Roma, il giudice assolve l’uomo accusato di molestie su una dipendente: «Lei è complessata»

Nel collegio la stessa giudice del caso del bidello. Il racconto della violenza e la smentita dei testimoni

Una donna viene assunta come dipendente in un museo di Roma. E accusa un suo dirigente di averla molestata. Ma il tribunale (collegio presieduto da Maria Bonaventura) lo assolve. Perché i testimoni non hanno confermato il racconto della presunta vittima. Ma anche perché «alla luce di tutte le considerazioni qui svolte non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica sul proprio aspetto fisico (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente». La giudice è la stessa che ha assolto il bidello dell’istituto Rossellini per il palpamento involontario di una studentesse.


Il processo

Il pm Antonio Calaresu nel 2021 aveva raccolto la denuncia della giovane. Assunta nel gennaio 2019, la donna ha raccontato di un primo assalto in aprile. Il suo dirigente le dice «quanto mi arrapi» e la mette in difficoltà con frasi hot e domande imbarazzanti sul sesso. Nell’occasione, secondo la denuncia, la blocca in un angolo e le palpeggia fianchi, schiena e pancia. Dicendo «dai, fammi toccare ancora un po’». Lei lo scoraggia ma lui non si ferma. Il 20 maggio 2019 le chiede di aiutarlo a prendere dei cataloghi in magazzino. A quel punto la afferra da dietro e inizia a palpeggiarle i fianchi e la pancia, racconta l’edizione romana del Corriere della Sera. Quindi, appoggiandosi a lei, «le sniffa i capelli e sussurra ansimando».


La sentenza

Un terzo episodio accade durante una cena tra colleghi. Dove lui la tocca «sul seno, sulla pancia, sui fianchi e sul sedere». E arriva «a leccarla e a morderle le orecchie fino a quando le infilava la lingua in bocca». Ma i colleghi ridimensionano l’accaduto. E definiscono «giocherellone» il dirigente. Secondo una testimone persino il ricorso al solletico nei confronti della donna è giustificato. L’uomo invece ai giudici dice che la ragazza era sessualmente attratta da lui. Alla fine il giudice lo assolve. Anche se i vertici del museo lo hanno licenziato. La procura annuncia che farà appello.

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