La spericolata ordinanza del gip di Crotone sulla strage di Cutro: «Ora l’Italia scopre altri esotici viaggi per Crotone»

Fa discutere l’ordinanza con cui il gip di Crotone Michele Ciociola ha convalidato gli arresti di due dei quattro sospetti scafisti fermati dopo la strage di migranti sulla coste di Cutro. Classe 1976, originario di Manfredonia, in provincia di Foggia, da diversi anni vive e lavora in Calabria, dove si è fatto conoscere per lo stile con cui scrive le sue ordinanze che, riporta Il Messaggero, a Crotone provano a non prendere troppo sul serio: «Diciamo che ogni tanto fa della poesia». E di creatività il magistrato ne ha usata parecchia, come quando definisce «aurighi di natanti» gli scafisti paragonandoli ai guidatori delle bighe nelle corse dell’antica Roma. E peggio va da pagina 2, quando il gip scrive: «In attesa dell’atteso e osannato turismo crocieristico, l’Italia per alcuni giorni scopre altri esotici viaggi alla volta di Crotone e dintorni». Passaggio che, da sinistra il Manifesto legge come una risposta sarcastica alla ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.


Secondo il gip, Fami Fuat, 50 anni turco, e Khalid Arslan, 25 pakistano, devono restare in carcere perché se liberi potrebbero scappare e peggio potrebbero commettere di nuovo i reati di cui sono accusati, dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, al naufragio colposo fino alle lesioni. E sulle motivazioni, la fantasia di Ciociola vola: «La provenienza della Turchia mal si concilia con la pretesa di confondersi tra semplici disperati… si fa peraltro presente sulcrinale esperenziale come, venuta meno la manovalanza russofona, l’eco del conflitto ucraino ha spiegato effetti anche sulla forza lavoro dei criminali deputati all’organizzazione degli sbarchi, negli ultimi mesi gli aurighi dei natanti siano quasi esclusivamente di nazionalità turca». Poi passa alle connessioni con il terremoto in Turchia e le organizzazioni dietro le partenze: «Immarcescibili e sempre più opulente organizzazioni criminali turche brindano all’ultima tragedia umanitaria che regalerà ai loro traffici ulteriori miriadi di disperati disposti a tutto pur di mettersi alle spalle un crudele presente e un ancor più fosco futuro».


Il sarcasmo di Ciociola sembra poi commentare l’indignazione generale esplosa dopo la tragedia di Cutro: «Ha trovato tragica epifania quanto già in tante occasioni sfiorato e preconizzato. Lungi dall’ergersi alla Cassandra di turno, chi scrive, gravato dagli orrori dell’ultima mareggiata pitagorica, si accinge a vagliare l’ultimo fermo disposto in materia di immigrazione clandestina. Diversamente dal consueto, il caso di specie registra decine di vittime, vittime di un destino sordo alle loro speranze e di uno stato di necessità non altrimenti fronteggiabile se non mercé disperati viaggi della speranza. Lo sbarco in questione non può essere ritenuto frutto di un epifenomenico accordo tra quattro amici al bar che, imbattutisi per caso fortuito in almeno 180 disperati, decidono di affrontare i perigli del mare per speculare sul desiderio di libertà deidisperati medesimi».

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