Turchia, Erdogan prepara l’esercito contro le milizie curde: «Lanceremo l’operazione di terra». La preoccupazione di Usa e Russia

Il presidente turco vuole allargare l’operazione “Artiglio-Spada”. Tre morti in un attacco con drone su una base curdo-americana in Siria

L’operazione aerea “Spada ad artiglio“, l’offensiva militare lanciata da Ankara contro le milizie curde nel Nord della Siria e in Iraq e iniziata due giorni fa, dopo i raid aerei dei giorni scorsi, potrebbe riversarsi «presto» sul piano terrestre, coinvolgendo «carri armati, la nostra artiglieria e i nostri soldati»: lo ha annunciato oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. L’obiettivo è quello di creare quella che il presidente turco definisce una «zona libera dal terrore», ossia un’area “libera” dalla presenza curda del Partito dei lavoratori del popolo (Pkk) e della sua componente siriana delle Unità curde di protezione del popolo (Ypg). «Se Dio vuole, presto li sradicheremo con i nostri carri armati, la nostra artiglieria e i nostri soldati», ha dichiarato Erdogan. «Abbiamo risposto al vile attacco che è costato la vita a 6 innocenti distruggendo obiettivi terroristi nel Nord dell’Iraq e della Siria – ha proseguito il presidente turco facendo riferimento alla risposta armata delle milizia curde -. E sappiamo molto bene chi arma e incoraggia i terroristi». Da giorni, infatti, la Turchia sta bombardando posizioni curde nel nord della Siria e in Iraq, in risposta all’attentato di Istanbul dello scorso 13 novembre, la cui responsabilità viene attribuita da Ankara al Pkk. La formazione curda, sino a oggi, non ha mai rivendicato quell’attacco e anzi ha respinto le accuse del governo turco su un suo possibile coinvolgimento.


Appelli all’unisono da Mosca e Washington

L’operazione militare turca – e la sua possibile estensione – inizia a preoccupare seriamente la comunità internazionale, inclusi gli Stati Uniti e la Russia. Da parte di entrambi i paesi, insolitamente allineati, è arrivato l’invito al presidente turco a non destabilizzare ulteriormente la situazione, altamente precaria, nella regione. La Russia ha infatti chiesto ai turchi di «trattenersi dall’uso eccessivo della forza militare in Siria, ed evitare ogni destabilizzazione», mentre il Dipartimento di Stato Usa ha espresso preoccupazione per «l’escalation in Siria», prendendone le distanze in modo netto. «Siamo profondamente contrari ad azioni militari non coordinate che violano la sovranità nazionale dell’Iraq», ha fatto sapere. Ma malgrado i richiami, il presidente turco non sembra volersi fermare. Questa mattina – secondo quanto ha riferito l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria – un drone armato turco avrebbe colpito una base militare nel nord-est del Paese condivisa dagli Usa e dalla coalizione locale guidata dal Pkk: nell’attacco avvenuto sarebbero rimasti uccisi tre miliziani curdi.


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