L’amara sconfitta di Letta: «Non mi ricandido alla guida del Pd, faremo opposizione intransigente» – Il video

A distanza di poche ore dalla chiusura delle urne il segretario dem: «Se siamo arrivati al Governo Meloni è per via del fatto che Giuseppe Conte ha fatto cadere il Governo Draghi»

«Gli italiani e le italiane hanno scelto: è stata una scelta chiara. Hanno scelto la destra, e avranno un governo di destra». Sono queste le prime parole pronunciate dal leader dem Enrico Letta, a distanza di poche ore dalla tornata elettorale che ha decretato la vittoria di Giorgia Meloni. Il morale alla conferenza stampa al Nazareno è inevitabilmente basso. Il Partito democratico, che si è aggiudicato il secondo posto, non è riuscito tuttavia a raggiungere il 20% delle preferenze, con poco distacco dal Movimento 5 Stelle. «Oggi è un giorno triste, per l’Italia e per l’Europa. Ci aspettano giorni duri». «Ci siamo battuti in tutti i modi contro questo esito. Abbiamo dapprima tentato, per la verità in solitudine, che la legislatura arrivasse alla sua fine naturale». E qui, la stoccata al Movimento: «Se siamo arrivati al governo Meloni è per via del fatto che Giuseppe Conte ha fatto cadere il governo Draghi. Quello è stato il punto da cui è partito tutto il resto».


E adesso, cosa succede? «Il Pd è il secondo partito del Paese, il secondo gruppo parlamentare, e la prima forza di opposizione, nel Parlamento e nel Paese. Faremo un opposizione dura e intransigente, con tutte le nostre forze. Andiamo all’opposizione con una grandissima determinazione a fare un’opposizione dura e intransigente. Il Pd non permetteremo che l’Italia esca dal cuore dell’Europa, che si stacchi dai valori europei o da quelli della costituente». A breve, preannuncia Letta, «Arriverà un congresso di profonda riflessione su cos’è e cosa vuole essere il nuovo Partito Democratico, all’altezza di questa sfida epocale di fronte a una destra che più a destra non ci è mai stata e ha un forte mandato a governare per i prossimi anni». Una “sfida epocale” che tuttavia non lo vedrà protagonista: «Assicurerò in spirito di servizio la guida del Pd nelle prossime settimane, ma non mi ri-presenterò candidato al prossimo congresso. Spetta a una nuova generazione rilanciare il Pd nell’interesse dell’Italia e dell’Europa».

Il “campo largo” e le relazione con il Movimento 5 stelle

Enrico Letta ripercorre le tappe del suo operato: «Ero tornato il 14 marzo dell’anno scorso su una forte richieste con due obiettivi: tenere unito e salvare il Pd dalla prospettiva di disgregazione. Il secondo era quello di parlare una legislatura in cui in Italia vincessero i valori progressisti e democratici. Ad oggi posso dire che il primo obiettivo è raggiunto. Il Pd lavorerà per costruire in prospettiva quello che non è stato possibile fare questo volta: il campo largo non è stato possibile, non per nostra responsabilità. L’abbiamo perseguito in tutti i modi e le forme, ma si sono sfilati alcuni interlocutori. Alcuni hanno tentato alla fine di sostituire il Pd, non di sedersi al tavolo con lui». Il leader dem ha menzionato anche le mosse del partito Azione, che definisce un «fuoco amico», come dimostra «la candidatura di Calenda nel collegio di Emma Bonino, che ha finito per aiutare l’elezione della candidata di destra».

A segnare il «cambio di clima» nel Paese, secondo Letta, è stata la guerra in Ucraina: «La mia percezione è che il vero cambio di clima nl nostro Paese è avvenuto con l’arrivo della guerra e i conseguenti problemi legati a energia, costi, inflazione.. il vero punto di svolta è avvenuto con la guerra. La destra è stata brava a capirlo e a trarne vantaggio. Il clima l’anno scorso, al momento della rielezione del presidente Mattarella, era completamente diverso». Viene poi approfondito il tema della decisione di separarsi dal Movimento pentastellato, la cui bontà viene con il senno di poi messa in discussione. A chi gli chiede se in futuro il partito dovrà riallacciare i rapporti con Conte il leader dem risponde: «So benissimo che le sconfitte sono sempre molto solitarie. Tutto nasce con la decisione di Conte di far cadere Draghi: se Meloni salirà a Palazzo Chigi dipende da questo. Io penso questo, poi saranno altri a dover gestire tutto ciò». Aprendo uno spiraglio di riconciliazione: «Per contrastare questa destra è importante che si riprendano le fila delle relazioni che consentono di fare un’opposizione importante».

Letta si è mostrato rammaricato anche rispetto al dato dell’astensionismo, soprattutto riguardo i giovani al quale ritiene di aver dedicato ampio spazio in campagna elettorale. Dimostra anche apertura all’autocritica, commentando: «Nei prossimi giorni faremo analisi. Evidente che ci sono stati errori, ma adesso faccio una scelta nell’interesse di un partito che ha bisogno di convocare il congresso, e vorrei che quest’ultimo avvenisse nei tempi più rapidi possibile». All’amarezza accompagna una nota di ottimismo: «Sarà la legislatura più a destra della storia d’Italia: è motivo di rammarico, ma anche uno stimolo per tutti noi. Ma il risultato elettorale non sposta l’Italia da dove deve stare: al centro dell’Europa».

Fonte video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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