Pugno duro della Lega sui migranti: cosa prevedono gli emendamenti al dl Cutro

Delle 30 modifiche proposte dalla maggioranza, 21 sono firmate da esponenti del Carroccio: il partito di Salvini punta a una stretta sui richiedenti asilo riformulando la protezione speciale

Continua la discussione sul decreto varato a Cutro dal governo Meloni e che interviene in materia di immigrazione. Se da un lato sono le opposizioni a cercare di contrastare il tentativo dell’esecutivo di stringere le maglie degli ingressi, dall’altro è la Lega a mettere in difficoltà Fratelli d’Italia, pretendendo più severità nelle norme. Si arriva così ai 126 emendamenti depositati in commissione Affari costituzionali al Senato, di cui 30 portano la firma degli esponenti della maggioranza. Tra questi, 21 sono di matrice leghista, mentre Forza italia e Fratelli d’Italia ne hanno presentati appena cinque e quattro. Mentre la commissione, nel pomeriggio di oggi, 28 marzo, analizza le proposte di modifica – il relatore del decreto è il senatore di FdI Andrea De Priamo -, dal Carroccio comunicano il contenuto dei propri emendamenti. Il partito di Matteo Salvini punta a un’ulteriore stretta sui permessi rilasciati per protezione speciale, a riduzioni del numero e revoche più agili dei permessi di soggiorno e a nuove norme sui periodi di trattenimento nei Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri.


Non solo: tra le correzioni che la Lega vorrebbe applicare al decreto, che deve essere convertito in legge entro il 9 maggio, ce n’è una che ambisce all’istituzione di una struttura di missione al Viminale. Questo organo, se passerà l’emendamento del Carroccio, affiderà nelle mani del ministro dell’Interno i «compiti consultivi e di indirizzo in materia di politiche di integrazione, ai fini della ricognizione, in forma integrata e coordinata, di tutte le attività già in essere e dei contributi pubblici, statali ed europei, vincolati a programmi per l’integrazione dei cittadini stranieri presenti regolarmente sul territorio nazionale». La struttura, oltre ad avere la sua base al Viminale, sarà «composta da rappresentanti del ministero dell’Interno, del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, del ministero dell’Economia e delle finanze, del ministero della Giustizia, del ministero dell’Istruzione, da un rappresentante delle Regioni e un rappresentante dei Comuni».


La proposta, sottolineano i leghisti, non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Tra le finalità della struttura, anche quella di un’analisi delle condizioni di vita e di integrazione intesa come «capacità di integrazione dei cittadini stranieri in relazione ai rispettivi Paesi di provenienza». Previsto poi un monitoraggio sulla «condivisione dei principi costituzionali fra cui, in particolare, libertà e uguaglianza, rispetto dei diritti delle donne e dei minori, partecipazione alle attività della comunità cittadina, capacità di adeguarsi e rispettare le regole dell’ordinamento giuridico». Alla struttura, inoltre, spetterà il compito di «presentare semestralmente al Parlamento una relazione sui dati raccolti, sulla progettazione e sui piani elaborati».

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