No! Il ministero della Salute non aveva fatto ricorso “contro le cure domiciliari”. La frase è fuorviante

La foto con il ministro Speranza veicola una falsa notizia. Vediamo perché

Il 1 settembre è arrivato dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) il primo ok ai vaccini adeguati alle varianti Omicron. Riaprendo il dibattito sui vaccini, torna in auge anche quello su anti-infiammatori e terapie domiciliari per il trattamento della malattia. E con essi, torna anche la disinformazione.

Per chi ha fretta:

  • Una foto in circolazione insinua che il ministro della Salute Roberto Speranza si sia espresso contro le “cure domiciliari” per il trattamento del Covid-19 presso il Consiglio di Stato.
  • In realtà si tratta di un titolo fuorviante che veicola una notizia falsa.
  • La possibilità di trattamenti domiciliari è possibile già dal 2020.
  • Il Consiglio di Stato ha poi respinto quanto ottenuto al TAR da alcuni medici che avevano provato a contestare le linee guida denunciando la presenza di “limiti” al ricorso ai farmaci.

Analisi

Circola una foto su Facebook che ritrae il ministro della Salute Roberto Speranza. Il suo volto appare come immagine di copertina in un articolo dal titolo: Covid: il ministero della Salute ricorre al Consiglio di Stato contro le cure domiciliari. «Perché contro ministro? Che male fa una cura?», chiede un utente condividendo l’immagine.

L’allusione è alla presunta avversione del ministro Speranza nei confronti delle “cure domiciliari”. Ne avevamo già parlato in questo articolo, pochi giorni fa, chiarendo che titoli del genere sono fuorvianti e veicolano una notizia falsa.

Lo screenshot riguarda un articolo pubblicato da L’Indipendente, il quale riporta la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti i medici del gruppo noto come “Comitato Cure Domiciliari Covid-19” che avevano provato ad annullare la circolare ministeriale dove venivano riportate le linee guida, sostenendo che vi fosse una sorta di impedimento nell’uso di farmaci. Il Consiglio di Stato diede però ragione al Ministero della Salute. Riportiamo di seguito il testo dalla sentenza:

Quanto al primo aspetto, anzitutto, bene rileva il Ministero appellante come la sentenza impugnata abbia travisato la reale portata della circolare ministeriale e delle richiamate raccomandazioni dell’AIFA, che non contengono prescrizioni vincolanti per i medici e non hanno un effetto precettivo cogente

Le linee guida ministeriali

Per contestualizzare meglio la sentenza, è utile leggere come vennero effettivamente formulate le prescrizioni in esame. Partiamo col dire che OMS ed EMA, così come AIFA, non avevano posto un divieto per l’uso dei FANS nei pazienti Covid-19. In Italia, nello specifico, già dal 2020 le linee guida del governo ammettevano l’uso dei FANS in alternativa al paracetamolo per il trattamento dei sintomi legati al contagio da Coronavirus, come febbre o dolori articolari o muscolari. Nella circolare del 30 novembre 2020, per esempio, vengono riportate le raccomandazioni per la «gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2». Nel documento si legge che «Paracetamolo o FANS possono essere utilizzati in caso di febbre o dolori articolari o muscolari (a meno che non esista chiara controindicazione all’uso)». Si aggiunge che «Altri farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico».

Dunque i medici già due anni fa avevano la possibilità di decidere se somministrare paracetamolo o FANS, scongiurando il rischio che i pazienti ricorressero a terapie «fai da te». Con il tempo, queste raccomandazioni non hanno subito alcuna inversione di rotta. Nel comunicato del Ministero della Salute del 27 aprile 2021, per esempio, leggiamo che «in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso» è possibile ricorrere a un «trattamento di tipo sintomatico con paracetamolo o FANS, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso, o altri farmaci sintomatici su giudizio clinico».

«Non bisogna dire no ai vaccini perché ci sono le cure»

Proprio di recente, nel corso della trasmissione 30 minuti al Massimo condotta dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini, Speranza si era espresso sul tema. Commentando lo studio dell’Istituto Mario Negri, che indica come gli antinfiammatori somministrati precocemente riducano il rischio di ospedalizzazione, Speranza aveva puntualizzato: «Siamo stati il primo Paese che ha dato indicazioni chiare sugli antinfiammatori» nel trattamento del Covid-19. «Tutte le circolari, a partire da novembre 2020, hanno dato sempre queste raccomandazioni, ma dire no ai vaccini perché ci sono le cure è sbagliato», aveva concluso.

Conclusioni

La foto usata per affermare che il ministro Speranza si sia schierato contro le terapie domiciliari veicola una notizia fuorviante. Il contenzioso in esame vide la vittoria del ministero della Salute, in quanto il Consiglio di Stato ritenne che né le circolari diffuse dal 2020 né le raccomandazioni dell’AIFA contenessero prescrizioni vincolanti per i medici.

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