Tutti i prudenti del Patto di Stabilità. Fitto: «Nuove regole o ci saranno rischi per l’Italia»

Dal ministro Giorgetti al vicepremier Salvini. Chi mette davanti molta prudenza. Specialmente se si spingono fondi sulla lotta alla denatalità

Sul Patto di Stabilità c’è chi frena dentro il governo Meloni. Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, ha rimarcato la sua preoccupazione: «Siamo reduci da un po’ di anni un cui abbiamo dimenticato il convitato di pietra: il patto di Stabilità. Se non si trova un accordo sul nuovo modello il rischio è che da gennaio 2024 tornino in vigore le vecchie regole e le conseguenze sarebbero complesse». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo aveva anticipato, ribadendo che «con la manovra non si potrà far tutto». Non tutto si potrà fare, specialmente sulla lotta contro la denatalità, tanto cara alla premier Meloni. L’allarme sui vincoli imposti dalle regole europee c’è ed è concreto. Basta captare, come sottolinea oggi il Corriere della Sera, le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, dal meeting di Rimini: «La sfida più importante, più di quella dell’approvvigionamento energetico o dell’immigrazione, per il governo è quella della natalità».


Fitto chiede flessibilità da Bruxelles. «Occorre mettere in campo scelte che vanno nella direzione di poter utilizzare le risorse in funzione anche dei cambiamenti (guerra e crisi energetica). Sarebbe paradossale non modificare nulla lasciando complessivamente quanto si è deciso prima degli accadimenti che hanno modificato complessivamente lo scenario». In questo coro di prudenza si unisce anche il ministro per i Trasporti e le Infrastrutture Matteo Salvini «su un governo che durerà 5 anni e altri 5. Ora lavoriamo per ridurre ancora il cuneo fiscale. Sul lungo termine, noi puntiamo all’abolizione della legge Fornero, sull’estensione della Flat tax fino a 100 mila euro e sulla pace fiscale».


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