Crollo del Pd, il ruggito di De Luca: «Basta depressione, chi si è stancato stia a casa»

In una nota il governatore della Campania critica la linea degli ultimi anni: «Il nostro linguaggio ha dimenticato le parole della gente normale. Parliamo una lingua morta e rischiamo di diventare un partito regionale»

Sul dibattito post elezioni che sta coinvolgendo il Partito Democratico, che ha incassato un risultato ben più basso delle aspettative alle elezioni di domenica scorsa e in rapida successione l’annuncio del passo indietro dell’attuale leader, Enrico Letta, interviene il governatore campano Vincenzo De Luca, noto per i suoi discorsi particolarmente duri, specie in video: «Avverto fra la nostra gente un clima di depressione, di “fine della storia”. Credo sia indispensabile uscire subito da questo stato d’animo. Il colpo è stato duro – scrive in una nota – Ma occorre reagire con forza. Chi si è stancato, stia a casa. Per chi vuole combattere è necessario guardare in faccia la realtà, con l’umiltà, il rigore, lo spirito autocritico necessariamente spietato, che ci è richiesto ora», scrive De Luca.


Il problema del PD

Che tenta di analizzare il problema alla base della sconfitta del suo partito: «Prima che un problema di uomini e di programmi, c’è un problema di relazioni umane. Nei nostri confronti è cresciuto un sentimento di insofferenza, di estraneità. Veniamo percepiti come un misto di presunzione, di supponenza e di inconcludenza. Il nostro linguaggio ha dimenticato le parole della gente normale. Parliamo una lingua morta. Spesso, non ci ascoltano neanche», continua il governatore campano, osservando che, come spesso viene recriminato dagli avversari politici, il personale politico del Pd ha perso ogni legame con i territori e, soprattutto, con la classe operaia e le fasce più povere della popolazione.


Il rischio della «dimensione regionalistica»

Poi ancora l’appello a «scuotersi» per evitare di essere relegati a una «dimensione regionalistica». «Non è finita la storia. È finita la vicenda di una forza politica che non si è data una identità programmatica chiara e percepibile, e un modo di essere, di lavorare e di selezionare i suoi gruppi dirigenti sulla base del merito e della militanza. Abbiamo davanti un problema politico enorme: è in gioco, ormai, il carattere di forza nazionale del Pd. Il Sud è scomparso dal suo orizzonte da anni e anni. E in queste condizioni, si rischia di diventare un partito meno che regionale, condannato all’ininfluenza. Ho apprezzato – continua De Luca – la grande dignità personale e politica espressa da Letta. Bene un congresso rapido, e quanto più aperto alla partecipazione popolare, e non autoreferenziale. Occorrono chiarimenti di fondo. La stagione politica ci obbliga a un linguaggio di verità». Poi la conclusione, con tanto di citazione latina: «Con rispetto, attendiamo all’opera i vincitori delle elezioni. Nihil dictu facilius: nulla è più facile che parlare. Governare e decidere, è un’altra cosa. E in ogni caso auguri all’Italia».

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