Fiaccolata a Primavalle in memoria di Michelle Causo. Il padre: «Devono morire in carcere». Presenti anche il sindaco Gualtieri e il governatore Rocca

Si è svolta oggi la fiaccolata in memoria di Michelle Causo, la 17enne uccisa da un suo coetaneo. Presenti i genitori, centinaia di giovani e diversi esponenti istituzionali

Centinaia di persone hanno partecipato alla fiaccolata in memoria di Michelle Maria Causo, la giovane 17enne uccisa a coltellate lo scorso 28 giugno da un suo coetaneo in un appartamento di via Giuseppe Benedetto Dusmet, nel quartiere Primavalle di Roma. Il 17enne è stato arrestato e di trova in carcere di Casal del Marmo. È accusato omicidio e al giovane vengono contestate anche le aggravanti di vilipendio di cadavere e occultamento. Le aggravanti sono legate al tentativo di liberarsi del cadavere della giovane dopo l’omicidio, infilandolo in un sacco dell’immondizia, per poi abbandonarlo in un carrello della spesa a poca distanza da un cassonetto dell’immondizia. In prima fila al corteo sono presenti i genitori della giovane uccisa, e il fidanzato. «Dove sta lo Stato, devono buttare la chiave, devono morire in carcere», ha urlato il padre davanti al luogo del ritrovamento del corpo della figlia. Al corteo sono presenti anche gli ex compagni di scuola della giovane del liceo Vittorio Gassman, parenti, amici e conoscenti. «Giustizia per Michelle» hanno gridato alcuni partecipanti alla fiaccolata.


Gualtieri: «Non ci sono parole per giustificare un gesto così, ognuno faccia la propria parte»

Presenti alla fiaccolata anche il governatore del Lazio, Francesco Rocca, e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha voluto essere presente per «esprimere il dolore di tutta la città e portare la vicinanza e l’affetto a tutti coloro che le hanno voluto bene. Una giovane donna che non meritava questa violenza. Noi auspichiamo che la giustizia faccia il suo corso e vogliamo esprimere un sentimento di rigetto della violenza di fronte a una comunità che anche in un momento così duro vuole dare un messaggio di amore, sostegno e speranza». Il primo cittadino della Capitale ha aggiunto: «Non ci sono parole per giustificare un gesto così. Sentiamo la responsabilità di fronte a fenomeni come la violenza contro le donne, il rifiuto della loro autonomia che porta a gesti di violenza e fino all’omicidio. Sentiamo il dovere di proteggere, prevenire e reprimere tutti i fenomeni e crediamo sia un grande compito culturale. Sentiamo la sofferenza e la difficoltà di una generazione che ha bisogno di strumenti per essere sostenuta, e la scuola è il primo di questi strumenti: dobbiamo fare di più per prevenire situazioni che portano a momenti di violenza e lutto. Ora serve vicinanza e impegno comune, cercheremo di capire come fare al meglio la nostra parte».


Le indagini sui cellulari e il presunto debito per droga

E mentre proseguono le verifiche sui cellulari sequestrati, per capire quale fosse il rapporto tra la vittima e il presunto killer, e se quest’ultimo abbia agito da solo o abbia avuto dei contatti prima e dopo aver ucciso la ragazza, dai risultati dell’autopsia sul corpo della giovane uccisa è emerso che Michelle Causo ha tentato di difendersi dal suo coetaneo, che l’ha colpita con almeno sei coltellate, anche al collo, all’addome e alla schiena. Gli investigatori mirano ad accertare diversi dettagli, tra cui l’ora di decesso della giovane e se è morta sul colpo o, quando è stata inserita nel sacco dell’immondizia, era ancora in vita e poteva dunque essere ancora salvata. Ma non solo. Dall’analisi dei dati telefonici, gli investigatori puntano a capire se il killer 17enne abbia chiesto aiuto dopo aver accoltellato la giovane. Dalle analisi dei contenuti delle chat tra la vittima e il killer, inoltre, gli investigatori mirano a ricostruire la dinamica dell’incontro tra i due, ma anche i dettagli sui presunti debiti legati allo spaccio di droga. Secondo quanto dichiarato dal 17enne al gip, tra Michelle Causo e il suo coetaneo omicida c’era un debito per droga da saldare, di poche decine di euro. «Lei mi ha aggredito perché voleva il denaro e io ho preso il coltello in cucina e l’ho colpita», avrebbe dichiarato il 17enne al giudice. Un debito che però, come riferito da un’amica della vittima, sarebbe stato ben più alto, pari a circa 1.500 euro.

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