In Evidenza ENISiriaUSA
FACT-CHECKINGCensuraComplottiDisinformazioneJacinda ArdernLibertà di stampaNuova Zelanda

No! La prima ministra neozelandese non ha mai detto che «Serve un sistema di censura globale contro la libertà di espressione»

05 Ottobre 2022 - 13:30 Antonio Di Noto
Il discorso di Ardern è duro in certi passaggi. Ma non si parla mai di censura. Anzi, la prima ministra neozelandese difende proprio quel valore - la libertà di parola - i complottisti la accusano di voler eliminare.

Da qualche giorno sta circolando su Facebook un articolo intitolato: Altro che “fascisti”, sinistra choc: “Serve un sistema di censura globale contro la libertà di espressione”. L’articolo, che viene condiviso nei post sul social network di Mark Zuckerberg, riprende un intervento della prima ministra neozelandese Jacinda Ardern tenuto di fronte all’assemblea generale dell’Onu a fine settembre. Le sue parole vengono travisate dai complottisti, che usano anche il termine «censura» quando questo non viene mai impiegato da Ardern.

Per chi ha fretta:

  • Ardern pronuncia un duro e speranzoso discorso d’incoraggiamento davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sottolineare l’importanza di combattere la disinformazione ai fini di mantenere sani i processi democratici.
  • Non viene mai utilizzata la parola censure, né questo concetto viene espresso.

Analisi

L’articolo in oggetto appare sul sito internet Rassegne Italia. Al suo interno la prima ministra viene definita «conosciuta da molti per gli approcci più autoritari e discriminatori al mondo». La Nuova Zelanda aveva adottato una politica particolarmente severa nei confronti del Covid, con lockdown che scattavano a partire da un solo caso di trasmissione interna. Al momento, però, le regole in vigore nel Paese oceanico non sono troppo diverse da quelle adottate dai Paesi europei.

Parte dell’intervento di Ardern viene inclusa in un video pubblicato sul secondo canale Telegram di V_V. Una setta antivaccinista, complottista e negazionista del Covid. Il collettivo si è rinforzato durante la pandemia da Coronavirus diffondendo false informazioni che negavano la stessa esistenza del virus e che spingevano le persone a rifiutare i vaccini. Open si è occupato varie volte di loro in passato, smentendo molte false informazioni che la setta diffonde (ad esempio qui quiquiqui e qui). Il gruppo si è anche reso protagonista di molestie e violenze negli hub vaccinali, Meta ha deciso di rimuoverli da Facebook a fine 2021.

Il video tagliato

Nel messaggio che accompagna il video si legge:

«Il primo ministro neozelandese chiede un sistema di censura globale. Ardern si è scagliato contro la “disinformazione” e ha chiesto una coalizione globale per controllare la parola. “Ma cosa accadrebbe se quella bugia, raccontata ripetutamente e su molte piattaforme, spingesse, ispirasse o motivasse gli altri a prendere le armi. Minacciare la sicurezza degli altri. Chiudere un occhio di fronte alle atrocità, o peggio, diventarne complici.” “Dopo tutto, come si fa a porre fine con successo a una guerra se le persone sono portate a credere che la ragione della sua esistenza non sia solo legale ma nobile? Come affronti il cambiamento climatico se le persone non credono che esista? Come garantite che i diritti umani degli altri siano rispettati, quando sono soggetti a retorica e ideologia odiose e pericolose?»

Ricercando le parole chiave del video diffuso su Telegram è possibile risalire al filmato originale, sul canale YouTube ufficiale delle Nazioni Unite. Guardandolo si può riscontrare che la versione su Telegram non è stata modificata per cambiare il senso di ciò che Ardern dice. Vengono solo effettuati dei tagli per evidenziare alcuni passaggi.

Il discorso di Ardern

Ardern spiega:

Questa settimana abbiamo lanciato un’iniziativa assieme a compagnie e non-profit per migliorare la ricerca e la comprensione su come le esperienze online di una persona vengono gestite da processi automatizzati. Questo processo è importante perché ci aiuta a capire meglio la disinformazione online. Una sfida che, come leader, dobbiamo affrontare. Comprendo che persino il più lieve intervento contro la disinformazione possa essere interpretato come ostile nei confronti dei valori della libertà di parola che teniamo in altissima considerazione.

Non so quale sia la risposta a questa sfida. Ma posso dire con assoluta certezza che non dobbiamo ignorarla. Perché farlo metterebbe a repentaglio le norme che noi tutti consideriamo importanti. D’altronde, come si fa a terminare una guerra se le persone che la sono portate a credere che i motivi che l’hanno generata non sono solo legali, ma anche nobili. Come si affronta il cambiamento climatico se le persone non sanno che esiste. Come ci si può assicurare che i diritti altrui siano rispettati se sono soggetti a ideologie che perpetrano un’ideologia retorica d’odio.

Le armi possono essere diverse ma l’obiettivo di coloro che le usano è spesso lo stesso. Creare caos e ridurre l’abilità altrui di difendersi; smembrare le comunità; far collassare la forza collettiva di Paesi che lavorano assieme.

Ma qui abbiamo un’opportunità per assicurarci che queste particolari armi non diventino parte integrante della guerra. Di questi tempi sono profondamente consapevole di quanto sia facile sentirsi scorati: stiamo affrontando molte battaglie su molti fronti. Ma c’è ragione d’essere ottimisti. Perché per ogni nuova arma che ci viene puntata contro c’è un nuovo strumento per difendersi. Per ogni tentativo di spingere il mondo verso il caos c’è la convinzione collettiva di ritornare all’ordine. Ne abbiamo i mezzi, ci serve solo la voglia collettiva.

Conclusioni

Il discorso di Ardern è duro in certi passaggi. Ma non si parla mai di censura. Anzi, la prima ministra neozelandese difende proprio quel valore – la libertà di parola – i teorici del complotto la accusano di voler eliminare.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche:

Articoli di FACT-CHECKING più letti