Rocca sceglie Marcello De Angelis per la comunicazione istituzionale della Regione Lazio

Riceverà 110mila euro lordi all’anno, è stato suo portavoce anche alla Croce rossa

Una nuova assunzione scuote la giunta e lo staff del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Dopo il caso di Giuliana Fini, figlia di Gianfranco, che ne ha bloccato la nomina a collaboratrice con un netto «no» direttamente dalle colonne di Repubblica, questa volta a suscitare malumori e critiche è la nomina a responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio dell’ex parlamentare Marcello De Angelis. Un nome forse poco noto su scala nazionale, ma che nel corso della sua vita ha ricoperto cariche strategiche. Nel 2017 divenne capo di gabinetto quando Rocca era al vertice nazionale della Croce Rossa Italiana, diventandone il portavoce negli anni a seguire. Ancora una volta, dunque, il governatore neoeletto sceglie dalla cerchia di fedelissimi in particolare alla Cri, la squadra che lo affiancherà alla Pisana. La nomina a capo della comunicazione di De Angelis, con uno stipendio da 110mila euro lordi annui, desta particolare clamore non solo perché è cognato dell’ex Nar Luigi Ciavardini, ma anche perché Marcello De Angelis, da ragazzo, dopo aver aderito in giovane età al Fronte della Gioventù, passò a Lotta studentesca e quindi all’organizzazione Terza Posizione.


Nel 1989 venne arrestato a Londra e detenuto per tre mesi nel carcere di massima sicurezza di Brixton. Sempre nello stesso anno, De Angelis tornò in Italia e si costituì, venendo poi condannato a 5 anni e mezzo di carcere per associazione sovversiva e banda armata, (è uscito nel 1992). Successivamente, De Angelis ha continuato la sua militanza negli ambienti della destra, quindi in Alleanza Nazionale. Dal 1996 è il direttore del mensile Area, facente riferimento alla destra sociale di Gianni Alemanno e Francesco Storace. Nel 2006 è stato eletto senatore con il Popolo della Libertà, mentre nel 2008 divenne deputato. Nel mezzo, inoltre, De Angelis è stato nominato direttore de Il Secolo d’Italia, carica che ricoprirà da maggio 2011 fino a giugno 2014. De Angelis, che alla carriera politica e giornalistica ha affiancato quella di musicista nel gruppo 270bis, dall’articolo del codice penale dedicato all’associazione con finalità di terrorismo, non ha mai rinnegato le proprie posizioni sulla presunta “teoria gender” e sul fascismo. Recentemente, racconta l’edizione odierna di Repubblica Roma, ha scritto: «Chi è morto per l’Italia, ovunque e in ogni epoca, viene ammazzato quotidianamente e il suo cadavere gettato in pasto ai cani ogni giorno che uno dei nostri bambini va a scuola e apre un libro di testo imposto dalle lobby ancora, inspiegabilmente, dominanti».  


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