentina Piraino, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso lo studio Valentina Piraino in Roma, via San Tommaso D’Aquino, 104;
contro
Ministero della Salute, Aifa – Agenzia Italiana del Farmaco, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentati e difesi dall’Avvocatura Generale dello Stato, domiciliataria ex lege in Roma, via dei Portoghesi, 12;
per l’annullamento,
previa sospensione dell’efficacia,
della nota AIFA del 9 dicembre 2020 recante “principi di gestione dei casi covid19 nel setting domiciliare” nella parte in cui nei primi giorni di malattia da Sars-covid, prevede unicamente una “vigilante attesa” e somministrazione di fans e paracetamolo, e nella parte in cui pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da covid;
La nota AIFA citata nell’ordinanza
La nota AIFA del 9 dicembre 2020 riporta le stesse raccomandazioni della circolare del 30 novembre 2020 e con la stessa tabella presente a pagina 12 di quest’ultima. Tale nota conferma l’analisi di Open Fact-checking del 27 agosto 2022 e della risposta a Byoblu a seguito della sua conferma riguardo la presenza e la raccomandazione dei FANS nei documenti del 2020:
LINEE DI INDIRIZZO AIFA SULLE PRINCIPALI CATEGORIE DI FARMACI DA UTILIZZARE NELLA GESTIONE A DOMICILIO DEI CASI DI COVID-19
FARMACI SINTOMATICI CON UN RUOLO DEFINITO
Terapia sintomatica
Paracetamolo o FANS possono essere utilizzati in caso di febbre o dolori articolari o muscolari (a meno che non esista chiara controindicazione all’uso).
Altri farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico.
Lo stesso gruppo di avvocati e medici aveva diffuso un comunicato, datato 4 marzo 2021, in cui loro stessi confermano la presenza dei FANS nella nota AIFA da loro contestata:
Cosa c’era dietro alle richieste del gruppo? L’avvocato Grimaldi, in una diretta streaming su Facebook a seguito dell’ordinanza del TAR, festeggiava la possibilità di utilizzare liberamente l’eparina nei pazienti domiciliati (che secondo l’AIFA andava data solo ai pazienti allettati) e invitava le istituzioni a prendere come esempio l’approccio terapeutico del suo gruppo, citando farmaci come l’idrossiclorochina e l’ivermectina (richiesta dal comitato già in passato, come dimostrato in questo post del 14 gennaio 2021).
L’idrossiclorochina
L’ordinanza del TAR del Lazio è chiara:
della nota AIFA del 9 dicembre 2020 recante “principi di gestione dei casi covid19 nel setting domiciliare” nella parte in cui nei primi giorni di malattia da Sars-covid, prevede unicamente una “vigilante attesa” e somministrazione di fans e paracetamolo, e nella parte in cui pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da covid;
Il gruppo guidato da Erich Grimaldi, dove operavano i medici Szumsky e Stramezzi, nel loro “schema terapeutico” prevedevano l’uso di medicinali come l’idrossiclorochina nella sezione «farmaci ad azione antiinfiammatoria», ma questo prodotto non veniva proprio raccomandato da AIFA e considerato utilizzabile solo in ambito di studi clinici.
Il gruppo riporta nell’idrossiclorochina nella tabella dei «Farmaci ad azione antiinfiammatoria che possono essere utilizati entro 72 h dalla insorgenza di sintomi simil-influenzali o topici del Covid (tosse, mal di gola, febbre, anosmia, ageusia) non in associazione». Considerando che il gruppo lo usasse per un’azione antinfiammatoria, e pur rimanendo un medicinale sconsigliato dall’AIFA, di certo non viene considerato nella review italiana citata dal Corriere.
Le richieste sull’idrossiclorochina dal 2020
La lotta per l’utilizzo dell’idrossiclorochina parte proprio dal 2020. Ecco un post del 15 ottobre 2020 pubblicato nella pagina Avvocato Erich Grimaldi dove veniva tirato in ballo il TAR e il farmaco sconsigliato dall’AIFA:
Il ricorso al TAR per ottenere la riabilitazione della sperimentazione dell’idrossiclorichina, al di fuori degli studi clinici. I mmg che utilizzano ugualmente questo contestato farmaco e le cure alternative da poter effettuare a domicilio, con l’assistenza del proprio medico di famiglia.
In un post del 23 ottobre 2020 l’avvocato Grimaldi parla del deposito dell’istanza cautelare al TAR del Lazio «per provare a riabilitare la sperimentazione dell’idrossiclorochina per il Covid».
