Chi è Isabel Díaz Ayuso, la «pasionaria di destra» in Spagna che può scalzare Pedro Sánchez

A 44 anni la presidente della Comunità di Madrid è già diventata il volto più apprezzato del Partito popolare

Il New York Times l’ha definita «la forza nascente della politica spagnola». Per il politologo Pablo Simón è «la diva pop della destra». Per altri è semplicemente «Lady Madrid». A prescindere da quale sia il soprannome, ora tutti gli occhi sono puntati su di lei: Isabel Díaz Ayuso, 44 anni, presidente della Comunità di Madrid. Ora che il premier spagnolo Pedro Sánchez si è dimesso e ha annunciato elezioni anticipate, la stella nascente della destra spagnola potrebbe essere pronta a fare il grande passo: presentarsi alle urne e cercare di diventare la nuova inquilina del Palazzo della Moncloa. Da qualche anno, quello di Díaz Ayuso è il volto più riconosciuto e apprezzato del Partito popolare, che all’ultima tornata di amministrative ha soffiato a socialisti e Podemos buona parte delle principali città spagnole chiamate al voto. Nonostante la giovane età, la presidente della Comunità di Madrid è già uno dei protagonisti della politica spagnola. E secondo i media iberici potrebbe essere lei la principale sfidante di Sánchez alle prossime elezioni.


Madrid, roccaforte popolare

Dopo aver ottenuto una laurea in Giornalismo e un master in Comunicazione politica, la carriera professionale di Isabel Díaz Ayuso inizia proprio tra le fila del Partito popolare. Nel 2006 viene scelta da un assessore di Madrid come addetta stampa e poco più tardi si ritrova a gestire l’account Twitter di Pecas, il cane della presidente Esperanza Aguirre e mascotte della città. Nel 2011, passa dagli uffici stampa all’esperienza politica vera e propria, sempre rigorosamente a Madrid. Dopo un’esperienza come deputata regionale, nel 2019 Díaz Ayuso viene eletta presidente della Comunità di Madrid. A quel punto la strada ormai è tracciata e la capitale diventa a tutti gli effetti una sua roccaforte, gestita e amministrata a sua immagine e somiglianza. Nel 2021, quando i socialisti si alleano con Ciudadanos, si dimette e convoca le elezioni anticipate. Il risultato? Non solo viene riconfermata, ma porta i seggi del Partito popolare da 30 a 65. Questa volta, Díaz Ayuso è riuscita a fare persino meglio, portando il suo partito a ottenere la maggioranza assoluta nel parlamento regionale.


L’«effetto Covid» e la retorica in stile Trump

Il vero punto di svolta nella carriera politica di Díaz Ayuso arriva durante la pandemia, in particolare in occasione dello sconto con il governo Sánchez sulle misure restrittive e i lockdown: «Madrid è libertà. Loro non capiscono il nostro modo di vivere», gridava ai suoi sostenitori nel 2021. Sul fronte economico, Díaz Ayuso ha sempre sostenuto una linea neoliberista, aperta all’iniziativa libera privata. Lo scorso novembre, la sua ricetta per il sistema sanitario ha fatto scendere in piazza centinaia di migliaia di manifestanti, che l’hanno accusata di voler smantellare la sanità pubblica regionale. Per quanto riguarda il rapporto con l’estrema destra di Vox, finora l’alleanza è andata avanti a singhiozzi. Per esempio, sulla questione dell’interruzione volontaria di gravidanza. «Dio non mi ha fatto perfetta, per questo non sono di Vox», ha risposto stizzita alla leader locale del partito di estrema destra durante un dibattito in cui Díaz Ayuso difendeva la libertà di scelta delle donne. Pur adottando posizioni moderate sui diritti civili, c’è chi ha fatto notare alcune somiglianze tra le politiche di Díaz Ayuso e quelle della destra repubblicana di Trump negli Stati Uniti. È il caso della lotta al cambiamento climatico, che secondo la politica spagnola favorirebbe il ritorno del comunismo. Oppure è il caso dei toni decisamente sopra le righe usati contro il governo Sánchez, accusato di voler «mettere i partiti dell’opposizione in carcere come in Nicaragua» e voler «provocare il crollo della Monarchia».

Credits foto: FACEBOOK/Isabel Díaz Ayuso

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