Corruzione dal Qatar, un pentito nell’indagine: i conti segreti dell’Ong e gli italiani sotto la lente

Una persona coinvolta nell’indagine collabora con gli inquirenti. E racconta la rete di Panzeri, che stava in piedi grazie ai finanziamenti privati

C’è un pentito nell’indagine sulla corruzione dal Qatar. Si tratta di una delle persone coinvolte nell’inchiesta e il suo nome non è ancora noto. Ma ha iniziato a collaborare con gli inquirenti. Spiegando le attività della “Fight Impunity” e fornendo una mappa delle persone collegate alla Ong. Quella fondata da Antonio Panzeri, nella cui casa a Calusco D’Adda ieri la Guardia di Finanza ha nel frattempo trovato 17 mila euro in contanti e alcuni orologi di valore. E sulla base delle indicazioni del pentito la polizia belga ha fatto partire nuove perquisizioni. Inviando un gruppo di gendarmi anche a Strasburgo. Dove sono stati apposti i sigilli ai computer del collaboratore di Andrea Cozzolino e di quello di Alessandra Moretti. E a quello di una funzionaria del parlamento: Mychelle Rieu, responsabile di unità della sottocommissione Diritti Umani.


I collaboratori dei parlamentari

A parlare del “pentito” oggi è Repubblica. Che punta il dito proprio sulla Ong “Fight Impunity”. Fondata da Panzeri nel 2019 con richiesta annessa di finanziamento al Parlamento Europeo (175 mila euro). Che finisce bloccato. Si finanzia con «donazioni private», prendendo fondi «anche da paesi a rischio» per ammissione dello stesso ex deputato del Partito Democratico. Gli altri canali restano ignoti. Anche perché non essendo iscritta nel registro della trasparenza non ha l’obbligo di depositare bilanci. Luca Visentini, il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Etuc) fermato con tutto il gruppo la settimana scorsa, è il solo a essere stato rilasciato dopo gli interrogatori.


Le parole di Visentini

A Repubblica dice che «il punto erano proprio le mie collaborazioni con Fight impunity che sono state equivocate. L’associazione era riconosciuta dal Parlamento europeo, aveva nel board personaggi influentissimi, si occupava di difesa dei diritti umani. A quanto pare, in base alle indagini in corso, sembrerebbe una organizzazione criminale finanziata dal governo del Qatar per corrompere in particolare i membri dell’Europarlamento e per indurli a prendere posizioni più favorevoli nei confronti del governo del Qatar. Ma io nulla potevo sapere».

La Ong “Fight Impunity”

«Sono state giornate pesanti e drammatiche. Non posso dire ancora molto. Domani (oggi) verrà pubblicato un comunicato da parte della Confederazione Internazionale», prosegue Visentini. «Si chiarirà che intanto il sindacato non è mai stato coinvolto, a nessun titolo, e che, per quanto riguarda me, non sono state trovate evidenze che io fossi in alcun modo collegato con attività di corruzione. Ho fornito tutte le informazioni necessarie. Ho anche chiarito che le mie posizioni nei confronti del Qatar non sono mai state influenzate da nessuno. Io mi sono limitato a dire che il Qatar aveva messo in campo alcune riforme. A cominciare dall’abolizione della Kafala, una forma di schiavitù del lavoro».

Antonio Panzeri, il grande manovratore

L’Ong aveva tra i membri onorari l’ex commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, che si è dimesso. Così come Emma Bonino. Per gli inquirenti era invece un «paravento» per influenzare il Parlamento Ue elargendo soldi e regali dal Qatar ai politici. Il Corriere della Sera spiega oggi che il giudice istruttore Michel Claise sta ricevendo assistenza giudiziaria dal pm di Milano Fabio De Pasquale. Secondo le prime risultanze investigative a Panzeri sarebbero intestati alcuni conti correnti con liquidità importanti. Oltre che immobili difficilmente acquistabili soltanto con il lavoro di europarlamentare. Nell’inchiesta ci sono anche i 100 mila euro spesi per una vacanza di Natale.

 

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