Terzo polo, ultimo atto: lo scontro tra Calenda e Renzi è irrefrenabile. Chiesta la separazione dei gruppi parlamentari

Tra cene al Twiga rimproverate ai deputati di Italia Viva e accuse di populismo rivolte ad Azione, la guerra tra le truppe dei due leader si muove dai social alle stanze del Parlamento

Non passa giorno senza che emerga la tensione tra Italia Viva e Azione. In forme diverse, sui social o nelle stanze di Montecitorio e Palazzo Madama, con protagonisti dal peso politico diverso, ex ministri o semplici peones. Questa volta, però, sembra che giunta davvero al termine l’alleanza tra i partiti di Matteo Renzi e Carlo Calenda, uniti in un unico gruppo parlamentare. Il leader di Azione lancia un monito sui social: «Nei prossimi giorni verificheremo con i vertici di Italia Viva le loro intenzioni». Il riferimento è alla dichiarazione del deputato renziano, Roberto Giachetti, che su Radio Leopolda invita a scindere i gruppi parlamentari. È la mattina del 2 agosto e, durante la sua rassegna stampa – La sveglia di Bobo – Giachetti afferma: «Ha ancora senso che Azione e Italia Viva continuino a stare insieme? Diamo un elemento di chiarezza, ognuno starà dalla sua parte, e sapremo che abbiamo anche un altro avversario politico. Ma continuare così mi sembra assolutamente non solo devastante, ma anche deprimente».


«È arrivato il momento di smetterla e di sottrarre gli elettori di Azione e Italia Viva all’umiliazione di una finzione»

Il deputato solleva una critica agli attacchi che Calenda, nelle trasmissioni televisive, riserverebbe a Renzi con una certa frequenza. E aggiunge: «Io ho sempre pensato che rompere quell’alleanza rappresentasse un tradimento degli elettori. Ma noi davvero siamo convinti che non sia arrivato il punto di smetterla con questa finzione, e di sottrarre gli elettori tutti, quelli di Azione e Italia Viva, all’umiliazione di una finzione, di un matrimonio nel quale c’è una parte che evidentemente non sopporta più l’altra e scarica dalla mattina alla sera nei confronti di quella parte insulti, attacchi, addirittura rinnegando le cose comuni che abbiamo messo insieme e erano nel programma?». Il commento di Giachetti in rassegna stampa è senz’altro profetico. A stretto giro, si apre un altro fronte della guerra tra i due partiti. È Twitter l’arena scelta. Il capogruppo del Terzo polo alla Camera, Matteo Richetti – in quota Azione – biasima le dichiarazioni rese da Renzi nella conferenza stampa del giorno precedente. Ovvero, il fondatore di Italia Viva aveva risposto così a una domanda sulle cene al Twiga dei suoi esponenti: «Non mi interessa dove vanno a cena Bonifazi o Boschi, né dove va Richetti. Mi interessa che Bonifazi e Boschi portino avanti in Aula le proposte per gli italiani. Questa storia ricorda quello che facevano i grillini prima maniera, parafrasando Pasolini parlerei di “grillismo degli antigrillini”».


Richetti non gradisce l’associazione fatta e scrive sui social: «È un po’ come dire: “Trump incriminato perché ha occultato informazioni da Presidente? Io non so cosa abbia nascosto Trump o Renzi, io resto garantista”. Ecco la fondatezza del fare nomi a caso è più o meno questa. Ma io conosco Renzi da troppo tempo per stupirmi». Interviene Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva, che accusa il deputato di Azione di mancanza di stile: «Renzi mette sullo stesso piano Bonifazi e Richetti per una cena. Richetti mette sullo stesso piano Renzi e Trump per un’indagine. Questa la dice lunga sullo stile delle persone». Pronta la controreplica di Richetti: «Hai proprio ragione Ivan. La dice lunga sullo stile delle persone. P.s. Tu hai risposte sul perché mette in mezzo me parlando di cene al Twiga visto che io non so nemmeno dove si trova? Così sempre per stare sullo stile».

Tra il botta e risposta Richetti-Scalfarotto, si inserisce Benzoni: «Amici di Italia Viva, leggete!»

E ancora una volta Scalfarotto: «Matteo, perdonami, ma tra Bonifazi e Trump c’è una bella differenza. Figurarsi tra una cena e un procedimento penale. Forse è il momento di prendere atto che non si può continuare così: noi non abbiamo mai attaccato nessuno sulle vicende personali, mai». Tutto questo mentre le tifoserie social si muovono l’una contro l’altra. Qualcuno, ironicamente, invoca l’assunzione di social media manager che possano tenere sotto sorveglianza speciale gli iscritti del Terzo polo. Tra cene al Twiga rimproverate ai partecipanti di Italia Viva perché «inopportune» e accuse di populismo rivolte ad Azione, arriva Fabrizio Benzoni che fa una strigliata ai colleghi parlamentari renziani: «Agli amici di Italia Viva che motivano la scelta di non aver firmato il testo delle altre opposizioni sul salario minimo, affermando di non voler aumentare le tasse, suggerisco un supplemento di lettura. Leggendo il testo, non fermandosi alle sole firme, ci si accorge facilmente che è previsto un sostegno economico ai datori di lavoro e non un aumento delle tasse».

Spulciando oltre, si troverebbero anche altri segnali di belligeranza digitale, in questo 2 agosto, tra ricondivisioni, like e commenti. E nel pomeriggio scende in campo direttamente Calenda, con una sentenza che sembra accogliere l’esortazione mattutina di Giachetti: «Del Twiga non ci importa nulla. Di chi lo frequenta meno ancora. Ma se persone appartenenti al gruppo Azione-Italia Viva vanno a cena con un ministro di cui abbiamo chiesto le dimissioni c’è un problema di opportunità evidente. Capalbio, Richetti e il grillismo non c’entrano nulla. Giachetti oggi ha chiesto la separazione dei gruppi parlamentari di Azione e Italia Viva. I gruppi lavorano bene insieme su molte questioni di merito. Ma non vi è dubbio che, dal salario minimo alla commissione Covid e all’elezione diretta del premier, stanno emergendo differenze rilevanti. Nei prossimi giorni verificheremo con i vertici di Italia Viva le loro intenzioni».

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