Risultati elezioni comunali 2023, chi ha vinto e chi ha perso: la débâcle del Pd di Schlein e il progetto che non c’è

Il centrodestra si aggiudica 10 comuni grandi contro 3. 40 municipi in più per Meloni. Il Pd e le alleanze che mancano

Il risultato finale è talmente netto da chiudere alle discussioni. Al ballottaggio delle elezioni comunali 2023 il centrodestra si aggiudica 10 comuni al ballottaggio contro i tre del centrosinistra. 10 a cinque era finita la volta scorsa. Con l’eccezione di Vicenza, dove però il candidato Possamai ha esplicitamente rinunciato al sostegno di Elly Schlein. E la roccaforte di Ancona ceduta a Giorgia Meloni, che era andata proprio lì a chiudere la campagna elettorale. Oltre che Pisa, Siena e Massa, dove il Pd puntava a riprendersi le città. Mentre a Terni ha vinto l’outsider Stefano Bandecchi. E in Sicilia va peggio, anche se la fine si saprà solo tra 15 giorni.. Il calo generale dell’affluenza è un dato che penalizza tutti. La premier dice che i cittadini hanno premiato il suo buon governo. A Schlein non resta che ammettere la sconfitta netta.


Dieci a tre

Il centrodestra vince per ora 10-3 le elezioni comunali 2023 nei capoluoghi. In attesa dei ballottaggi dell’11 e 12 giugno in Sicilia. Nelle precedenti elezioni la partita si chiuse 10-5. Meloni & Co. vincono a Latina al primo turno, ad Ancona e a Brindisi nei ballottaggi. Tiene Sondrio, Treviso, Imperia, Catania (al primo turno). E Massa, Pisa, Siena (ai ballottaggi). Il centrosinistra supera il centrodestra a Vicenza (al ballottaggio). Tiene al primo turno i primi cittadini a Brescia e Teramo.


«Nel complesso il risultato nega per certi versi l’idea della competitività del centrosinistra nei ballottaggi. Nonostante il sistema elettorale migliore per il centrosinistra, avanza più il centrodestra», ha spiegato ieri all’Ansa Lorenzo Pregliasco di Youtrend. Il centrodestra infatti amministrava 32 centri superiori ai 15mila abitanti, ed ora ne governa 40. Mentre il centrosinistra scende da 32 a 30. I comuni retti da liste civiche o da altre coalizioni, invece, passano da 29 a 25.

I comuni e i conti

Un finale così non era scontato. L’unità del centrodestra, a livello locale e nazionale, «è certamente un fattore attrattivo del voto, ma la logica dei ballottaggi poteva aiutare il centrosinistra, consentendogli di riunire i voti dispersi al primo turno, ma non è accaduto». L’astensionismo invece si spiega con i calcoli: «Gli elettori dei candidati che non accedono al ballottaggio di norma non si recano alle urne. Questo spiega l’affluenza minore di 9 punti a livello nazionale, tranne in alcune città come Pisa e Vicenza, dove l’affluenza è sostanzialmente identica. Probabilmente perché erano le città più in bilico. Un altro fattore è che al primo turno corrono anche i candidati delle liste per il consiglio comunale, che lottano per le preferenze, e portano a votare un certo numero di elettori».

I retroscena

I retroscena dei giornali dipingono una Elly Schlein preoccupata. Mentre l’opposizione interna comincia a minare la leadership. I punti recuperati nei sondaggi non servono se alle urne poi va male. Brindisi e Ancona bruciano. Anche perché la cittadina pugliese era l’unica piazza in cui il candidato sindaco era del Movimento 5 Stelle. «Dobbiamo giocare di più in attacco. Meloni sull’alluvione si mostra dialogante con Bonaccini, ma poi la destra ci manganella in tv. Dobbiamo reagire e alzare il tiro dove sono più in difficoltà: dalla sanità al Pnrr, al lavoro», sintetizza la neosegretaria. Che non pensa, secondo Repubblica, di avere colpe particolari sulla débâcle. Perché «non si cambia in due mesi e il cambiamento non passa mai da singole persone». Ci vorrà, sostiene, «un tempo più lungo per ricostruire fiducia e per ricostruire un centrosinistra nuovo e vincente».

Le alleanze che mancano

Già nel primo messaggio dopo i primi risultati Schlein ha detto che da soli non si vince. Forse si riferiva a Carlo Calenda e Giuseppe Conte. Quest’ultimo alle Europee si gioca il posto e per questo pensa di mantenere più possibile le differenze. Con una campagna anti-Nato e anti-Ue. «Bisogna costruire un campo alternativo e credibile alla destra, divisa su tanti temi, ma quando si tratta di andare al voto si presenta unita. E l’alternativa non spetta solo al Pd», dice la segretaria. Che continuerà a «rimboccarmi le maniche», cercando un asse almeno «sui temi cruciali». E ancora: «Questa sconfitta è una lezione per tutti, non solo per noi. M5S e Terzo polo devono capire che se non si allarga il campo, vince la destra». E certo «alle Europee ognuno correrà per sé, col proporzionale, ma va trovato prima un terreno comune».

Elly e il suo labirinto

Particolarmente impietosa l’analisi di Annalisa Cuzzocrea su La Stampa. Schlein, dice, non ha preparato queste amministrative e non ha scelto i candidati. Ma la sconfitta lascia il partito a terra «come un vaso di coccio infranto». La freschezza della vittoria a sorpresa alle primarie è ormai passata. È servita per i sondaggi e per ridare speranza all’elettorato di centrosinistra mentre al potere va il governo più a destra della storia repubblicana. «Ma non poteva bastare e infatti, alla prima prova concreta, vera, sul territorio, non è bastato. Serviva un progetto, e quel progetto non c’è».

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