Luca Barbareschi, il chiarimento dopo gli attacchi sulle molestie delle attrici: «Solidale con chi denuncia: ma c’è anche chi fa carriera»

Aveva fatto molto discutere l’intervista a Repubblica in cui affermava che le attrici che denunciano molestie cercano pubblicità

Dopo la bufera scoppiata in merito alle sue dichiarazioni, l’attore e regista Luca Barbareschi «ci tiene a fare alcune precisazioni». Nell’intervista uscita su Repubblica lo scorso 9 maggio, in cui aveva affermato che le denunce di molestie «servono solo a farsi pubblicità», sostiene che la sua intenzione non era in alcun modo quella di «minimizzare l’importanza ed il coraggio di chi denuncia molestie o violenze subite». Al contrario, aggiunge, «sono profondamente solidale, oggi e da sempre. Appartiene alla mia biografia personale e mi sono speso in prima persona per tutelare questi tipi di abusi che in nessun caso possono essere giustificati o trattati alla leggera».


«No agli attacchi senza prove»

Si dice «dispiaciuto» del fatto che «alcuni colleghi da me stimati, come Roberto Andò Fabrizio Gifuni e Mario Martone, si siano limitati al titolo dell’intervista (che è una evidente semplificazione del mio pensiero) non approfondendone i contenuti». «Quello che volevo trasmettere – spiega – è che nel nostro ambiente si è usato, in alcuni casi in modo strumentale, questa piaga delle molestie per ottenere visibilità (nella mia intervista dichiaro che “alcune di queste attrici non sono state molestate, o sono state approcciate in maniera blanda”). Intendo dire che: così come è vero che ci sono uomini e donne di potere che si approfittano di persone fragili, è anche vero che ci sono attrici e attori che si fanno pochi scrupoli pur di raggiungere i loro obiettivi».


L’attore e produttore spiega come il suo fosse un invito a prestare attenzione prima di «attaccare senza prove»: «Ho cinque figli, un maschio e quattro femmine, e vorrei che ciascuno di loro sia dignitoso, libero e non subisca mai alcun tipo di prevaricazione. La prevaricazione è sempre sbagliata e se è vero che i ricatti li fanno i potenti, è anche vero che sedurre un potente può essere una scorciatoia». «Quello che mi preme sottolineare – conclude – è che rispetto a certi temi spesso si incorre in una insidiosa semplificazione del pensiero, per cui si tende a omologarsi ad una visione unica. Io invece rivendico l’autonomia da questo pensiero dominante, la libertà di sviluppare un proprio pensiero critico e autonomo. Mi piace sviscerare le questioni, cogliere le sfumature e superare la tendenza al pensiero unico. Che è ben diverso da avvallare o sminuire le violenze che quotidianamente accadono, a prescindere dagli ambiti in cui si verificano».

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