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Qatargate, la confessione di Francesco Giorgi: «Ho fatto tutto per soldi di cui non avevo bisogno»

15 Dicembre 2022 - 06:55 Redazione
francesco giorgi eva kaili corruzione qatar
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Il collaboratore di Panzeri: «Lasciate stare Eva Kaili, la mia compagna non sa nulla e si deve occupare di nostra figlia»

È il 35enne Francesco Giorgi l’indagato nella vicenda della corruzione dal Qatar che ha deciso di confessare con gli inquirenti. L’ex collaboratore di Antonio Panzeri originario di Abbiategrasso ha ammesso di aver preso soldi nelle dichiarazioni messe a verbale il 10 dicembre davanti ai giudici belgi. Assumendosi le responsabilità. Scagionando però la compagna Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento Europeo e madre della loro figlia di 22 mesi. E chiedendo la sua scarcerazione. Repubblica racconta che Giorgi ha detto di aver «fatto tutto per soldi di cui non avevo bisogno». Giorgi ha raccontato del suo rapporto con Panzeri. E di come l’ex eurodeputato abbia cominciato a farlo lavorare a Strasburgo e a Bruxelles attraverso uno stage. Per un debito di riconoscenza ha quindi continuato a frequentarlo anche dopo la mancata rielezione. E ad occuparsi della «cassa» della sua Ong.

La compagna Eva Kaili e la figlia di 22 mesi

Come assistente parlamentare guadagnava circa 2.500 euro al mese. Per questo agli inquirenti ha detto di non aver bisogno dei soldi delle mazzette. Che erano destinati solo a lui e a Panzeri, ha sostenuto davanti ai giudici. E non a Kaili: «Farò il possibile affinché la mia compagna sia libera e possa occuparsi di nostra figlia di 22 mesi», ha dichiarato a verbale. A casa della parlamentare greca la polizia ha trovato 150 mila euro. Altri 600 mila erano in una valigia che portava il padre di Kaili. Ad Abbiategrasso invece l’apertura di una cassetta di sicurezza ha portato alla scoperta di altri 20 mila euro in contanti. Con il suo avvocato Pierre Monville Giorgi ha detto agli inquirenti di essere pentito. Ora l’obiettivo degli investigatori belgi è capire se ci siano altri europarlamentari coinvolti. Nelle carte dell’inchiesta se ne nominano quattro, di cui tre italiani e una italo-belga. Ma nei loro confronti la procura non ha preso alcun provvedimento. E alcuni sono stati scagionati proprio dalle dichiarazioni di Giorgi.

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