Spagna, Calabria, Albania, Tunisia, Montenegro: i viaggi di Matteo Messina Denaro prima dell’arresto

Il boss spendeva fino a 15 mila euro al mese durante la latitanza. E ha girato molto fino a quando non ha scoperto la malattia

Matteo Messina Denaro ha viaggiato parecchio negli anni della latitanza e prima dell’arresto. Ci sono tracce del passaggio dell’ultimo dei Corleonesi in alcune regioni italiane e in vari paesi europei ed africani. Anche se in molti casi non è chiara la motivazione dei viaggi. È comunque altamente probabile che in Sicilia sia rimasto fermo soltanto negli ultimi due o tre anni. Ovvero quelli in cui ha scoperto la malattia che lo affligge. Decidendo di farsi curare con la sanità privata. Forse un indizio del fatto che sia tornato a casa soltanto per questo. Attraverso la documentazione trovata nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara gli investigatori stanno ricostruendo gli ultimi anni di latitanza di ‘U Siccu. Ad aiutarli c’è la contabilità del boss: che, spiega oggi Il Messaggero, va aggiornata di continuo al rialzo. Visto che spendeva fino a 15 mila euro al mese.


Il tour di Diabolik in Europa e in Africa

Il quotidiano riepiloga oggi le segnalazioni di Messina Denaro negli ultimi anni. Una di queste arriva dalla Spagna. Diabolik ci è stato in tempi recenti. Forse per problemi di salute. Di certo negli anni un’altra segnalazione sulla presenza di ‘U Siccu riguardava un’operazione alla clinica Barraquer di Barcellona. Effettuata per correggere un problema all’occhio destro nel 1994. Ironia della sorte, si tratta della stessa clinica frequentata da una dei pubblici ministeri che gli ha dato la caccia: Teresa Principato. La malattia è forse lo strabismo del miope elevato. Riguardo le segnalazioni in Tunisia, va ricordato che la prima risale addirittura al 2010. All’epoca una lettera anonima la segnalò: «Caro Matteo, tu che vivi nel caldo tepore dei focolari domestici mazaresi sappi che io ti vedo. Ti vedo fare la spola tra Torretta e la Tunisia con il tuo gommone a forma di pane. Ti vedo in quella farmacia di Mazara lavare via i tuoi malanni. Li vedo poi quei pizzini tuoi, volare, liberi come gabbiani, al Porto Nuovo. E vedo ancora il tuo sguardo preoccupato leggere queste parole». 


I viaggi in Tunisia, una tradizione di famiglia

I viaggi in Tunisia sono una tradizione di famiglia. Molti collaboratori di giustizia hanno raccontato del tragitto in gommone effettuato da Don Ciccio, il padre di Matteo. Senza però riuscire a fornire spiegazioni esaurienti sulla necessità di questi viaggi. Qualche tempo fa una missione dei Ros nel paese aveva rinfocolato le speranze dei carabinieri sulla cattura. Il boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro aveva concentrato i suoi interessi in Africa. E più precisamente in Marocco, a Larache, dove c’è un impianto di lavorazione del pesce fresco. Filippo Guttadauro è cognato di Messina Denaro: ha sposato la sorella Rosalia. Invece nell’azienda che i Guttadauro gestiscono in provincia di Palermo ha lavorato Maria Mesi alias Tecla. Ovvero una delle ultime fiamme conosciute dell’ex latitante. Finita di nuovo indagata per favoreggiamento (era già stata condannata ma il giudice non aveva ravvisato l’aggravante dell’associazione mafiosa).

Albania e Montenegro

Mesi è sotto la lente degli inquirenti perché nel giorno della perquisizione in casa sua e del fratello ad Aspra in provincia di Palermo i carabinieri non hanno trovato un telefonino. Lei ha sostenuto di non averlo e di usare il telefono fisso per le comunicazioni. Il sospetto è che invece l’abbia fatto sparire subito dopo la notizia dell’arresto di Iddu. Anche perché ci sono intercettazioni di contatti tra Mesi e la famiglia Messina Denaro. Poi c’è il caso del Montenegro. Dove invece Diabolik sarebbe andato soltanto per sfogare la sua passione per il gioco. Frequentando i casinò del paese sotto falsa identità. Sull’Albania invece le tracce sono più recenti. Luca Bellomo, marito di Lorenza Guttadauro (ovvero l’avvocata e nipote del boss) è stato intercettato a Tirana. Secondo gli investigatori Bellomo ha fatto da entrée a Messina Denaro. Il boss lo avrebbe mandato in esplorazione per stringere rapporti con esponenti dell’imprenditoria e delle istituzioni.

La Calabria

Infine c’è la Calabria. Qui, racconta il quotidiano, l’indizio della prima presenza risale al 2017. All’epoca un’intercettazione tra due boss di Partanna cita addirittura per nome «Matteo». Aggiungendo che «…dice che era in Calabria ed è tornato…». Perché a quanto pare l’Ultimo dei Corleonesi all’epoca stava pianificando incontri con altri esponenti delle cosche. Il motivo non si conosce. Ma nella conversazione viene a un certo punto citata «sua sorella». E un bigliettino, nel quale «questo scrive cosa ha deciso». Messina Denaro è sotto indagine con l’accusa di aver ucciso Antonino Scopelliti in Calabria. Il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione fu ucciso il 9 agosto del 1991 in località “Piale” di Villa San Giovanni mentre faceva rientro a Campo Calabro.

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