Qatargate, l’eurodeputato Smeriglio: «Doppia morale nel Pd? Non esiste. Ma è arrivato il tempo dell’autocritica» – L’intervista

L’europarlamentare, uno degli unici due del Pd a votare nelle scorse settimane a favore di un dibattito sul Qatar, commenta lo scandalo che sta travolgendo l’istituzione

Da Strasburgo – L’attività da eurodeputato di Massimiliano Smeriglio, ex vice di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio eletto al Parlamento Ue con il Partito Democratico, recentemente ha fatto notizia per due voti. L’ultimo, in ordine di tempo, riguarda la risoluzione che definisce la Russia uno Stato terrorista. Smeriglio, indipendente nel gruppo socialista, ha votato contro sollevando non poche polemiche in Italia. Ma qualche settimana prima che il Qatargate facesse tremare l’Aula di Strasburgo, l’europarlamentare con un passato da storico è stato uno degli unici due esponenti Democratici (l’altro è l’ex magistrato Franco Roberti) a votare a favore di una risoluzione proposta dal gruppo della Sinistra per avviare un dibattito in Aula sui diritti umani in Qatar


Perché ha votato in linea contraria al suo gruppo dei Socialisti e democratici?


«Mi sembrava chiaro e necessario fare una discussione pubblica sul Qatar in fase di apertura dei mondiali». 

E perché – come ha dichiarato il parlamentare di Renew Europe Pierre Karleskind – i socialisti, italiani compresi, hanno votato contro?

«La motivazione era più che altro formale: gran parte dei parlamentari erano contrari perché c’erano in corso delle missioni.  I deputati della delegazione italiana sulle risoluzioni più ostili hanno votato sempre correttamente, senza far sconti al Qatar».  

Conosce Antonio Panzeri?

«Certo, l’ho conosciuto qui al Parlamento europeo».

Ha mai parlato con lei di Qatar?

«No, sono fortunato, Mi occupo di cultura e Paesi poveri».

Il Parlamento europeo è più facilmente “corruttibile” rispetto ad altre istituzioni?

«Ci sono due temi: uno è la corruzione e il muoversi al di fuori del perimetro della legalità. L’altro riguarda la scarsa regolamentazione delle lobby al Parlamento Ue, che sono aumentate a dismisura negli ultimi anni: pensiamo solo alle case farmaceutiche che hanno investito milioni di euro durante la pandemia, oppure alla guerra che ha portato a grandi investimenti da parte di chi si occupa di sicurezza e armi. Le regole attuali non sono sufficienti per fermare questo fenomeno. Il paradosso sa qual è? Che una persona serissima come Irene Tinagli, la quale – in quanto presidente di una commissione – dichiara tutti i suoi meeting, viene accusata di incontrare i lobbisti. Dopo di che dobbiamo chiederci come si fa a gestire il rapporto con i Paesi autoritari. Perché qui siamo in presenza di nuove forme di lobbismo: Paesi autoritari che vengono a sponsorizzare eventi, petrolio, energia. Merci che spesso l’Europa è costretta ad accettare. Adesso al centro c’è il Qatar, ma che dire dell’Arabia Saudita che è venuta qui per la causa di Expo 2030?».

Come ha reagito allo scandalo che ha portato alla rimozione della greca Eva Kaili come vicepresidente del Parlamento?

«Sono arrabbiato perché in tempi come questi è fondamentale che la nostra credibilità democratica non venga minata. Un fatto così abnorme è un macigno che fa male anche perché dimostra che si arriva a utilizzare i diritti umani come merce di scambio con Paesi autoritari. Il contesto lo rende ancora più grave».

I socialisti europei si sono costituiti parte lesa. Un modo per prendere le distanze dal terremoto che potrebbe travolgerli?

«Pagano un prezzo molto alto. Io credo sia arrivato il momento di fare autocritica, è una batosta per il gruppo certo, ma bisogna reagire, aumentando la trasparenza, a partire dall’avvio di una commissione d’inchiesta sul caso Qatar. Bisogna essere un soggetto proattivo, cambiare in fretta le regole di auto-condotta e di ingaggio nei gruppi: sono norme vecchie che si riferiscono a un’epoca passata. Non ci possono essere più ex ministri che vengono qui a fare i mercanti».  

Perché è successo a sinistra? 

«È evidente che organizzazioni che si occupano di verificare la legittimità di processi e pratiche e di esercitare la capacità solidale trovino più spazio a sinistra. E lì possono esserci maggiori cortocircuiti». 

Nelle ultime ore ci sono state diverse dimissioni dal gruppo dei socialisti, comprese quelle di Pietro Bartolo. E altre si attendono nelle prossime ore. Questo scandalo è un problema anche per il Partito democratico?

«Non penso. In realtà al momento c’è solo una persona legata al Pd tra i coinvolti (Francesco Giorgi, assistente del deputato Pd non indagato Cozzolino e compagno della ex vicepresidente Kaili ndr)».

Esiste una doppia morale a sinistra come dice Matteo Renzi?

«Io credo che la questione morale sia finita da tempo e che anche Berlinguer sia stato ampiamente frainteso, visto che non si riferiva alla moralità dei singoli ma alla sistematica occupazione da parte dei partiti dei gangli di governo di tutte le funzioni più importanti. È ovvio che chiunque a sinistra senta una superiorità morale verso qualcuno sbaglia. Qui si tratta solo di essere molto onesti con sé stessi rispetto a quello che sta succedendo».

Il Pd lo sta facendo? Il capogruppo europeo Brando Benifei ha detto che è colpa della destra se non sono state fatte le leggi anti-lobby. 

«Devo ribadire ancora che il Pd non è coinvolto in questo scandalo. E poi se arrestano un capogruppo è un conto, altro se arrestano un usciere… Con tutto il rispetto per l’usciere. Al momento io vedo solo una delegazione composta da persone perbene». 

Lei ha firmato contro l’emendamento che definiva la Russia uno Stato terrorista. Domani al Parlamento europeo ci saranno numerosi esponenti del “coraggioso popolo ucraino” per ricevere il premio Sacharov, il più importante riconoscimento che il Parlamento assegna per la libertà di pensiero.  

«E io presenzierò al premio con grande piacere. Supporto la resistenza del popolo ucraino e ho votato decine di risoluzioni a favore di Kiev. In questo caso specifico contesto la questione sul piano del diritto internazionale e la posizione dell’Unione europea che rischia di schiacciarsi su quella della Nato. In Europa c’è una condizione troppo emotiva che non ci fa svolgere la nostra funzione di spazio politico indipendente».

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