No! Questo studio non dimostra l’efficacia di un mix tra vitamina D e Lattoferrina nel prevenire la Covid-19

Purtroppo le vitamine non sono antivirali e nessuno studio ha dimostrato il contrario

A seguito della pubblicazione di un articolo di AdnKronos, è iniziata a circolare la presunta “conferma” che una combinazione di vitamina D e lattoferrina sia efficace nella prevenzione della Covid-19, una tesi molto in voga negli ambienti vicini ai gruppi delle terapie domiciliari. Non mancano le condivisioni Facebook di questa “notizia” (per esempio qui e qui), o da parte di alcune testate giornalistiche. Nonostante ciò, sono gli stessi autori a riportare nel paper che non esistono conferme scientifiche.

Per chi ha fretta:

  • Si sostiene che il mix tra i due integratori possa servire per il trattamento e la prevenzione della Covid-19.
  • La pubblicazione citata per sostenere tale teoria non la conferma affatto.
  • Gli autori della pubblicazione affermano con chiarezza che non vi sono studi in vivo, ossia sugli esseri viventi, che dimostrino con solide prove l’efficacia del mix di integratori.
  • Il paper è stato pubblicato in una rivista già sospettata e accusata in passato per “rivista predatoria”.

Analisi

Ecco un esempio di come viene commentata la “notizia” su Facebook:

Ma davvero??? Quindi chi consiglia vitamina D e lattoferrina non è più da considerarsi uno “stregone” o un “medico antiscientifico” (bell’ossimoro eh?) come veniva chiamato chi già due anni fa consigliava ai propri pazienti di assumere tali integratori? E vi ricordate che vitamine e integratori erano sconsigliati dai protocolli di Speranza? Accipicchia! Chissà quante altre cose dovrà rimangiarsi la scienza di regime… È solo questione di tempo…

Sono numerosi i post social che sostengono la narrazione dello “studio rivelatore”:

Il Ministero della verità e della vigile attesa di Speranza nel 2020 negava l’efficacia della vitamina D abbinata alla Lattoferrina. Poi succede che una ricerca confermi quel che molti medici sostenevano, venendo smentiti e crocifissi dal sopra citato Ministero. Ora pro nobis! E sempre vivano i conflitti d’interesse.

Cosa riporta AdnKronos

Leggendo l’articolo di AdnKronos, gli autori del paper non affermano di aver dimostrato un effetto concreto:

Tali risultati – tira le somme Cipriano – suggeriscono che la Lattoferrina potrebbe essere un integratore da utilizzare in pazienti sia asintomatici, sia lievemente sintomatici per prevenire l’esacerbazione di Covid-19. In questo senso, l’uso combinato di Lattoferrina, attraverso un’associazione di assunzione orale (in forma liposomiale) e una formulazione spray nasale, insieme alla vitamina D, potrebbe rappresentare una valida terapia per il trattamento e la prevenzione della malattia da Coronavirus. Sono, ad ogni modo, necessari ulteriori studi clinici randomizzati prima di raccomandarli per il trattamento e la profilassi dei pazienti affetti dall’infezione – conclude il ricercatore – ma questa è la via da percorrere.

Cosa riporta realmente il paper

Il paper, liberamente consultabile sul sito della casa editrice della rivista, riporta delle conclusioni molto chiare in merito alla teoria:

The combined use of LF and vitamin D could represent, through a synergistic action, a valuable therapeutic support and also for the prevention of SARS-CoV-2 infection. In addition, the association of oral intake of LF and a nasal spray formulation would be an additional tool to prevent the spread and worsening of the infection. Although the combined use of LF and vitamin D seems to be a promising approach as an adjuvant for the COVID-19 management, there are still no in vivo studies with robust evidence to prove the benefits of using this combination of supplements against SARS-CoV-2 infection. Further randomized clinical trials are needed to evidence any related beneficial action before recommending/prescribing them for the population[30]. With the exception of the use of approved drugs, what is known so far is that the practice of physical exercises may be an ally for COVID-19 prevention and treatment, as well as to enhance SARS-CoV-2 vaccine immunogenicity[31].

Gli autori affermano, senza ombra di dubbio, che non vi siano studi «in vivo», ossia non vi sono state sperimentazioni cliniche condotte in un essere vivente. Il paper stesso riporta che non vi sono solide prove per dimostrare i benefici dell’utilizzo di questa combinazione di integratori contro l’infezione da Sars-CoV-2.

La rivista scientifica e la “nota” casa editrice

Il sito Beallslist.net riporta da anni la cosiddetta “Beall’s List“, un elenco di editori ritenuti “predatori” stilata dal bibliotecario dell’Università del Colorado Jeffrey Beall. Il paper è stato pubblicato sul Word Journal of Clinical Cases, rivista appartenente a una casa editrice elencata nella blacklist di Beal in quanto sospettata di essere predatoria: la Baishideng Publishing Group.

La rivista Word Journal of Clinical Cases viene citata anche su Retractionwatch.com, sito che riporta le ritrattazioni degli articoli scientifici. Il caso riguardava uno studio di un professore australiano che venne sottoposto alla peer-review di un suo collega e co-autore. Un episodio che avrebbe costretto il redattore capo della rivista a dimettersi in polemica con l’editore, in quanto quest’ultimo si rifiutò di ritrattare la pubblicazione.

In merito al paper oggetto di questo articolo, nelle note a piè di pagina troviamo l’elenco dei revisori. Risulta curioso la presenza di un nome («Li X») sia in quella lista che in quella dei firmatari di uno studio sulla lattoferrina presente nelle Referendes (la n.24). In mancanza di un riferimento chiaro che identifichi che siano la stessa persona, non è possibile riscontrare un caso come quello rivelato da Retractionwatch.

Conclusioni

Contrariamente a quanto interpretato da utenti, siti e account social vari, la pubblicazione citata non pretende affatto di dimostrare che vitamina D e lattoferrina abbiano una efficacia concreta nella prevenzione o nel trattamento della Covid-19, limitandosi a ipotizzarla sulla base di precedenti e limitate pubblicazioni. Gli stessi autori rivelano la mancanza di uno studio in vivo, ossia sugli esseri viventi, che possa in qualche modo dare forza alla teoria.

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