Milano, morto suicida Luca Ruffino, era presidente di Visibilia Editore

Si sarebbe sparato con un’arma regolarmente detenuta in casa

È stato trovato morto a Milano Luca Giuseppe Reale Ruffino, presidente di Visibilia Editore. Aveva 60 anni. A darne notizia Dagospia e il Corriere della Sera. A scoprire il corpo, sabato 5 agosto, poco prima di mezzanotte è stato il figlio, che non aveva sue notizie da diverse ore. Ruffino si sarebbe sparato con un’arma regolarmente detenuta e avrebbe lasciato un biglietto con le disposizioni alla famiglia.


Quando Ruffino entrò in Visibilia sostituendo Santanchè

La data in cui Ruffino entra nelle prime posizioni di Visibilia è il 18 ottobre scorso. Lo spiega una nota della azienda stessa, Visibilia editore comunica che Daniela Santanché non detiene alcuna partecipazione nella società. «Nell’azionariato – si legge nella stessa nota – sono entrati Luca Giuseppe Reale Ruffino con il 12,94 per cento del capitale, e Sif Italia, spa controllata sempre da Ruffino che ne è anche a.d., con l’8,78 per cento». Il suo profilo lo dipinge Repubblica, con un articolo di qualche settimana fa. Ruffino, 59 anni, è re del settore delle amministrazioni condominiali. Passato nell’Udc, membro del coordinamento regionale lombardo del Pdl, vicino a Fratelli d’Italia. Nel 2012, con due esponenti di FdI, è coinvolto in un’indagine della procura di Milano. L’indagine- riporta Repubblica – coinvolge Romano La Russa, fratello del presidente del Senato Ignazio La Russa e in quegli anni assessore alla Sicurezza nella giunta Formigoni e l’ex parlamentare Marco Osnato, sempre di Fratelli d’Italia, genero di Romano, allora consigliere comunale a Milano per il Popolo delle Libertà ma anche dirigente di Aler. Sotto la lente dei pm proprio le gare in Aler ma alla fine tutti e tre gli indagati ne escono con un’assoluzione definitiva. «Un incubo durato sette anni, assolto da un reato assurdo, sono stato nel tritacarne mediatico dell’era Formigoni, durante i quali un’imputazione fantasiosa mi ha costretto alla vergogna», commentò Ruffino stesso dopo l’assoluzione in Cassazione, nel 2018. Assolto in formula piena perché il fatto non sussiste.


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