L’uso dell’eparina
Non c’era solo l’idrossiclorochina, il gruppo voleva usare anche l’eparina che era previsto solo per gli allettati, come riportato in un post del 9 febbraio 2021 sempre dalla pagina dell’avvocato:
– ricorso al TAR avverso nota AIFA del 9 dicembre 2020, su vigile attesa con Tachipirina ed eparina solo per gli allettati;
L’attacco all’articolo di Goffredo Buccini (Corriere)
In un servizio televisivo, mandato in onda da TG Byoblu 24 il 29 agosto 2022 sera, viene citato un altro articolo del 17 settembre 2021 pubblicato dal Corriere della Sera, a firma del giornalista Goffredo Buccini, intitolato «IppocrateOrg, chi sono i guru delle false cure sul Covid (tra trame e zenzero)». Ecco la trascrizione del servizio:
Il Corriere della Sera salta così, con due anni e mezzo in ritardo, sul carro delle cure domiciliari. Lo stesso giornale che nel settembre 2021 derideva, con un ampio editoriale, i medici costituiti nell’associazione IppograteOrg che si erano prefissati di curare precocemente il Covid anche con l’utilizzo di antinfiammatori. In quel caso il Corsera aveva parlato di guru delle false cure sul Covid. Insomma, sembra che la vulgata dominante intenda ora fare finta di niente, strumentalizzare a proprio favore lo studio del The Lancet dopo aver sminuito e deriso qualsiasi approccio alternativo al vaccino.
L’articolo a firma di Goffredo Buccini non parla in alcun modo degli antinfiammatori, ma di quei medicinali usati da IppocrateOrg come l’ivermectina e l’idrossiclorochina. Numerosi sono stati gli studi scientifici (seri) su questi due farmaci e nessuno ha confermato una loro efficacia nei confronti dei pazienti Covid-19.
C’è da dire, infine, che all’interno dell’articolo del Corriere citato da Byoblu non si trovano, neanche nei salvataggi dell’epoca, parole come «antinfiammatori», «FANS», «ibuprofene» e «aspirina». Per quale motivo citare un articolo che non riguarda affatto l’argomento trattato, ossia quello degli antinfiammatori? Nessuno, disinformando gli utenti sull’operato del collega Goffredo Buccini.
L’attacco all’articolo di Irma D’Aria (Repubblica)
Un altro articolo, pubblicato il 16 marzo 2020 da Repubblica a firma della giornalista Irma D’Aria, viene tirato in ballo tramite i social a sostegno dell’idea che ci fosse stato un no secco all’uso degli antinfiammatori nel 2020. Anche Byoblu cita l’articolo insieme a quello del Corriere di Buccini, commentando così:
Un altro quotidiano mainstream, Repubblica, in tempi non sospetti, prendeva di mira proprio gli antinfiammatori
Ecco uno dei post dove viene condiviso lo screenshot di Repubblica e come questo viene commentato: «Ergastolo x Speranza e compagnia…….».
Come spiegato nel precedente articolo di Open Fact-checking, vennero sollevati dei dubbi riguardo all’uso dell’ibuprofene e degli antinfiammatori, ma non venne posto alcun blocco da parte delle autorità italiane per il loro utilizzo nei pazienti Covid-19 a domicilio. Lo stesso articolo di Repubblica non riportava alcun divieto al loro uso, quanto un parere contrario all’auto-somministrazione senza il parere del proprio medico, come riportato nel sommario e nel primo paragrafo:
Dopo l’appello del ministro della sanità francese anche gli specialisti italiani esortano a non auto-somministrarseli pensando che facciano guarire prima o proteggano
NO all’assunzione di antinfiammatori fai da te per difendersi dal Covid-19.
La stessa D’Aria, tramite i social, ha denunciato la gogna nei suoi confronti: «Da due giorni sono stata tartassata e denigrata sui social network per un articolo scritto su repubblica a marzo 2020 in cui due esperti italiani esprimevano dubbi sull’utilizzo degli antinfiammatori per la cura del Covid». Nel tweet, pubblicato il 28 agosto 2022, pubblica anche una sua risposta video a un video di Linda Camellini, personaggio noto della nostra sezione Open Fact-checking (ne parliamo qui). Non sono mancate reazioni contestabili come quella del medico radiato Barbara Ballanzoni, la quale ha risposto a D’Aria con il seguente tweet: «Ringrazia dio che ci fai pena e nemmeno ti caghiamo più di tanto».
Conclusioni
Diversi personaggi, che nel corso della pandemia hanno sostenuto l’uso di medicinali sconsigliati quali l’idrossiclorochina e l’ivermectina, stanno sfruttando la review firmata dal professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, per diffondere una narrazione che li vuole vedere “riabilitati” di fronte all’opinione pubblica, ritenendo di essere stati tacciati in malo modo per aver prescritto gli antinfiammatori (FANS) nei pazienti Covid a domicilio. In realtà, questi venivano contestati per l’utilizzo di farmaci che non vengono citati dalla review del Mario Negri. Di fatto, i FANS e altri farmaci erano raccomandati fin dal 2020 e non era stato posto alcun divieto come confermato dalla lettura dei documenti istituzionali, dei comunicati delle autorità quali l’AIFA, così come degli interventi di avvocati e medici nel corso dello stesso anno.
Foto di copertina: una confezione di idrossiclorochina (ANSA).