Naufragio di Cutro, la difesa in tv della Guardia Costiera: «Tragedia imprevedibile, non sapevamo quel barcone fosse in pericolo»

Il portavoce Cosimo Nicastro spiega che il Sar sarebbe stato attivato dopo la conversazione con le motovedette della Gdf, anche se queste non avevano rilevato situazioni di pericolo

Il naufragio di Steccato di Cutro, nel quale hanno perso la vita almeno 96 persone, è «una tragedia non prevedibile alla luce delle informazioni che pervenivano». Così la Guardia Costiera torna aggiorna la propria versione degli eventi. A tornare sull’argomento è il portavoce Cosimo Nicastro a 5 Minuti di Bruno Vespa. Il militare sostanzialmente ribadisce quanto dichiarato dal corpo negli ultimi giorni. «Gli elementi di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza – ha aggiunto – non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti. Non erano arrivate segnalazioni telefoniche né da bordo né dai familiari». Nicastro ha evidenziato come «la barca, partita 4 giorni prima dalla Turchia, non aveva riportato alcuna informazione alle altre omologhe organizzazioni di guardia costiera che ha attraversato».


«Ci siamo attivati dopo le motovedette»

L’uomo ha quindi ribadito il contenuto della segnalazione dell’agenzia europea della guardia costiera Frontex. Questa, riferisce Nicastro parlava di «una barca che sta navigando regolarmente a sei nodi, con una persona soltanto visibile a bordo e in buone condizioni di galleggiabilità». Ha aggiunto, poi, che la segnalazione non arriva alla Guardia Costiera, ma «all’International coordination center, che è il punto di contatto non per le operazioni di ricerca e soccorso ma per le operazioni di polizia in mare». Nicastro ha quindi chiarito la dinamica dell’intervento della motovedetta. Queste, di prassi, «rientrano quando le condizioni meteo non consentono di proseguire nell’attività informando le forze di polizia a terra e attivano il dispositivo di ricerca a terra». L’intenzione era quella di intercettare il barcone – che non aveva notificato della propria presenza – prima che toccasse la spiaggia. Infine, Nicastro ha spiegato che, nonostante le motovedette della Guardia di Finanza non avessero rilevato una situazione di pericolo, dopo averci parlato la Guardia Costiera avrebbe immediatamente attivato il dispositivo Sar.


«Abbiamo operato secondo le regole»

«Crediamo di aver operato secondo le nostre regole d’ingaggio. Ci dispiace soltanto leggere sui giornali che non abbiamo fatto il soccorso». Risponde così ai giornalisti Vittorio Aloi, il comandante della capitaneria di porto di Crotone. Nei giorni scorsi, si è fatta sempre più insistente la richiesta di chiarimenti sulle ore che hanno preceduto il naufragio di un’imbarcazione carica di migranti al largo di Steccato di Cutro, in Calabria, in cui hanno perso la vita almeno 69 persone. In particolare, si moltiplicano le voci di chi sostiene che non sia stato fatto davvero tutto il possibile per soccorrere i naufraghi prima che il barcone si spezzasse a pochi metri dalle coste italiane. «Dovreste conoscere i piani, gli accordi che ci sono a livello ministeriale. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa. Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti», aggiunge il comandante della capitaneria di porto di Crotone. Aloi poi aggiunge: «Vedremo alla fine delle indagini, che non sono solo penali ma anche interne e amministrative. Per quanto mi riguarda, sono provato umanamente ma professionalmente sono a posto».

«Non siamo ancora arrivati alle conclusioni»

All’indomani della tragedia, la guardia costiera aveva comunicato di aver ricevuto la segnalazione da Frontex della presenza di un barcone. La forza delle onde e le condizioni proibitive del mare, però, avrebbero costretto i soccorritori a tornare a riva. «A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4, ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8», ha precisato oggi Vittorio Aloi ai giornalisti. «Se a noi non è giunto nessun allarme? Ripeto, adesso c’è un intricato discorso di ricostruzione dei fatti del quale non posso anticipare le conclusioni perché non ci siamo nemmeno arrivati. Stiamo rifacendo tutto il percorso dei fatti e poi riferiremo all’autorità giudiziaria», ha concluso il comandante della capitaneria di porto di Crotone. Aloi ha poi confermato un’altra indiscrezione circolata nei giorni scorsi: la procura di Crotone ha aperto un’inchiesta per ricostruire ciò che è avvenuto prima del naufragio. Al momento, però, le indagini non riguardano la guardia costiera e i soccorritori. «Se e quando saremo chiamati a dare la nostra versione, atti alla mano, brogliacci di telefonate, comunicazioni che ci sono state, noi riferiremo – ha assicurato Aloi -. Per ora non ci è stato chiesto materiale né siamo stati convocati. C’è tutto un altro genere di attività in corso da parte dell’autorità giudiziaria. Quindi questa cosa ormai verrà fatta sicuramente, ma prossimamente».

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