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Picchiati dai boss, non li denunciano: annullata la custodia cautelare. L’Anm: «Ora cambiare la riforma Cartabia»

12 Gennaio 2023 - 16:49 Redazione
«Si impone un ripensamento in tempi rapidi delle scelte del legislatore», ha commentato il presidente dell'Anm Santalucia dopo la revoca della misura per gli indagati

Non c’è la querela delle vittime, salta anche la custodia cautelare, pure se rispondere dell’accusa di reato è un boss della mafia palermitana. È il paradossale effetto della riforma Cartabia che si è registrato oggi quando la procura di Palermo si è trovata costretta a chiedere l’inefficacia della misura cautelare per tre boss, imputati di sequestro di persona e lesioni aggravate dal metodo mafioso. Come prevede la nuova legge, le vittime sono state interpellate dal giudice sull’intenzione di querelare. Al loro rifiuto i pm non hanno avuto alternative e in prospettiva sarà l’intera accusa a decadere. Gli indagati sono Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento di Pagliarelli, Giovanni Caruso e Silvestre Maniscalco che, oltre ai reati di associazione mafiosa ed estorsione, rispondono di sequestro di persona e lesioni aggravate dal metodo mafioso, accuse che, in seguito alla riforma Cartabia, prevedono la querela come condizione di procedibilità. Gli indagati avrebbero sequestrato e picchiato tre persone accusate di aver fatto una rapina senza l’autorizzazione di Cosa nostra. Se non c’è la querela, però, il procedimento si blocca: i tre sono in carcere perché destinatari di altre misure cautelari ma quanto accaduto fa scopa con l’allarme lanciato da giorni da vari magistrati e ora anche dall’Anm. «Le recenti notizie di stampa in ordine alla probabile revoca di misure cautelari per reati diventati procedibili a querela, pur quando sia contestata l’aggravante del metodo mafioso o dell’ agevolazione mafiosa, impongono un ripensamento, in tempi rapidi, delle scelte del legislatore», ha detto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, dopo i fatti di Palermo. Frena, invece Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto penale ed ex consigliere giuridico del ministro Cartabia: «L’aggravante del metodo mafioso è stata introdotta dopo le stragi di mafia degli anni novanta, da più di trent’anni, quando il codice già prevedeva oltre quaranta reati procedibili a querela. Ci si preoccupa oggi, quindi, di un problema che, se esiste, esiste da trent’anni, ben prima della riforma Cartabia». Gatta specifica anche che le lesioni semplici erano procedibili, anche quando aggravate, erano procedibili a querela anche prima della riforma.

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