Hollywood, salta la trattativa: verso il più grande sciopero degli ultimi 63 anni

A Los Angeles è saltata la contrattazione tra i produttori e gli interpreti di cinema e televisione. A breve la decisione che comporterebbe la chiusura dell’industria

Per la prima volta dal 1960 attori e sceneggiatori americani potrebbero essere in sciopero contemporaneamente. Il motivo? A Los Angeles è saltata la contrattazione tra i produttori e gli interpreti di cinema e televisione. Gli sceneggiatori sono in sciopero da oltre due mesi e ora il sindacato degli attori con molta probabilità proclamerà ufficialmente la mobilitazione, considerato che era stato votato alla quasi unanimità dagli iscritti, in caso di mancato accordo. «Dopo più di quattro settimane di trattativa, l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (Amptp), l’associazione che rappresenta i principali studi di produzione e di streaming – tra cui Amazon, Apple, Disney, NBCUniversal, Netflix, Paramount, Sony e Warner Bros Discovery – non si è mostrata disponibile a offrirci un accordo equo», hanno annunciato in un comunicato del sindacato Sag-Aftra, che riunisce circa 160.000 attori. Uno sciopero congiunto significherebbe la chiusura dell’industria Hollywood con il sostanziale blocco delle produzioni e delle pubblicazioni.


Dallo streaming all’AI: le motivazioni

«Dall’inizio dei negoziati, il 7 giugno, – proseguono – i nostri rappresentanti hanno investito ogni giorno, fine settimana e festività, a lavorare per un accordo che proteggesse noi attori e artisti. Negli ultimi dieci anni, il nostro compenso è stato gravemente eroso dall’ascesa dello streaming». Ma non solo. A rappresentare una minaccia per gli attori è anche l’intelligenza artificiale. Il sindacato sottolinea, infatti, la necessità di «un contratto che li tuteli dallo sfruttamento del proprio volto e talento senza consenso e retribuzione».


La replica

Dal canto loro, gli Studios hanno replicato con un comunicato: «Siamo profondamente delusi dal fatto che la Sag-Aftra abbia deciso di abbandonare la vertenza. È stata una scelta del sindacato, non nostra. Hanno respinto la nostra offerta di un aumento storico dello stipendio minimo e dei diritti d’autore, tetti molto più alti ai contributi pensionistici e sanitari e una protezione rivoluzionaria dall’intelligenza artificiale».

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