No! Che negli anni ’50 ci siano stati 40 gradi in Italia non prova che il cambiamento climatico non esista

La frequenza di eventi simili è cresciuta di cinque volte rispetto al periodo industriale

Basterebbe la prima pagina di un vecchio numero de La Domenica del Corriere a «smentire la bufala del cambiamento climatico», secondo diversi utenti su Facebook. Quello che spesso da alcuni viene considerato un complotto mondiale crollerebbe di fronte all’evidenza: non è la prima volta che in Italia e in Europa si registrano temperature intorno ai 40 gradi centigradi. Il tutto viene condiviso in questi giorni, in cui l’Italia e l’Europa sono investite dall’anticiclone africano Caronte, che porta le temperature a salire oltre i 45 gradi in molte zone del Mediterraneo. Zona su cui in passato era l’anticiclone delle Azzorre a dominare, con temperature ben più fresche, che solo in alcuni frangenti lasciava spazio alla bolla del Sahara. Oggi la situazione è pressoché invertita. Vediamo perché la correlazione tracciata dal post è sbagliata.

Per chi ha fretta:

  • Secondo numerosi utenti su Facebook, il fatto che negli anni ’50 si verificassero ondate di calore con temperature simili a quelle odierne sarebbe la prova che il cambiamento climatico non esiste.
  • In realtà, il cambiamento climatico non agisce solo sull’intensità dei fenomeni, ma – soprattutto – sulla frequenza.
  • I giorni con temperature superiori ai 30 gradi nell’Europa meridionale sono passati, in media, da circa 25 l’anno, a quasi 50.
  • Secondo le rilevazioni di Climate Central, la possibilità di temperature come quelle portate sull’Italia dall’ondata di calore di luglio 2023 è aumentata di cinque volte rispetto al periodo preindustriale.

Analisi

Di seguito vediamo lo screenshot di uno dei post oggetto di verifica. Nella descrizione si legge:

«COME SMONTARE LA BUFALA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO. (Luglio 1952: punte di 40°/42°). Purtroppo – ahimè – pensare, approfondire ed informarsi, specialmente con queste punte al di sotto dei 40° gradi, richiede troppo sforzo; meglio “scureggiare” quel poco rimasto della nostra materia grigia, con i raggi “sottotono” di questo sole di luglio, limitando l’attività del nostro cervello, quella si, ai minimi storici!»

Al centro dell’immagine campeggia la prima pagina della Domenica del Corriere della Sera così come teoricamente appariva il 13 luglio del 1952. Ovvero 61 anni prima della data di condivisione del post. Nel trafiletto in basso, sotto l’illustrazione che mostra una famiglia dell’epoca patire le temperature eccessive, si legge il seguente trafiletto: «Quaranta all’ombra! Eccezionali giornate di caldo hanno afflitto vaste zone dell’Europa e specialmente la Francia, l’Italia, la Svizzera e la Germania. Nella pianura padana si sono avute punte massime raramente registrate: 40 gradi all’ombra a Novara, 42 a Reggio Emilia». Insomma, la narrazione è chiara, anche 70 anni fa in Italia si potevano registrare temperature simili a quelle che si misurano nei roventi giorni di luglio 2023. Il sottotesto è chiaro, in sette decenni, il clima, quantomeno quello italiano, non è cambiato.

La copertina è quella autentica. Si può verificare provando ad acquistare il numero in questione, il 28 del 1952, sia qui che qui, che tratta, appunto, dell’ondata di calore del luglio 1952. Il fatto che ondate di calore si siano già verificate in passato, però, non prova in nessun modo che il cambiamento climatico non esista. E sono gli stessi esperti a spiegare che – oltre a un aumento delle temperature medie – avere maggiore energia nel sistema Terra comporta un incremento della frequenza di eventi estremi, oltre che della loro intensità, il trend è confermato dall’ultimo rapporto dell’Ipcc, il più grande e comprensivo documento scientifico riguardo il cambiamento climatico, a cui Open ha dedicato un approfondimento.

L’aumento dei giorni di caldo torrido

La regola generale si declina in numeri diversi in base alla zona del Pianeta a cui si fa riferimento. E l’Europa meridionale appare come una delle aree più colpite dal cambiamento climatico. Per riscontrarlo si può guardare ai dati raccolti dall’Agenziale Ambientale Europea, illustrati nel seguente grafico. La linea nera continua indica il numero di giorni in cui la temperatura è stata superiore a 30 gradi centigradi. Come si può riscontrare, nelle località dell’Europa meridionale, il dato è passato da circa 25 a quasi 50 dalla metà del secolo scorso ai giorni nostri.

La frequenza delle temperature estreme

Ad ulteriore prova dei dati raccolti, si piazzano le elaborazioni del centro ricerca specializzato Climate Central. Consultato alle 13 del 17 luglio 2023, quando a Roma la temperatura era di 37 gradi, a Milano di 32, a Bari di 33. Tutti valori termici che sono stati resi da tre (per Milano) a cinque (per le altre località) volte più probabili dal riscaldamento globale. Significa che se eventi di questo tipo, se prima si verificavano una volta ogni cinque anni per 10 giorni, in tempi odierni si verificano mediamente ogni anno per lo stesso periodo di tempo. Se la durata media di questi eventi in periodo preindustriale era di tre giorni ininterrotti, in tempi odierni sarà mediamente di 15. La spiegazione completa può essere letta qui.

Conclusioni

Secondo numerosi utenti su Facebook, il fatto che negli anni ’50 si verificassero ondate di calore con temperature simile a quelle odierne sarebbe la prova che il cambiamento climatico non esiste. In realtà, il cambiamento climatico non agisce solo sull’intensità dei fenomeni, ma – soprattutto – sulla frequenza. I giorni con temperature superiori ai 30 gradi nell’Europa meridionale sono passati, in media, da circa 25 l’anno, a quasi 50. Secondo le rilevazioni di Climate Central, la possibilità di temperature come quelle portate sull’Italia dall’ondata di calore di luglio 2023 è aumentata di cinque volte rispetto al periodo preindustriale.

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