No! Gli antinfiammatori non erano stati negati ai pazienti Covid-19: indicati fin dal 2020

In Italia non c’è stato alcun blocco o divieto ai medici di somministrare gli antinfiammatori ai pazienti Covid

Circolano diversi screenshot riportanti un articolo del Corriere della Sera intitolato «Covid, gli antinfiammatori riducono le ospedalizzazioni del 90%». Coloro che lo condividono insinuano che l’intera gestione dei malati Covid-19 dal 2020 ad oggi sia stata del tutto sbagliata vietando l’uso degli antinfiammatori come l’ibuprofene o l’aspirina, entrambi dei FANS. Si tratta di una narrazione fuorviante.

Per chi ha fretta

  • Si sostiene che i FANS (es. ibuprofene) non fossero utilizzabili o addirittura vietati per il trattamento dei pazienti Covid-19.
  • La narrazione pone le sue basi in alcuni articoli del marzo 2020 relativi a dei dubbi sollevati dalle autorità francesi sul loro utilizzo.
  • OMS ed EMA, così come AIFA, non avevano posto un divieto per l’uso dei FANS nei pazienti Covid-19.
  • In Italia l’uso dei FANS era previsto dalle linee guida fin dal 2020 in alternativa al paracetamolo (es. Tachipirina) per il trattamento dei sintomi come febbre o dolori articolari o muscolari.
  • I medici potevano, fin dal 2020, decidere se somministrare paracetamolo o FANS, invitando i pazienti a non seguire il “fai da te”.

Analisi

A seguito della pubblicazione dello studio, sui social è partita la negazione della presenza dei FANS all’interno delle linee guida per il trattamento dei pazienti Covid-19: «Si stanno inventando che in realtà i protocolli già prevedevano l’uso di FANS» scrive l’utente Luigi in un tweet.

L’origine della disinformazione

Secondo la narrazione fuorviante diffusa tramite i social, un presunto divieto da parte delle autorità italiane avrebbe origine nel marzo 2020 a seguito di alcuni interventi dell’OMS e dell’EMA riguardo a diversi dubbi riportati dalle autorità francesi e non solo. Partiamo dall’OMS, citato da un articolo di chiarimento di Open Fact-checking del 17 marzo 2020 dal titolo «Ibuprofene e coronavirus. Usarlo oppure no? Da cosa nasce l’ipotesi e cosa dice l’OMS»:

Secondo quanto dichiarato durante una conferenza stampa del 17 marzo 2020 a Ginevra, come riportato dall’agenzia tedesca DPA, il portavoce dell’OMS Christian Lindmeier avrebbe dichiarato che non ci sono studi che confermino i dubbi posti, ma consigliando alle persone che sospettano o che sono infette da coronavirus di non assumere l’ibuprofene senza aver chiesto un parere del proprio medico, confermando l’invito o raccomandazione del Ministro francese di optare per il paracetamolo.

L’OMS, e come vedremo anche l’EMA, riportava che i dubbi sollevati dalle autorità francesi non erano fondati e non poneva alcun divieto all’utilizzo del farmaco.

L’intervento dell’EMA

Partiamo dal comunicato del Ministero della Salute del 18 marzo 2020 riguardo l’uso degli antinfiammatori non steroidei (FANS) come l’ibuprofene, il quale cita un’indagine dell’EMA:

L’Ema è venuta a conoscenza di segnalazioni, in particolare dai social media, che sollevano dubbi sul fatto che l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene, potrebbe peggiorare la malattia da coronavirus (COVID-19). Attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. L’Ema sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia

Nel dettaglio:

A Maggio del 2019 – riporta l’Ema – il comitato per la sicurezza dell’Ema (PRAC) ha iniziato una revisione dei farmaci antinfiammatori non steroidei ibuprofene e ketoprofene, a seguito di un’indagine dell’Agenzia Nazionale Francese per la Sicurezza dei Medicinali e dei Prodotti Sanitari (ANSM) che ha suggerito che l’infezione dovuta alla varicella e alcune infezioni batteriche potrebbero essere aggravate da questi medicinali.

Come possiamo notare, all’epoca erano state sollevate alcune preoccupazioni in merito a specifiche condizioni mediche, abbastanza da mettere in moto l’ente europeo. Nello stesso comunicato del Ministero della Salute, tuttavia, non vi era alcun divieto nell’uso dei FANS per i malati Covid-19. Infatti, lo stesso ministero invitava i cittadini a rivolgersi al proprio medico o al farmacista per la somministrazione:

In accordo alle linee guida nazionali di trattamento, i pazienti e gli operatori sanitari possono continuare a utilizzare FANS (come l’ibuprofene) come riportato nelle informazioni del prodotto approvate. Le raccomandazioni attuali prevedono che questi medicinali vengano utilizzati alla dose minima efficace per il periodo più breve possibile.

