Il piano di Giorgia Meloni per il presidenzialismo (con la sponda di Renzi e Calenda)

La premier lavora alla commissione bicamerale per la riforma. Che sarà snella e presieduta da Marcello Pera

Giorgia Meloni vuole il presidenzialismo. Non ne ha fatto mistero in campagna elettorale. E lo ha ribadito ieri durante la conferenza stampa di fine anno. Ma la premier ha anche un piano per arrivare alla riforma. Che passa per la bicamerale. E per un’alleanza con il Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. La Stampa spiega oggi in un retroscena che il piano prevede una commissione con 15 o 20 parlamentari al massimo. Due anni di tempo per l’ok. E lo scettro del comando affidato a Marcello Pera. Uno dei tanti ex berlusconiani finito nelle liste di Fratelli d’Italia. La ministra Casellati ha già cominciato un giro di consultazioni con gli alleati del centrodestra. Ma l’ex presidente del Senato vuole preparare un testo che il governo faccia suo. Invece FdI punta all’approvazione anche tramite referendum.


Un referendum costituzionale?

A spiegarlo è stato ieri Emanuele Prisco, già capogruppo di FdI in Commissione Affari Costituzionali. «Anche se la riforma dovesse ottenere i due terzi dei parlamentari sarebbe giusto indire il referendum. Una tappa epocale non può non essere confermata dalle urne», ha detto. Mentre è stato proprio Renzi a suggerire a Meloni di «non fare tutto da sola» nella riforma. Perché rischierebbe lo stesso errore commesso dal leader di Italia Viva. Il presidenzialismo servirebbe anche a riequilibrare rispetto all’autonomia differenziata della Lega. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno già chiuso la porta alle proposte. Il Terzo Polo invece no. «Se il governo apre una discussione non è possibile sfilarsi», ha detto il vicepresidente di Azione Matteo Richetti.


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