Inchiesta Covid, Sileri ai pm di Bergamo: «Lettere anonime, minacce e intrusioni nel mio ufficio al ministero»

Dalla deposizione fatta dall’ex viceministro alla Salute emergono alcuni dettagli inquietanti sui vertici pubblici chiamati a rispondere alla crisi pandemica

Pierpaolo Sileri ha mantenuto la promessa data: dopo una legislatura che l’ha visto protagonista, prima da senatore M5s, poi da viceministro e infine da sottosegretario alla Salute, è tornato a svolgere il suo mestiere: è medico al San Raffaele di Milano, dove si occupa di interventi oncologici. Tuttavia, gli strascichi del periodo più difficile della pandemia di Coronavirus, che hanno portato i magistrati di Bergamo a incardinare un’inchiesta che coinvolge diversi politici, hanno riportato alle cronache nazionali l’ormai ex politico. Il Corriere ha pubblicato strascichi della sua deposizione fatta alla procura bergamasca, in quanto persona informata sui fatti. Sono emersi alcuni dettagli inquietanti sulla parabola ministeriale di Sileri. Intrighi, minacce, intrusioni negli uffici, verbali incompleti, veline passate ai giornali: nella sede del Lungotevere Ripa è successo di tutto. L’8 febbraio 2021, parlando con i giudici, il medico ha raccontato le esperienze avute con «alcuni direttori generali e vice capi di gabinetto. Diversi di costoro hanno palesemente sostenuto che non erano autorizzati a condividere informazioni con me o con i capo del mio ufficio, dottor Francesco Friolo».


Più rivali, che alleati, nel gestire i dossier di salute pubblica. Sileri ha detto anche che, nei primi mesi del 2020, non esisteva un documento istitutivo né una convocazione ufficiale della task force ministeriale che si riuniva ogni mattina. «Ho sin da subito notato un comportamento poco professionale. Mancava in modo assoluto la programmazione e i rappresentanti andavano aumentando di giorno in giorno. Oltre a ciò, i verbali delle sedute della task force sono sicuramente parziali, stante l’assenza di numerose dichiarazioni mie e di Friolo». L’ex viceministro ha affermato che, davanti a Brusaferro, Iachino, Borrelli, Zaccardi, Miozzo, ha dovuto fare «una reprimenda» contro la struttura ministeriale, poiché al 6 marzo 2020 nessuno aveva ancora provveduto «agli acquisti dei ventilatori e di ogni dispositivo utile alla gestione della pandemia». Sileri voleva che questi rimproveri fossero inseriti a verbale ma, nonostante le insistenze, spesso le sue frasi non venivano annotate. «Il 6 marzo, Goffredo Zaccardi – capo di gabinetto di Speranza, ndr – diceva a me e Friolo che dovevamo stare tranquilli, altrimenti avrebbe usato contro di noi dei documenti che aveva nel cassetto».


«Ovviamente – ha aggiunto Sileri – gli abbiamo risposto che non accettavamo questo tipo di minaccia e che avrebbe dovuto chiarire a cosa si riferisse. Scoprirò solo dopo, per quanto riguardava Friolo, che si trattava di presunte accuse di mobbing di una collaboratrice». L’allora viceministro ha anche denunciato di aver ricevuto alcune lettere anonime «tra le quali alcune davvero preoccupanti, riguardanti il presunto ruolo di alcuni collaboratori del ministro Speranza in un servizio televisivo». In un clima di minacce e tensioni, un episodio in particolare ha portato Sileri a presentare denuncia alla procura di Roma: «Un collaboratore della segreteria del ministro, Antonio Travaglino, il 7 giugno 2020 – era una domenica – si introduceva nel mio ufficio, dove, forse, non immaginava di trovarmi. La lettera di ammissione della circostanza da parte del Travaglino è allegata all’integrazione di querela». La questione si risolse con delle scuse e Zaccardi, a settembre 2021, si dimise dall’incarico.

L’attrito tra il capo di gabinetto e il viceministro è durato diversi mesi e si è manifestato anche in una serie di chat acquisite dai pm di Bergamo. Il 4 marzo 2021, dopo che Sileri ha inviato un audio a Zaccardi per lamentarsi di una mancata convocazione in una riunione, il capo di gabinetto gli rispose: «Sui vaccini finora non eri presente». Sileri: «Lo so che non lo ero, perché mai nessuno mi ha detto delle riunioni». Zaccardi: «Anche tu puoi fare molto per il paese e se vuoi ti darò una mano». Sileri: «Non mi sembra». Zaccardi: «Sbagli alla grande». Sileri: «Sbaglierò pure, ma della riunione sui vaccini nessuno di noi sa qualcosa. I giornalisti mi chiedono e io devo mentire per rispetto alle istituzioni. Vengo a sapere che c’è una riunione quasi ogni giorno di cui nessuno dei miei sa qualcosa né ha mai ricevuto convocazione o qualunque forma di notizia». Le informazioni non venivano condivise agevolmente tra gli uffici ministeriali, nemmeno quella del ritiro di un lotto del vaccino Astrazeneca: «Goffredo, veniamo a conoscenza del divieto di utilizzo di un lotto dai giornali. Non solo io, ma anche il personale della prevenzione. A questo punto chiudiamolo il ministero oppure cacciamo Magrini», l’allora direttore di Aifa.

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