Direzione Pd, Letta: «Congresso aperto alle forze presenti in lista. Il simbolo del partito? Resti così com’è»

Il segretario invita a non trasformare questa fase di transizione in un «referendum su Conte e Calenda»

C’è una data: il prossimo segretario del Partito democratico dovrà entrare in carica a marzo 2023 e la fase congressuale chiudersi entro la fine dell’inverno. Enrico Letta, nella relazione tenuta davanti alla direzione nazionale al Nazareno, approfondisce le linee guida date agli iscritti con la sua lettera post voto. Un congresso aperto a tutte quelle forze politiche presenti nella lista elettorale insieme ai Dem alle elezioni dello scorso 25 settembre. Il segretario ribadisce l’intenzione di lasciare ogni incarico di partito dopo aver condotto la transizione in corso: «Lo riterrei un errore per voi e per il partito. Ho iniziato la mia militanza politica da giovane, sono stato ministro nel ’98 ed è giusto che il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni, una donna giovane». Letta chiede il rispetto di «tempi giusti, non una corsa che sia un X-Factor tra candidati per la segreteria». E soprattutto invita a non trasformare il congresso in un «referendum su Giuseppe Conte e Carlo Calenda». Per l’attuale segretario Dem, tra i pochi capisaldi con cui dissemina il suo discorso, c’è il simbolo: «Io amo il simbolo del Pd. Discuteremo di tutto, ma la mia personale scelta è che il simbolo rimane così com’è, perché racconta il nostro servizio all’Italia». Il capo del Nazareno, ritenendo necessario che il congresso dia «una forte legittimazione al nuovo gruppo dirigente», esorta a utilizzare gli strumenti statutari per riformare il partito. Tra questi, le primarie che si terranno nella «quarta fase» della timeline scandita da Letta: consultazione aperta a tutti e dalla quale emergerà il prossimo segretario in un voto tra due candidati, scelti nella «terza fase» dagli iscritti.


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