I pazienti che hanno qualsiasi dubbio devono rivolgersi al proprio medico o al farmacista. Attualmente non ci sono ragioni per interrompere il trattamento con ibuprofene, in base a quanto riportato sopra. Ciò è particolarmente importante per i pazienti che assumono ibuprofene o altri FANS per malattie croniche.

Come possiamo notare, fin dal 18 marzo 2020 le linee guida nazionali di trattamento permettevano l’uso dei FANS.

Il parere del CTS

In merito alla vicenda, il 20 marzo 2020 il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) non sconsigliava l’uso dei FANS come l’ibuprofene:

Il CTS, infine, sottolinea che non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’impiego d’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. Studi epidemiologici nel merito potranno fornire utili informazioni a meglio definire l’eventuale effetto, semmai esistente, sia d’ibuprofene,sia di altri farmaci anti-infiammatori non-steroidei,sulla severità dei quadri di COVID-19.

La conclusione dell’EMA

In una nota del 30 marzo 2020, l’EMA pubblica una nota in merito all’indagine sui FANS come l’ibuprofene. Ecco quanto riportato dal sito del Ministero della Salute:

L’Agenzia europea del farmaco (EMA) in merito a notizie, soprattutto diffuse sui social media, secondo cui gli antinfiammatori non steroidei (FANS), come ad esempio l’Ibuprofene, potrebbero aggravare la malattia da COVID-19, ha recentemente pubblicato una comunicazione in cui specifica che attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’Ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19.

Non manca, neanche questa volta, la raccomandazione per i pazienti:

L’EMA nella sua nota raccomanda che in caso di dubbi o incertezze sui farmaci, i pazienti si rivolgano al loro medico o farmacista e non interrompano la consueta terapia senza aver prima consultato un operatore sanitario e ricorda che i medicinali devono essere prescritti e utilizzati conformemente alla valutazione clinica, tenendo debitamente conto delle avvertenze e delle altre informazioni presenti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) e nel foglio illustrativo, nonché delle indicazioni fornite dall’OMS e dagli organismi nazionali e internazionali competenti.

La bufala sull’ibuprofene diffusa nel marzo 2020

Nel mese di marzo circolava un falso messaggio Whatsapp, diventato virale e attribuito a un medico, che sconsigliava l’uso dell’ibuprofene e dell’aspirina:

Ricevuto dal Prof.Walter Pascale del IRCS ospedale Galeazzi di Milano.

Il virus ha appena mostrato di entrare nella cellula alveolare polmonare attraverso il recettore ECAII. Quando si lega ad esso, lo sovraesprime e uccide la cellula alveolare. Da qui tutto ciò che produce. Gli uomini hanno più recettori delle donne, gli asiatici più dei caucasici e le persone che assumono farmaci antiipertensivi come gli antiECA e in particolare gli anti-ECAII hanno una sovraespressione brutale del recettore e quindi sono più sensibili alle infezioni e l’infezione è più grave.

I casi gravi di giovani sono pazienti che hanno assunto farmaci antinfiammatori all’inizio della malattia. Dovresti evitare l’aspirina, l’ibuprofene, il naprossene, il voltarene (diclofenac), ecc., Perché favoriscono le forme gravi. * Dovresti assumere solo paracetamolo *

Non assumere ibuprofene o antinfiammatori se sospetti di Covid

In Francia 4 casi gravi di giovani senza patologia precedente hanno in comune l’assunzione di ibuprofene

È un annuncio del ministero della salute

Apparentemente rende l’infezione molto più rapida.

La segnalazione con richiesta di verifica giunta a Open.

I FANS previsti fin dal 2020

Come riportato nei comunicati del marzo 2020, già all’epoca le linee guida indicavano la possibilità di usare i FANS. Nella circolare del 30 novembre 2020 vengono riportate le raccomandazioni per la «gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2»:

Paracetamolo o FANS possono essere utilizzati in caso di febbre o dolori articolari o muscolari (a meno che non esista chiara controindicazione all’uso). Altri farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico.

Tali raccomandazioni sono continuate nel tempo, come riportato nel comunicato del Ministero della Salute del 27 aprile 2021:

utilizzare un trattamento di tipo sintomatico con paracetamolo o FANS in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso, o altri farmaci sintomatici su giudizio clinico.

