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Guariniello, la morte di Mihajlovic e le malattie legate alle cure dei calciatori: «Sul doping siamo indietro di 30 anni»

23 Dicembre 2022 - 04:22 Redazione
raffaele guariniello sinisa mihajlovic claudio lotito
raffaele guariniello sinisa mihajlovic claudio lotito
L'ex procuratore di Torino all'attacco: 4 processi in tre anni, nessuno indaga più

Il senatore di Forza Italia e presidente della S.S. Lazio Claudio Lotito ha parlato di malattie legate alle cure dei calciatori in occasione della morte di Sinisa Mihajlovic per una leucemia mieloide acuta. Lotito ha anche parlato dei vaccini e dei loro effetti collaterali, anche se sia l’ex allenatore del Bologna che Gianluca Vialli si sono ammalati prima della pandemia. Le parole di Lotito hanno fatto breccia negli ambienti No vax. Oggi Raffaele Guariniello, ex procuratore di Torino, parla delle sue indagini della fine degli Anni Novanta sull’abuso di farmaci nel calcio, oggi in un’intervista a il Fatto Quotidiano parla dell’argomento. Suggerendo prima di tutto «cautela a tutti prima di parlare. In questo momento sarebbe indelicato e soprattutto completamente inutile. Fermarsi al caso singolo non serve, il fenomeno va studiato nel suo insieme a livello epidemiologico».

L’abuso di farmaci

Guariniello ha indagato nel caso di Bruno Beatrice. Il calciatore si ammalò nel 1985 per una leucemia linfoblastica acuta. Secondo la vedova nel 1976 aveva trattato una pubalgia cronica con radioterapia a base di raggi X. Anche altri suoi compagni di squadra nella Fiorentina morirono prematuramente. L’indagine, trasferita per competenza a Firenze, venne archiviata per prescrizione. Guariniello ha indagato anche sull’abuso di farmaci nella Juventus nel 1998. Il processo finì con l’assoluzione del medico sociale Riccardo Agricola e dell’amministratore delegato Antonio Giraudo per l’accusa sull’uso di eritropoietina (Epo). La Cassazione invece annullò l’assoluzione sull’uso di altri farmaci della Corte d’Appello. Ma la prescrizione fermò la celebrazione di un nuovo processo. «Commissionammo all’Iss (Istituto Superiore di Sanità, ndr) un’estesa indagine epidemiologica su centinaia di casi. Ci consentì di individuare un’anomala eccedenza di morti premature tra gli ex calciatori. Fu il risultato di un lavoro lungo e meticoloso», racconta oggi a Stefano Caselli.

«Di doping non si sa nulla»

Ma per Guariniello oggi di doping si sa poco o nulla: «Sa quanti processi per doping sono arrivati fino in Cassazione dal 2019 al 2022? Quattro, tre dei quali a livello di sport amatoriale. Significa che su questo tema siamo tornati indietro di 30 anni, a quando si faceva molto poco». E questo perché «la giustizia penale in tema di doping – e aggiungo in tema di sicurezza sul lavoro – non fa più paura a nessuno. Pochi processi, piccoli, locali. Un fenomeno così complesso va affrontato nel suo complesso e deve essere anche aggiornato. I nostri studi sulla Sla sono ormai datati». Per Guariniello bisognerebbe istituire una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro e sul doping. E lasciare al pm la possibilità di cercare notizie di reato: «Senza non si va da nessuna parte. Ma da tempo questi principi non godono di ottima salute».

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