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I rari discorsi alla nazione della regina, le sue parole potenti nei momenti cruciali per il Regno Unito e il mondo – Il video

08 Settembre 2022 - 21:47 Michela Morsa
La regina Elisabetta ha parlato solo 6 volte alla nazione. L'ultima volta in piena pandemia, l'8 maggio 2020 dopo quello storico un mese prima

Sono state rarissime le occasioni in cui la regina Elisabetta II, nei suoi oltre 70 anni di regno, ha deciso di rivolgersi direttamente alla nazione con un discorso televisivo. Sì, c’è sempre stato il messaggio di Natale, trasmesso in televisione il 25 dicembre di ogni anno fin dal 1957, ma sono solo sei le volte in cui, di fronte a un momento storico (e molto spesso tragico) per il Regno Unito, la regina ha sentito il bisogno di parlare al suo popolo. La prima volta nel 1991, dopo quasi 40 anni di regno.

La prima Guerra del Golfo, febbraio 1991

Il primo discorso della regina Elisabetta è stato trasmesso appunto a 39 anni dall’inizio del suo regno quando, il 24 febbraio 1991, è iniziata la guerra in Iraq, conosciuta come la prima Guerra del Golfo. Elisabetta ha parlato dell’orgoglio della nazione nelle sue forze armate e della sua speranza che la nazione si unisca e preghi per un «rapido» successo dell’esercito britannico. Ha detto che sperava che ciò potesse essere ottenuto con «il minor costo possibile in vite umane e sofferenze», aggiungendo che «possa allora essere concessa la vera ricompensa del loro coraggio, una pace giusta e duratura». Parlando della necessità della guerra, ha detto: «Per il bene di tutto ciò che noi stessi abbiamo a cuore e dell’ordine e della pace mondiale, è impensabile rifiutarci di raccogliere la sfida». Ha avvertito che il compito sarebbe stato difficile e che ci sarebbero stati «giorni bui davanti», aggiungendo che la guerra «non poteva più essere confinata sul campo di battaglia».

Ansa | La regina Elisabetta e il principe Filippo in occasione della parata per la vittoria della Guerra del Golfo, a Londra nel giugno del 1991

La morte della principessa Diana, settembre 1997

La seconda volta che la regina ha deciso di rivolgersi alla nazione è stato alla vigilia del funerale di Diana, principessa del Galles deceduta in un incidente stradale il 30 agosto 1997 a Parigi. Il 5 settembre, Elisabetta ha parlato in diretta dal balcone di Buckingham Palace, di fronte a migliaia di persone, radunatesi fuori dai cancelli del palazzo reale per deporre fiori e rendere omaggio alla principessa. Il linguaggio usato dalla regina nella trasmissione è stato profondamente personale. Ha detto che stava parlando «dal cuore» come «la tua regina ma anche come una nonna». Ha reso un omaggio a Diana, dicendo che era stata un «essere umano eccezionale e dotato» che «ammirava e rispettava per la sua energia e impegno per gli altri e soprattutto per la sua devozione ai suoi due ragazzi». La regina ha affermato che il funerale sarebbe stato un’opportunità per esprimere dolore per la morte di Diana e gratitudine per la sua vita, fornendo anche un’opportunità per «mostrare al mondo intero la nazione britannica unita nel dolore e nel rispetto».

Ansa | Un momento dei funerali della principessa Diana, 6 settembre 1997

La morte della regina Madre, aprile 2002

Cinque anni dopo, un’altra perdita per la famiglia reale. La morte a 101 anni, il 30 marzo 2002, della “regina Madre”, l’amata moglie (e madre di Elisabetta e della principessa Margaret) di re Giorgio VI, ha addolorato Elisabetta che, qualche giorno dopo, ha voluto ringraziare i suoi cittadini per l’enorme dimostrazione di affetto nei suoi confronti. Nel suo discorso, ha ringraziato anche i tempi vissuti dalla madre, «un secolo per questo Paese e per il Commonwealth, non senza prove e dolori, ma anche di straordinario progresso, pieno di esempi di coraggio e di servizio, nonché di divertimento e risate».

Ansa | La regina e il principe Filippo lasciano Westminster Abbey dopo i funerali della regina Madre, 2002

Il Giubileo di Diamante della regina, giugno 2012

Nel giugno 2012 il discorso della regina è stato per una volta celebrativo di un momento di festa. Il 4 giugno, infatti, è stato trasmesso in tutto il mondo un messaggio pre-registrato della sovrana per ringraziare tutti coloro che avevano celebrato il suo Giubileo di Diamante, ossia il 60esimo anniversario della sua ascesa al trono. «Gli eventi a cui ho partecipato per celebrare il mio giubileo di diamante sono stati una bella esperienza. Continuerò a fare tesoro e trarre ispirazione dalle innumerevoli gentilezze mostrate a me in questo paese e in tutto il Commonwealth», ha dichiarato, dicendosi «profondamente commossa»

L’emergenza da Coronavirus nel Regno Unito, aprile 2020

Dopo 8 anni, lo scoppio della pandemia da Coronavirus e la conseguente emergenza sanitaria, hanno portato la regina a rivolgersi ai 67 milioni di cittadini britannici, chiusi nelle loro case. Dal castello di Windsor, il 5 aprile 2020 Elisabetta ha ringraziato «chi resta a casa e così aiuta a proteggere le persone fragili e a risparmiare a molte famiglie il dolore già sofferto da quelli che hanno perso i loro cari», ammirandone la forza e il senso di responsabilità nei confronti della comunità. «Insieme stiamo affrontando l’emergenza, se restiamo uniti e risoluti vinceremo noi», ha detto la regina, lanciando un messaggio di speranza: «Prevarremo e la vittoria apparterrà a ciascuno di noi. Dobbiamo confortaci pensando che i giorni migliori torneranno».

Il 75esimo anniversario del VE Day, maggio 2020

L’ultimo discorso alla nazione della regina Elisabetta è stato l’8 maggio 2020, in occasione del 75esimo anniversario del VE Day (Victor in Europe day), il giorno della vittoria sulla Germania nazista, che nei Paesi anglosassoni corrisponde appunto all’8 maggio 1945, quando i tedeschi firmarono l’atto di capitolazione militare alla presenza degli alleati. Nel suo discorso, trasmesso in Tv, ha voluto ricordare lo spirito che ha guidato l’Europa verso la fine della Seconda guerra mondiale e che ha portato suo padre, re Giorgio VI, ad annunciare alla radio la vittoria degli alleati: «Mai arrendersi, mai disperare». Ancora una volta un messaggio di speranza in un momento ancora critico della pandemia.

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