Palermo, la regista teatrale Emma Dante che augurò l’evirazione ai presunti stupratori: «Non voglio guerre tra sessi, ma la ragazza sarà morta dentro»

La drammaturga italiana: «Ho scritto quelle parole dopo aver saputo che c’è chi è pronto a fare mercato dei video dello stupro»

Aveva «sbottato» contro i presunti stupratori di Palermo, che lo scorso 7 luglio al Foro Italico hanno abusato a turno di una 19enne. Ora la drammaturga italiana e regista teatrale Emma Dante, palermitana di nascita, ribadisce a La Stampa che «quello stupro è come un omicidio». Nell’intervista, Dante si chiede «Che vita avrà mai più questa ragazza? Lei sarà morta dentro, mentre i suoi carnefici riprenderanno presto la loro vita». Nella giornata di ieri, martedì 22 agosto, in un lungo post su Facebook, la regista si era scagliata con i responsabili di tutta questa tragica vicenda: «Sarebbe un grande rimedio, finalmente, evirare il maschio portatore di fallo fallace a scopo sanitario e ascetico. A che serve quel coso moscio, quel pezzetto di carne che pesa meno di un etto, quella protuberanza fastidiosa che a volte si mette a destra e a volte a sinistra, quel naso brutto senza narici, quella piccola sporgenza imbarazzante, quell’illusione di centro del bacino, centro del maschio, centro del mondo, quel palloncino che si gonfia con la pompetta della libido e diventa arma tagliente, pugnale penetrante, esaltazione dell’io, pene immondo che insozza la poesia di corpi sublimi fatti di vallate e promontori. Perché non asportarlo subito quel pungiglione velenoso?», era il messaggio affidato ai social e che ha scatenato polemiche tra gli utenti del web, quasi tutti uomini.


Al giornale di Torino, Dante ammette di aver «impiegato tre minuti» per scrivere quelle parole, uscite con ogni probabilità dopo aver saputo «che c’è chi è pronto a fare mercato dei video dello stupro. Sono giorni che ci penso – dice la regista – e mi addolora, mi offende. Da dona e da made, parlarne è importante, tacere è omertoso», afferma. «Quando gli tocchi quel coso lì, che hanno tra le gambe, impazziscono, non capiscono più nulla. La mia era solo una provocazione, anche se con parole violente. Rivolta a un certo tipo di maschio e dall’utilizzo che fa del suo pene. Mi pareva chiarissimo. Poi ho visto e letto e ho messo un titolo, ho contestualizzato: “Agli stupratori”. Be’ non è cambiato nulla». Insomma, nessun invito alla «guerra dei sessi», spiega. «Non potrei mai avvallare una cosa violenta come la castrazione. Né voglio la guerra dei sessi. Anche se le risposte che ho ricevuto mi dicono che forse, invece, è in corso», conclude la drammaturga. 


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