La zona rossa in Lombardia che non voleva nessuno, il rimpallo intercettato tra il governo e la Regione: «Più si annuncia, più si scappa»

Il vertice a Milano del 3 marzo 2020 tra Speranza e i vertici di Regione Lombardia finito nell’inchiesta di Bergamo, sui dubbi e i temporeggiamenti per istituire il lockdown a partire da Alzano e Nembro

Con l’apertura dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia nel 2020 stanno tornando a galla alcuni errori fatti dai politici in carica allora. Tra le carte processuali c’è un documento in allegato in cui ci sono diversi nomi dei protagonisti attualmente accusati. Si tratta di un audio, pubblicato dal Corriere. Risale al pomeriggio del 3 marzo 2020 durante una riunione alla Regione Lombardia a Milano tra l’allora ministro della Salute Roberto Speranza, il governatore Attilio Fontana e il suo assessore Giulio Gallera, il direttore generale della Sanità Luigi Cajazzo e gli epidemiologi Vittorio De Micheli e Danilo Cereda. Quel giorno il Comitato tecnico scientifico scrisse che Alzano e Nembro «hanno fatto registrare ciascuno oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili a un’unica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto, che l’R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio». E quindi «si propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della “zona rossa” (di Codogno)». Al rientro da questo vertice lombardo, in Italia le vittime continuavano ad aumentare, ma anche il il rimpallo durato giorni tra governo, Regione e Cts per l’attuazione della zona russa in tutto il Paese. Conte, il 4 marzo 2020, fece chiudere università, scuole, cinema e teatri fino, ma sui due comuni in questione chiese più tempo ed elementi in più per capire se estendere la zona rossa solo a loro o a tutta la Regione. Tutto si sbloccò il 7 marzo con l’annuncio del primo lockdown, che entrò in vigore due giorni dopo, il 9.


L’audio

«Tutto quello che abbiamo fatto finora non porta nessun segnale minimo di contenimento, ancora zero…», si sente dire da Speranza nell’audio in allegato nell’inchiesta di Bergamo. Ma Gallera rassicura: «È presto, poi il dato è un po’ grezzo». «Queste persone si potrebbero essere ammalate prima dell’inizio delle nostre misure, perché le misure le abbiamo messe in campo da una settimana», aggiunge l’ex ministro della Salute. «Dieci giorni», precisa Fontana. «Però – sottolinea invece De Micheli – sentiamo la necessità che il clima di preoccupazione cresca un po’ più di quello che è stato, perché c’è molta sottovalutazione».


«Più si annuncia, più si scappa»

Poi parlano anche di Alzano e Nembro, i due Paesi in cui la zona rossa, secondo l’ipotesi dei pm di Bergamo, avrebbe potuto risparmiare migliaia di morti. «Voi volevate fare… secondo me, l’idea della zona rossa lì, al di là che dia il messaggio che sia perfettamente lì, però là abbiamo il secondo focolaio, sta crescendo e là non c’è la percezione perché chi abita lì, questi continuano a uscire, vanno in giro…», dice Gallera durante il vertice a Milano. «Più si annuncia, più si scappa», replica Speranza. Così Gallera dice: «Quindi bisognerebbe proprio… che ha fatto la proposta…». E ancora il ministro della Salute: «Sì, sì, ci stanno ragionando. Appena rientro, provo». Poi interviene Cereda che propone: «Al limite potrebbe arrivare anche oltre provincia di Lodi che ne ha 500. Quindi il focolaio è nato secondario, ma potrebbe diventare il peggiore della Lombardia. Mentre con la zona rossa… qualcosina». Ma Gallera risponde: «Non la città, la città ancora è abbastanza, è a 40, 50… Sono i due Comuni sopra».

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