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Midterm 2022, ecco come i sostenitori dei brogli elettorali si preparano al voto del 2024

08 Novembre 2022 - 18:39 David Puente
Dai candidati negazionisti ai gruppi organizzati, giochi a premi per raccogliere fantomatiche prove e l'evoluzione dei QAnon

Che la maggioranza dei candidati repubblicani neghi l’esito elettorale del 2020 è un dato di fatto, da questo punto di vista Donald Trump non ha perso la sua leadership e punta candidamente alle elezioni del 2024. Il percorso è stato tracciato e parte di esso viene (e verrà) intenzionalmente minato dalla disinformazione al fine di rafforzare, qualunque sarà l’esito dell’attuale appuntamento elettorale, il negazionismo della legittimità del voto.

La coalizione dei candidati negazionisti

Oltre alla ben nota campagna “Stop the Steal“, organizzata dal complottista Ali Alexander, sono diverse le realtà che hanno costruito l’impalcatura che porterà a un gradino più alto il livello della disinformazione in vista delle prossime presidenziali americane. La prima riguarda proprio i candidati repubblicani attraverso la cosiddetta “America First Secretary of State (SOS) Coalition” capitanato da Jim Marchant, l’uomo d’affari negazionista del risultato elettorale del 2020 che punta al ruolo di Segretario di Stato per il Nevada. Ottenere il maggior numero di Segretari di Stato negazionisti permetterebbe a Donald Trump di ottenere ciò che non era riuscito nel 2021 con il repubblicano Brad Raffensperger nello Stato della Georgia, il quale si era opposto alle pressioni dell’ormai ex Presidente per ribaltare l’esito del voto. Nel profilo di Jody Hice, candidato a sostituire o stesso Raffensperger, accusa il collega di partito di aver minato l’integrità delle elezioni. Secondo questa coalizione di candidati, dietro i brogli ci sarebbe George Soros.

Il gruppo “Look Ahead America”

Le attività dei negazionisti del voto passa anche per i diversi social, tra questi Discord. Un gruppo chiamato “Look Ahead America“, composto da circa 3 mila membri attivi (ora non più attivo in quanto bannato dalla piattaforma), si è organizzato nel tempo con l’obiettivo di perseguitare e molestare gli impiegati statali affinché revochino la registrazione degli elettori considerati “sospetti”. In qualche caso ci sono riusciti, ottenendo la revoca di una manciata di elettori anche solo per la mancata indicazione del numero civico della nuova residenza.

Le pressioni del gruppo, così come le loro idee, hanno influenzato anche la Wisconsin Elections Commission (WEC). Nel mese di ottobre 2022, la WEC aveva pubblicato delle linee guida sul come gestire le segnalazioni da parte dei privati cittadini che contestino i registri elettorali. All’interno troviamo anche alcuni esempi, come la contestazione contro un cittadino americano che aveva indicato una casella postale o altro indirizzo non riconosciuto in qualità di abitazione privata: a seguito delle indagini, si trattava di un veterano ospitato all’interno di una struttura ospedaliera per veterani disabili.

Il gruppo “True the Vote” e il film documentario “2000 mules”

Un altro gruppo di negazionisti dell’esito elettorale, noto come “True the Vote” con sede in Texas, nasce con l’obiettivo di «impedire la frode elettorale» formando veri e propri volontari attivi nell’osservare e individuare azioni sospette. A seguito delle elezioni del 2020, i membri del gruppo avevano promesso di fornire informazioni e prove dei fantomatici brogli alle autorità federali. Le prove non sono mai giunte a destinazione.

Una delle grafiche del documentario complottista.

Le azioni del gruppo hanno ispirato il regista e politico di destra Dinesh D’Souza a realizzare il film documentario “2000 mules”, basato su una presunta geolocalizzazione e riprese video di fantomatici “corrieri” che avrebbero inserito numerose schede elettorali nelle cassette postali di diversi Stati chiave, come l’Arizona, Georgia e il Wisconsin. Un lavoro di tracciamento di cellulari e di geolocalizzazione che sarebbe costato circa 2 milioni di dollari, ma risultato del tutto inconsistente.

Il documento del Georgia Bureau of Investigation dove indicano come “prive di evidenze” le presunte prove riportate dal gruppo True The Vote

Secondo i teorici del complotto, il tutto verrebbe dimostrato in particolar modo dai video dove dei “corrieri” vengono ripresi a inserire numerose buste elettorali all’interno di diverse cassette postali. Secondo le indagini dei funzionari della Georgia, di fronte alle presunte prove, i video mostravano alcune persone che depositavano legalmente le buste all’interno delle caselle in quanto parenti dei legittimi elettori. In una ricostruzione fornita da Factcheck.org, vengono riscontrate le diverse anomalie del documentario.

La challenge dei «cacciatori di frodi»

Due punti all’utente che pubblica una foto o un video di un presunto immigrato che vota illegalmente durante le elezioni. Il premio schizza fino a 50 punti se l’utente identifica un autobus che trasporta gli immigrati ai seggi elettorali. Una vera e propria challenge lanciata tramite i social (di cui 26 individuate dal New York Times) per ottenere e diffondere presunte prove che diano forza alla teoria dei brogli elettorali durante il Midterm.

Un’iniziativa che permetterà la generazione di nuovi contenuti, fuorvianti e decontestualizzati, che verranno poi utilizzati per contestare il voto in caso di sconfitta. Alcuni utenti hanno già iniziato a diffondere qualche video, ottenendo de punti, nonostante questi siano già stati condivisi e già ampiamente smentiti in passato. Dieci punti erano stati dati per la condivisione di un video dove venivano bruciate le schede, lo stesso utilizzato dai negazionisti dell’esito del voto del 2020 trattato anche da Open Fact-checking.

I QAnon e l’eredità dell’assente «Q»

La setta complottista QAnon non è affatto scomparsa, i seguaci del fantomatico «Q» hanno di fatto intensificato le loro attività evolvendosi e uscendo allo scoperto. Nell’arco della pandemia hanno abbracciato le teorie NoVax, così come la narrazione filorussa nei confronti di Biden e il sostegno a Putin sulla base del proverbio «Il nemico del mio nemico è mio amico». L’evoluzione dei membri è iniziata con una frattura interna, generata dall’assenteismo di «Q», lasciando campo libero agli influencer di vario genere purché ProTrump. Tra questi troviamo GhostEzra, noto per aver condiviso contenuti di chiara matrice neonazista diventando la principale voce Qanon pro-Hitler della setta. Tra coloro che hanno tratto profitto dall’assenza di «Q» è Ron Watkins, identificato in passato da linguisti forensi come possibile manovratore dell’account-guru della setta complottista.

Come spiegato da Alex Kaplan, esperto conoscitore dell’ambiente QAnon, la setta è diventata una rete negazionista della realtà di tipo tentacolare in assenza di «Q». Si è istituzionalizzata, raccogliendo il sostegno di funzionari e politici, in particolare nell’ambito locale, puntando di fatto al Congresso e ai ruoli chiave per sostenere Donald Trump alle prossime elezioni del 2024. Oltre agli ambienti NoVax e dell’estrema destra radicale, si sono integrati anche i negazionisti dell’11 settembre e altri teorici del complotto.

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