Le linee guida non imponevano solo il paracetamolo e la “vigile attesa”

Il paracetamolo è il principio attivo del farmaco Tachipirina. Proprio attraverso quest’ultimo vengono raccontate in maniera impropria e fuorviante le linee guida sintetizzate in questo modo: «Tachipirina e vigile attesa». Ne abbiamo parlato in un articolo del 10 giugno 2021 dal titolo «Terapia domiciliare per la Covid-19: la bufala della “Tachipirina e vigile attesa” e la ricerca di una cura (che ancora non c’è)»:

Bisogna innanzitutto chiarire che la vigile attesa non significa abbandonare il paziente al suo destino senza far nulla, ma significa monitorare costantemente i suoi parametri e valutare la somministrazione di alcuni farmaci raccomandati non solo dal Ministero della Salute, ma anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

Di recente, alcuni medici tentarono di annullare la circolare ministeriale dove venivano riportate le linee guida, sostenendo che vi fosse una sorta di impedimento nell’uso di farmaci. Ecco quanto riportato dalla sentenza del Consiglio di Stato che diede ragione al Ministero della Salute:

Quanto al primo aspetto, anzitutto, bene rileva il Ministero appellante come la sentenza impugnata abbia travisato la reale portata della circolare ministeriale e delle richiamate raccomandazioni dell’AIFA, che non contengono prescrizioni vincolanti per i medici e non hanno un effetto precettivo cogente

Successivamente, nel 2022, venne apportata una modifica alle linee guida, ossia la rimozione della scritta «vigile attesa» riportandone il suo significato, già noto fin dal 2020:

PRIMA: «vigile attesa (intesa come costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente);»

DOPO: «costante e accurato monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente […]»

In merito al paracetamolo e i FANS, nel nostro articolo del febbraio 2022 riportavamo quanto segue:

Nell’elenco delle raccomandazioni per il trattamento dei sintomi non c’era soltanto il paracetamolo (principio attivo della Tachipirina), ma anche i FANS. Per questi ultimi viene riportata la dicitura completa «farmaci antinfiammatori non steroidei», evitando ogni scusa della loro presunta assenza, ma soprattutto un avvertimento:

«Si ricorda che paracetamolo e farmaci antinfiammatori non steroidei hanno meccanismi d’azione differenti e, alle dosi correntemente impiegate, il primo non ha proprietà antinfiammatorie, ma, al contrario, è di utilità per il suo effetto antipiretico e analgesico».

Lo studio e le linee guida

Un elemento dello studio italiano pubblicato e citato dal Corriere della Sera è stato riportato dal medico Salvo Di Grazia, attivo da anni nella lotta contro la disinformazione in ambito medico. Si tratta di un grafico riassuntivo, presente nello studio, che combacia con l’elenco da lui riportato in un suo tweet:

Se non hai sintomi non usi niente.

Se hai sintomi usi anti infiammatori o paracetamolo.

Se desaturi usi cortisonici.

Se peggiori ricovero.

1) Studio Ist. Mario Negri. 2022.

2) Linee guida ministero della salute 2020.

La quantità di disinformazione di questi mesi è rivoltante.

Aureliano Stingi, PhD in Cancer Biology, spiega in un thread (con la collaborazione di Marco Pregnolato) in cosa consiste la pubblicazione citata dal Corriere della Sera: non si tratta di uno studio clinico, ma di «un riassunto di altri studi e che quindi elenca ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo» concludendo così: «Quindi non è uno studio che permette di confermare o smentire l’efficacia di una terapia».

La falsa rivincita dei No Vax

Nelle aree contrarie ai vaccini anti Covid è partita la narrazione che vede nello studio un’alternativa “a loro favore”. Di fatto, lo studio non nega in alcun modo l’importanza dei vaccini anti Covid, come si può facilmente leggere nell’introduzione dello stesso:

Indeed, COVID-19 vaccines have contributed to the reduced risk of SARS-CoV-2 infection, and provide protection against severe disease caused by the SARS-CoV-2 variants, including omicron.

Conclusioni

L’uso dei FANS, come l’ibuprofene e l’aspirina, non risultano vietati nel trattamento dei pazienti Covid-19 per i sintomi come febbre o dolori articolari o muscolari. Questi farmaci sono previsti dalle linee guida fin dal 2020 insieme al paracetamolo (es. Tachipirina), entrambi liberamente prescritti dai medici secondo le necessità dei pazienti.

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