M5s, Conte contro tutti: «Difficile sedersi al tavolo con Renzi, Calenda e questi vertici del Pd»

Il leader dei 5 stelle lancia anche una stoccata a Gualtieri: «Mi pare che i problemi di Roma siano ancora tutti lì»

Il tema della conferenza stampa convocata da Giuseppe Conte, il pomeriggio dell’8 novembre, doveva essere l’imminente tornata elettorale per la Regione Lazio. L’incontro con i giornalisti, però, si è rivelato un contenitore per parlare anche di questioni inerenti alla politica nazionale. Con una costante: gli attacchi riservati alle altre componenti del centrosinistra. Tanto il Terzo polo quanto il Partito democratico sono stati presi di mira dal presidente del Movimento 5 stelle. Che su Matteo Renzi e Carlo Calenda ha dichiarato: «A parte i loro insulti che rendono impossibile sedersi intorno a un tavolo, io ho parlato di punti qualificanti di un’agenda progressista. Ma come si fa a definire un programma con forze che fanno del neoliberismo di fatto e del pragmatismo efficientista il fulcro della loro azione politica?». E su una possibile alleanza in ottica elezioni regionali, il “no” è secco: «La risposta la danno loro perché si affidano alla logica dell’insulto e della volontà di distruggere il Movimento». Conte non è stato certamente più indulgente con il Nazareno: «Con questi vertici del Partito democratico abbiamo difficoltà a sederci allo stesso tavolo. Una difficoltà che nasce da questioni politiche serie».


Tra queste, ha annoverato la norma sull’inceneritore di Roma, inserita «senza nessun preavviso in un decreto dedicato agli aiuti a famiglie e imprese – e ancora -. Quando abbiamo detto no al riarmo per genuina convinzione e abbiamo proposto un’agenda sociale, il nostro alleato non è che non ci ha appoggiato, ma ha puntato il dito contro di noi sposando l’agenda Draghi, un documento vuoto, accomunandoci a Salvini e Meloni per l’escalation militare. Quando i nostri scissionisti sono andati in tv a accusarci delle peggiori nefandezze, il Pd non è stato silente ma ne ha approfittato per candidarli nelle liste o in coalizione. Quando i sondaggi ci davano al 6 o 7%, in campagna elettorale, il Pd ne ha approfittato per darci il colpo di grazia, per metterci alla gogna e emarginarci come appestati». L’argomento Capitale ha fornito al leader pentastellato l’occasione per sferrare una stoccata diretta al sindaco Dem Roberto Gualtieri: «Mi pare che i problemi di Roma siano rimasti tutti sul tavolo, c’è stata una fuga in avanti solo sull’inceneritore, buona per gettare fumo negli occhi dei cittadini: ci vorranno sei o sette anni per realizzarlo mentre è stato dato il segnale che risolverà tutti i problemi».


I “no” di Conte per il Lazio

L’amicizia con Goffredo Bettini – il 6 novembre, al suo compleanno, c’era anche Conte fra gli invitati – non è bastata a risparmiare il Pd dalle invettive dell’ex presidente del Consiglio. Adesso, forte dei sondaggi che danno il M5s come secondo partito, è il grillino a dettare le regole. Su eventuali alleanze per il Lazio, Conte ha chiarito: «Noi non portiamo rancore, lo voglio dire a tutto il mondo del Pd che in questi giorni si sta sbracciando chiedendoci un atto di generosità. La nostra generosità non esiste se significa scarsa chiarezza sui programmi, annacquamento dei nostri valori e principi. Allora ripartiamo da qui, chi c’è è il benvenuto, purché si comporti con lealtà e condivida il nostro progetto politico serio per la comunità regionale del Lazio». Conte l’ha ribadito un paio di volte: il programma per le regionali sarà quello dei 5 stelle, chi vorrà aderirvi «è il benvenuto» e il nome del candidato sarà scelto insieme alle altre forze politiche che abbracceranno la visione grillina. Vale a dire – per riprendere qualche esempio fatto da Conte – stop alla realizzazione dell’autostrada Roma-Latina, riconversione della centrale Enel di Civitavecchia, impedire la costruzione di inceneritori e niente più nomine politiche dei dirigenti sanitari.

Leggi anche: